Danilo Taino, Corriere della Sera 28/6/2015, 28 giugno 2015
GLI ERRORI (E LE COLPE)
Dunque, alla fine lo hanno fatto: Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis hanno spostato sulle spalle dei cittadini greci l’alternativa tra l’accettare il programma dei creditori, e dunque restare nell’Unione monetaria, oppure rifiutarlo,e quindi avviarsi verso l’uscita. In nome di un’idea oscillante di democrazia: io, governo,ho fallito nelle trattative; ora vedi tu, popolo. Una scelta pasticciata, che fa precipitare la situazione ma che Syrizaha tenuto come una cartada giocare nel finale di partita sin dal momento in cui ha vinto le elezioni, lo scorso25 gennaio. Qualsiasi sia il risultato del referendum indetto per domenica prossima, la crisi che si è aperta è probabilmente lapiù grave nella storia dell’Unione europea, nonsolo dell’Eurozona. Le responsabilità sono in gran parte del governo di sinistra di Atene. Durante l’intera trattativa con i creditori (Ue, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale), il premier Tsipras e il ministro delle Finanze Varoufakis non hanno mai dato l’idea di agire in buona fede, con l’obiettivo di raggiungere un accordo. Non hanno mai preso in considerazione seriamente l’idea di introdurre riforme capaci di fare della Grecia un Paese che riesce a competere sui mercati internazionali; hanno respinto proposte sempre più a loro favorevoli; hanno fatto passi indietro su decisioni prese dai governi precedenti.