VARIE 28/6/2015, 28 giugno 2015
APPUNTI PER GAZZETTA - IL DEFAULT GRECO
REPUBBLICA.IT
ROMA - La Borsa di Atene domani resterà chiusa e potrebbe non aprire fino a dopo il referendum sul piano di aiuti in agenda domenica prossima. Stessa sorte per gli sportelli bancari. Lo ha deciso il governo durante una riunione d’urgenza del gabinetto prendendo atto di una situazione che ormai è degenerata. Non è quindi bastato che la Banca Centrale europea decidesse di mantenere al livello attuale i fondi di emergenza Ela alle banche greche. "Continuiamo a lavorare in stretta collaborazione con la Banca di Grecia - ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi - e approviamo con vigore l’impegno dei paesi membri ad assumere le iniziative necessarie a gestire le fragilità delle economie dell’area euro".
Di fatto, la Bce si è limitata a prendere atto del referendum annunciato da Tsipras e della decisione dell’Eurogruppo di negare una proroga degli aiuti ad Atene, aggiungendo che lavorerà per assicurare la stabilità finanziaria dei paesi dell’Eurozona e che in caso di ricadute negative per il resto dell’area euro è pronta a far ricorso a "tutti gli strumenti a sua disposizione". La decisione del consiglio direttivo, riunito in teleconferenza da Mario Draghi, ha in parte accolto gli appelli di Atene dopo il no incassato ieri dall’Eurogruppo. Il governo Tsipras, invece, auspicava che la Bce garantisse il proseguimento dell’erogazione della liquidità d’emergenza anche dopo la scadenza di martedì sera, quando scadranno i termini per rimborsare 1,6 miliardi al Fmi, ma Draghi non ha preso posizione. Proprio oggi la Commissione Ue ha deciso di pubblicare le proprie proposte ad Atene.
Grecia, referendum austerity: ’No’ su striscioni e graffiti in strada ad Atene
La situazione è sempre più delicata. Il governo potrebbe anche imporre controlli sui capitali. Il ministro delle Finanza, Yanis Varoufakis, però, non perde la speranza di arrivare a un’intesa in extremis: "Angela Merkel - ha dichiarato in un’intervista alla Bild - ha le chiavi per un accordo immediato. Spero le usi". Parlando alla Bbc, invece, il ministro ha rilanciato l’idea che sia la Bce a pagare il Fmi con gli interessi incassati dal collocamento dei bond greci nel 2014: "Noi abbiamo un credito e un debito simili con gli stessi creditori della Troika: perché non possono spostare quei soldi tra di loro, da una tasca all’altra?". No comment dalla Bce, mentre Christine Lagarde, direttore del Fmi, non nasconde la propria delusione: "Continuo a credere che un approccio equilibrato è richiesto per aiutare la ripresa della stabilità economica e della crescita della Grecia".
Il Paese resta in ansia e continua intanto a fare la fila davanti ai pochi bancomat che ancora erogano denaro, dopo che solo nella giornata di ieri sono stati ritirati dai depositi 700 milioni di euro.
REPUBBLICA.IT
ATENE - La svolta drammatica nella crisi greca arriva nella notte fra venerdì e sabato. Alexis Tsipras annuncia che "il popolo sarà chiamato" domenica 5 luglio a votare il referendum sulla proposta dei creditori: un voto carico di incognite. Il premier ellenico, con un discorso quasi drammatico alla televisione, spiega di non aver avuto scelta davanti a offerte che sono in realtà ricatti e ultimatum contrari ai valori europei, per cui il governo è "obbligato a rispondere sentendo la volontà dei cittadini". Parole che hanno scatenato il panico fra i cittadini, che si sono precipitati in massa ai bancomat a prelevare contanti.
"Ci hanno chiesto di accettare pesi insopportabili - dice Tsipras ai greci - che avrebbero aggravato la situazione del mercato del lavoro e aumentato le tasse". Ma una delle condizioni sulle quali Tsipras aveva probabilmente puntato, già a metà pomeriggio non si è realizzata: l’Eurogruppo, in un riunione rapida e preceduta da dichiarazioni durissime, ha rifiutato di prorogare il programma di aiuti di sei giorni. Fino, appunto, al 5 luglio, data in cui Tsipras vorrebbe far svolgere il referendum. In nottata, arrivano le parole di sfida di Tsipras, durante il dibattito in Parlamento chiamato a votare su come procedere alla consultazione: "Il referendum si farà, che piaccia o meno ai nostri partner". E se il premier ellenico se la prende, in particolare, con il Fondo monetario internazionale: "Il coinvolgimento dell’Fmi nel salvataggio rende più difficile un’intesa". Poi definisce offensive le proposte dei creditori. E si dice certo che il popolo sovrano dirà un forte no all’ultimatum. E il Parlamento ha dato il via libera alla consultazione.
Il primo sondaggio sulla consultazione firmato da Kappa Research dà comunque un risultato netto: oltre il 47 per il sì, 33 per il no, sotto il 20 gli indecisi.
Grecia, Tsipras: "Ci chiedono pesi insopportabili"
Condividi
Come detto, il discorso del premier greco ha generato una corsa all’accaparramento di contanti. Un crescente numero di greci si è precipitato a ritirare soldi ai bancomat, nel timore che a breve la situazione possa precipitare. Nella sola giornata di oggi dalle banche della Grecia sono stati ritirati fondi per 700 milioni di euro, a quanto si apprende da Bruxelles. Solitamente invece, in un normale fine settimana vengono prelevati circa 30 milioni di euro. Le banche greche continuano ad avere accesso ad un meccanismo di liquidità di emergenza della Bce, chiamato "Ela" e gestito dalla banca centrale nazionale. Tuttavia se martedì, come è ormai altamente probabile, Atene non dovesse risarcire una maxi rata da 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale, la Bce potrebbe decidere di chiudere questo canale. E a quel punto i contanti finirebbero praticamente all’istante.
Grecia, corsa ai bancomat: le code sono iniziate nella notte
Lunghe code anche davanti ai supermercati, con i cittadini impegnati a fare scorte di beni di prima necessità, preparandosi al peggio. La polizia intanto ha aumentato i cordoni di sicurezza intorno ai bancomat. Non si sarebbe finora registrato alcun disordine.
Per Tsipras l’obiettivo di alcuni dei partner europei è proprio l’umiliazione dell’intero popolo greco. Addirittura c’è chi ipotizza una manovra internazionale per far cadere il premier. Durissimo poi il ministro dello Sviluppo, Panayiotis Lafazanis, che ha chiesto alla nazione di votare contro il piano internazionale voluto dai creditori. Stessa posizione espressa anche dal portavoce di Syriza in Parlamento. Un altro dei protagonisti di questi drammatici mesi di trattativa, il ministro dell’Economia, Yanis Varoufakis, interviene invece con un tweet sul filo dell’ironia: "Buffo quanto suoni radicale il concetto che sia il popolo a decidere".
In Parlamento, intanto, è iniziato il dibattito che porterà al voto per il via libera al referendum. Il ministro dell’Interno, Nikos Voutsis, ha fatto appello a tutte le forse politiche perché votino all’unanimità: "Così il nostro paese sarà più forte agli occhi della comunità internazionale".
L’EMERGENZA FINANZIARIA. Il vicepremier, George Katrougkalos, ha assicurato che il governo greco "non chiuderà le banche lunedì e non saranno introdotti controlli sui capitali. I contanti ci saranno". E ha annunciato: "Il collega Yannis Dragasakis ed il capo negoziatore Euclid Tsakalotos vedranno oggi il presidente della Bce, Mario Draghi". Tsakalotos, a sua volta, ha aggiunto che il premier ha parlato con Draghi e che il presidente della Bce avrebbe mostrato comprensione per la scelta del referendum. Per ore, all’annuncio di Tsipras, non sono seguite reazioni da parte del Brussels group e gli effetti del discorso del premier si sono visti soprattutto nel paese: nella notte è scattata ovunque la corsa ai bancomat. Molti economisti sono convinti che il governo dovrà mettere un tetto ai prelievi. Non sono bastate, dunque, le rassicurazioni del governo. Tsipras ha annunciato che chiederà un’estensione di pochi giorni del programma di salvataggio dell’ex troika (Bce-Ue-Fmi), che scade il 30 giugno, per poter arrivare senza problemi a tenere il referendum del 5 luglio. Ma anche su questa eventualità prevale lo scetticismo.
L’OPPOSIZIONE. Nonostante l’appello del ministro dell’interno, tutta l’opposizione greca critica aspramente Tsipras per la scelta di ricorrere al referendum sostenendo che questa mossa porterà il Paese fuori dall’Europa. Il Pasok chiede le dimissioni del premier. I centristi di Potami rimproverano a Tsipras di non aver combattuto la sua battaglia nel cuore delle istituzioni europee. Per i conservatori di Nea Dimokratia il premier è un irresponsabile che ha portato la Grecia al totale isolamento nell’Unione.
LASTAMPA.IT
La Borsa di Atene domani non aprirà. Lo fanno sapere fonti finanziarie, dopo la fine della riunione del Consiglio per la stabilità finanziaria della Grecia. Al tempo stesso, l’amministratore delegato di Piraeus Bank fa sapere che tutte le banche greche domani rimarranno chiuse. Al Consiglio hanno preso parte tra gli altri il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, il suo vice Dimitris Mardas, il governatore della Banca centrale di Grecia, Yiannis Stournaras, e il capo dell’Associazione delle banche greche.
Oggi la Bce, contrariamente alle indiscrezioni circolate in giornata, ha deciso di mantenere la liquidità extra destinata agli istituti ellenici. Ma il Consiglio direttivo si è detto pronto a riconsiderare la sua decisione. «Continuiamo a lavorare a stretto contatto con la Banca di Grecia e con forza sosteniamo l’impegno degli Stati membri ad agire per affrontare le fragilità delle economie dell’area dell’euro», ha poi spiegato il presidente della Bce, Mario Draghi, in un comunicato diffuso dall’Istituto di Francoforte al termine del Consiglio dei governatori.
Il default greco resta uno spettro verosimile. L’unica certezza, ora, è che il referendum chiesto da Tsipras si farà. Il Parlamento ha approvato nella notte la convocazione di una consultazione popolare indetta dal governo per il 5 luglio, cioè domenica prossima, quando i cittadini greci saranno quindi chiamati a scegliere se accettare o rifiutare le condizioni poste dai creditori internazionali per l’accordo sul debito. In aula, dove siedono 300 deputati, il sì al referendum ha avuto l’appoggio non solo dei due partiti di governo, cioè Syriza di sinistra e Greci indipendenti di destra, ma anche del partito di estrema destra Alba dorata. Dopo un dibattito di oltre 14 ore, la votazione si è conclusa con 178 sì, 129 no e nessun astenuto.
ANALISI - Crac a un passo, i 3 scenari per la Grecia (di Tonia Mastrobuoni)
Il referendum aprirà anche una questione politica interna alla Grecia: tra le ipotesi evocate sempre più frequentemente c’è quella che il governo Tsipras possa dimettersi in caso di voto a favore dell’accordo di salvataggio nel referendum. Molti greci si trovano divisi tra le paure di un crollo economico e la sfida alle richieste dei creditori internazionali ma, secondo alcuni sondaggi pubblicati oggi sui giornali ellenici, la maggioranza voterebbe a favore delle condizioni di salvataggio. In particolare il 57% è favorevole ad accettare l’ultima offerta dei creditori, mentre il 29% è contrario.
ANALISI - Il suicidio di Tsipras (di Stefano Lepri)
La discussione in Parlamento greco si svolgeva proprio mentre l’Eurogruppo riunito a Bruxelles decideva di non concedere alla Grecia la proroga del piano di salvataggio oltre il 30 giugno, che era stata chiesta da Tsipras per consentire ai cittadini di votare senza pressioni. In pratica il programma di salvataggio della Grecia e di conseguenza gli aiuti, senza l’accordo, si interromperanno il 30 giugno. L’intesa con i creditori era necessaria per sbloccare l’ultima tranche di aiuti di salvataggio da 7,2 miliardi, che avrebbe consentito ad Atene di ripagare al Fondo monetario internazionale un prestito di 1,6 miliardi di euro che deve restituire entro il 30 giugno ed evitare il default.
Tsipras ai greci: “Votate no al referendum. La proposta dei creditori è un insulto”
All’Eurogruppo di ieri si è consumato lo strappo con il ministro delle Finanza Yanis Varoufakis, che non ha partecipato alla seconda parte della riunione. La comunicazione finale al termine della riunione è stata infatti emessa senza Varoufakis e i ministri delle Finanze della zona euro hanno accusato Atene di avere rotto i negoziati unilateralmente. «È un giorno triste per l’Europa», ha detto Varoufakis lasciando la sede del Consiglio europeo.
«Sono certo che il popolo greco si solleverà davanti a queste circostanze storiche e dirà un sonoro “no” all’ultimatum», ha affermato il premier Alexis Tsipras prima del voto in Parlamento. L’annuncio choc del referendum era giunta da Tsipras venerdì sera, dopo che l’ultimo round di colloqui con i creditori non aveva dato i risultati sperati. L’accordo proposto dalle istituzioni, secondo Tsipras, è un’offerta «barbara e umiliante». L’esecutivo non accetta la condizioni, ma ha deciso che a scegliere saranno i cittadini: Tsipras ha chiesto ai greci di pronunciarsi per il no, ma al tempo stesso ha promesso che lascia la porta aperta a un accordo.
A questo punto, senza un’estensione del salvataggio e senza alcun compromesso raggiunto, la Grecia corre il rischio default. Ieri lunghe code si sono formate ai bancomat per ritirare denaro mentre oggi non ci sono segnali di panico per le strade di Atene. In contatti telefonici avuti ieri con i leader europei, secondo fonti greche Tsipras ha detto che la Grecia sopravviverà indipendentemente dalle decisioni dei partner.
L’offerta dei creditori richiede ad Atene di tagliare pensioni e aumentare le tasse in un modo che secondo Tsipras aggraverebbe la già grave crisi economica del Paese, in cui circa un quarto della popolazione attiva è disoccupata.
TONIA MASTROBUONI
«Il referendum è tra euro e dracma»: Angela Merkel non avrebbe lasciato spazio a equivoci. In una telefonata dai toni molto aspri con Alexis Tsipras, la cancelliera gli avrebbe tolto ieri ogni alibi sulla consultazione annunciata venerdì notte dal governo. Tsipras le avrebbe risposto che il referendum «va avanti» e avrebbe comunicato a Merkel e Hollande che «abbiamo l’ossigeno per sopravvivere la prossima settimana». Tecnicamente, però, è chiaro che il quesito sarà sulla permanenza nella moneta unica, non può essere altro. Ufficialmente, Atene vuole promuovere una consultazione sulla proposta dei creditori. Ma l’esito dell’eurogruppo di ieri è chiaro: non esiste nessuna proposta. E’ stata stracciata dopo la rottura «unilaterale» della Grecia, argomenta il comunicato dei ministri delle Finanze dell’eurozona (non firmato da Atene). Il programma concordato finora con le istituzioni scade martedì. Quindi?
ANALISI - Il suicidio di Tsipras (di Stefano Lepri)
I protagonisti dell’Eurogruppo più drammatico della storia hanno detto quasi all’unisono che la seconda riunione è servita a discutere come prevenire effetti di contagio. Ma secondo una fonte autorevole, avrebbero chiesto a Mario Draghi le sue intenzioni sui fondi emergenziali Ela, l’unico canale di finanziamento che sta scongiurando il collasso del sistema creditizio e, dunque, della Grecia. Draghi avrebbe risposto che è una decisione che spetta al consiglio direttivo, che si è dato, peraltro, appuntamento per oggi (a margine delle riunioni, il presidente della Bce ha avuto un colloquio a quattr’occhi anche con il responsabile ellenico delle Finanze Varoufakis). Dall’esito della consultazione dipenderà, in sostanza, se la Grecia riuscirà ad arrivare viva a domenica prossima.
REPORTAGE - Un Paese sull’orlo dell’abisso: “Siamo falliti” (di Niccolò Zancan)
Formalmente, non c’è una data formale oltre la quale va fermata l’Ela. Dipende dalla solvibilità delle banche. Tuttavia, dopo che nelle ultime settimane è emerso che l’Eurotower ha supplito spesso all’emorragia dei depositi greci, alcuni banchieri centrali, Weidmann in testa, hanno chiesto che si chiudano i rubinetti al più tardi alla scadenza del programma. Non oltre martedì. E hanno lasciato intendere più volte che la Grecia dovrebbe introdurre un controllo dei capitali. Altri però, tra cui Draghi, temono molto di più dell’accusa di esporsi politicamente, quella di aver innescato il default greco. Non sarà una riunione facile; auspicabilmente, prevarrà il buonsenso di non restare col cerino in mano e garantire ossigeno ad Atene fino alla data in cui deciderà da sola il proprio destino.
Tsipras ai greci: “Votate no al referendum. La proposta dei creditori è un insulto”
Martedì non accadrà molto, pur non avendo la Grecia rimborsato 1,6 miliardi al Fmi, Christine Lagarde dovrà convocare il suo board e comunicare che è indietro con i pagamenti. E il fondo salva-Stati Efsf, che ha 130,9 miliardi di debiti ellenici in pancia, farà lo stesso. Klaus Regling dovrà decidere se chiederli indietro tutti, non fare nulla o fare altro, ma né le istituzioni Ue, né il Fondo sono il problema, per la sopravvivenza a breve di Atene. E’ la Bce che ne ha il destino in mano. Alla fine delle riunioni di ieri, dal tedesco Schaeuble al francese Sapin al presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem, hanno sottolineato che «la Grecia resta nell’euro». E hanno ricordato comunque che l’area della moneta unica è sicura perché c’è il fondo salva-Stati, il sistema bancario è solido e l’economia è in lieve ripresa. E la Bce, secondo fonti, resta pronta a usare l’Omt se un Paese finisse nei guai e a usare il Quantitative easing per fare da scudo ai Paesi.
I sacrifici su cui verteva il negoziato - per rimettere in sesto il bilancio - sarebbero necessari anche in caso di una totale cancellazione del debito. (Stefano Lepri)
Ancora 20 giorni prima della Grexit
L’Fmi non provocherà subito il default per mancato rimborso, ma metterà Atene “in arretrato con i pagamenti” Unione europea e Bce si attrezzano contro le tempeste finanziarie. Padoan: “L’Italia è forte e non c’è pericolo”
DAL NOSTRO INVIATO ALBERTO D’ARGENIO
BRUXELLES . Sull’Italia non si abbatterà una tempesta finanziaria come quella che nel 2011 per poco non fece saltare il Paese. Ne è convinto il governo, lo dicono al Tesoro e lo ribadiscono a Palazzo Chigi. E lo scandisce pubblicamente il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. In linea con il pensiero del premier Matteo Renzi, che ieri è stato tutto il giorno in contatto con il suo ministro e ha sentito Merkel, Hollande e Tsipras.
«Sono tranquillo – spiegava Padoan lasciando Bruxelles perché la stabilità dell’economia italiana si è molto rafforzata e perché se ci saranno fenomeni di instabilità di breve termine la Bce ora ha tutti gli strumenti per evitare che diventi eccessiva». Dall’osservatorio del Tesoro, ha aggiunto, non si vedono attacchi speculativi in arrivo anche se certo è possibile che si verificheranno «tensioni » sui mercati dei titoli. Ma per le autorità italiane lo spread non sarà in grado di far scuffiare il Paese.
Anche i ministri delle Finanze dell’eurozona hanno parlato del contagio. Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha escluso un rischio sistemico. E oggi se ne occuperà anche la Bce con una teleconferenza dei governatori. E’ poco probabile che l’Eurotower decida di aumentare la liquidità d’emergenza per le banche greche, «perché a questo punto manca il quadro giuridico per farlo», spiegavano ieri da Francoforte, anche se certamente non sarà richiesto il rimborso immediato dei 110 miliardi con i quali in questi mesi Draghi ha tenuto in vita gli istituti e la Grecia.
E poi cosa succederà all’Italia e all’eurozona? In realtà Atene non andrà tecnicamente in default il 30 giugno, quando non rimborserà la rata da 1,6 miliardi all’Fmi, ma in teoria avrà a disposizione ancora alcuni giorni, forse un paio di settimane. Tempo durante il quale, sperano diversi governi e le istituzioni europee, i leader dell’Unione potrebbero ancora trovare un accordo.
A Bruxelles si accredita ancora un discreto margine temporale per riaprire un eventuale negoziato perché martedì l’Fmi si dovrebbe limitare a dichiarare che Atene è «in arretrato sui pagamenti». Lo comunicherà quindi al Fondo salva- stati dell’Unione (Efsf), che in questi anni ha versato alla Grecia 131 miliardi per il salvataggio su 240 totali messi a disposizione dall’Europa. L’accordo tra gli azionisti dell’Efsf, ovvero i governi dell’eurozona, è che non pretenderà l’immediato rimborso dei crediti, ma congelerà la situazione in attesa di sviluppi. Dunque Atene a livello internazionale si troverà in una “zona grigia” che potrebbe protrarsi per diversi giorni, potenzialmente fino al 20 luglio quando scadranno anche le rate della Bce.
Questo il quadro generale all’interno del quale si muoverà l’Italia. Roma ha un’esposizione bilaterale verso Atene di 10 miliardi versati nel 2010-2011 per il primo salvataggio greco e ha dato all’Efsf 27 miliardi di garanzie (dunque non cash) per il prestito di 131 miliardi. Quando al prestito bilaterale, i 10 miliardi in caso di insolvenza ellenica non avranno conseguenze immediate sui conti pubblici italiani perché la Grecia dovrebbe restituire le prime rate a partire dal 2020. E oltretutto gli interessi attivi di questo prestito prudenzialmente non sono stati iscritti a bilancio.
Le garanzie all’Efsf, invece, non sono legate al singolo prestito, ovvero a quello greco, per cui verrebbero riscosse dal Fondo salva-Stati solo nel caso in cui questo non riuscisse più a finanziarsi sul mercato a causa di una immane tempesta finanziaria della quale al momento non si vedono avvisaglie. Per l’Italia e gli altri soci della moneta unica c’è infine il rischio “tempesta finanziaria” come quella del biennio 2010-2011. I responsabili nazionali ed europei al momento non credono possa ripetersi perché le economie dei Paesi dell’euro sono più solide e perché la stessa eurozona si è irrobustita con l’Unione bancaria e lo scudo anti-spread della Bce (Omt). E poi la stessa Bce ha lanciato il quantitative easing, il vero bazooka con il quale Draghi può spegnere ogni incendio sui mercati. Infine anticipando le riforme istituzionali della moneta unica contenute nel rapporto dei 5 presidenti i ministri dell’Eurogruppo cercheranno di lanciare ai mercati un messaggio di solidità.