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 2015  giugno 28 Domenica calendario

LA UE CACCIA ATENE ECCO DA DOMANI COSA PUÒ SUCCEDERCI

L’unico che ha provato a gettare acqua sul fuoco in un sabato rovente è Louka Katseli, il presidente dei banchieri greci. «Stiamo rifornendo i Bancomat - ha dichiarato poco dopo mezzogiorno - Il servizio sarà regolare per tutto il week end». Sarà, ma la cronaca racconta una realtà diversa. Ovunque, fin da quando la tv di Stato ha diffuso la scelta del referendum da parte di Alexis Tsipras, è scattata la corsa al “piano B”, dai contorni ancora indefiniti. Nessuno, dai big dell’Eurogruppo ai cittadini di Atene in fila per ritirare quanto possibile, sa in realtà che cosa potrà accadere da lunedì in poi in un Paese ormai privo di qualsiasi paracadute. Proviamo a vederci più chiaro. 1)Il dato certo è che l’Eurogruppo ha deciso di non concedere alcuna proroga al piano di assistenza finanziaria che ha mantenuto in piedi la Grecia che scadrà alla mezzanotte di martedì 30 giugno. Alla stessa ora scadrà anche il termine per saldare il debito di Atene con il Fondo Monetario. La Grecia ha chiesto a Bruxelles di prorogare fino a domenica 5 luglio, data del referendum. L’Eurogruppo ha risposto con un secco no: «La Grecia ha deciso di lasciare il tavolo, ormai non c’è niente di cui parlare» ha commentato Wolfgang Schaeuble. 2)Le conseguenze? La prima emergenza riguarda le banche. In queste settimane gli istituti di Atene hanno fatto fronte alla fuga dei capitali grazie ai fondi di emergenza erogati dalla Bce. È facile prevedere, anche se non ci sono ancora annunci ufficiali, che Mario Draghi chiuderà il rubinetto (più o meno 90 miliardi di soli prestiti di emergenza concessi in questi mesi). Di riflesso, sembra inevitabile il blocco della circolazione dei capitali. Tsipras cercherà di evitare la misura almeno fino a domenica, per non compromettere la vittoria del no alle proposte di Bruxelles da lui appoggiato. Ma il no secco dei partner Ue a qualsiasi elargizione “provvisoria” di denaro rende la situazione davvero drammatica. 3)Solo per Atene? Oppure la tempesta investirà l’intera eurozona? Il peso della Grecia nell’economia europea è limitato, così come l’interscambio commerciale (50 miliardi, meno di Vicenza o Treviso). Ma l’impatto psicologico sulla solidità della moneta unica sarà comuque forte. L’Eurozona, Italia e Spagna in testa, possono contare su Mario Draghi. La Bce ha in mano le munizioni per difendere l’euro, i Btp ed i Bonos spagnoli dall’attacco della speculazione. Il Qe gli consente di inondare, se necessario, il mercato di liquidità contrastando le vendite più massicce. Almeno per il breve termine, in attesa di indicazioni politiche più precise, dopo il referendum. 4)Intanto, giuristi ed economisti cercano di capire gli sviluppi di una situazione inedita. Le regole del Fondo Monetario prevedono un periodo di grazia di 30 giorni per il debitore inadempiente. Ma già tra 15 giorni il direttore generale Christine Lagarde dovrà comunicare l’insolvenza al comitato direttivo dell’istituto di Washington e partiranno i primi provvedimenti. Da quel momento scatta tra l’altro il cross-default: qualsiasi creditore potrà richiedere indietro i suoi quattrini. 5)Chi si muoverà per primo? Difficile prevederlo, anche perché nessuno ha idea di quel che accadrà al referendum. In realtà non si sa nemmeno bene su cosa i greci andranno a votare, visto che dalla trattativa non è emersa una proposta definitiva dell’Eurogruppo. «Mi auguro solo che le nostre idee vengano riportate in maniera onesta» ha commentato un furente Jeroem Dijssembloem, presidente dell’Eurogruppo. E in caso di vittoria del sì, ha aggiunto il ministro olandese, sarà ancora Tsipras a gestire il Paese? E con quale credibilità? 6)In sostanza, si apre per Atene un periodo comunque molto difficile. Il governo greco continua a sostenere che il Paese non uscirà comunque dall’area euro. «Anche perché - sottolinea Yannis Varoufakis - la soluzione non è contemplata dai trattati». Ma in assenza di riserve, ormai svanite oltre frontiera, e di prestiti da Bruxelles, non si vede come Tsipras potrà pagare stipendi pensioni nella valuta comune. Se le cose dovessero peggiorare potrebbe essere inevitabile il ricorso agli Iou, che sta per “I owe you” (“Io ti devo”), cioè una sorta di pagherò per far fronte a stipendi e pensioni, assegni destinati a rapida svalutazione sull’euro. Quindi a far da anticamera, nel caso peggiore, al ritorno alla dracma. Una forte svalutazione potrebbe aiutare le imprese. Purché sopravvivano al caos, al salasso fiscale ed al rinvio alle “calende greche” dei pagamenti da parte dello Stato. 7)Ma chi farà fronte al debito di Atene? I creditori privati, a differenza che nel 2012, sono relativamente pochi. Sul fronte dei derivati sono in corso 622 contratti per 592 milioni di euro. Diversa è la situazione per gli Stati. In questi anni, ha ricordato Djissembloem, i Paesi della Ue hanno soccorso «generosamente» la Grecia e ora vantano più di 200 miliardi di crediti (più di 40 miliardi l’Italia). A questo punto, ammette il presidente dell’Eurogruppo, non resta che sperare nella volontà di Atene di ripagare, presto tardi, il debito. 8)Insomma, chi possiede azioni o Bot domani vivrà una giornata molto difficile, ma non catastrofica. Si dovrebbe rafforzare l’euro, come è avvenuto in queste settimane nelle fasi più acute della crisi. I titoli di Stato perderanno nuove posizioni, ma nessuno avrà il coraggio di sfidare più di tanto la Bce. Le Borse potrebbero pagare sul momento il prezzo più salato, anche perché partono da valutazioni elevate (Piazza Affari guadagna il 25% da inizio anno). E più avanti? Dopo il referendum di domenica si capirà meglio se e come si potrà superare lo strappo che, per paradosso, potrebbe avere almeno un effetto positivo: ricompattare 18 Paesi (su 19) su una linea comune. Se Tsipras puntava all’abisso come arma di pressione, finora ha sbagliato i conti.