Marco Bellinazzo, Il Sole 24 Ore 28/6/2015, 28 giugno 2015
IL CENTRAVANTI IN UN ALGORITMO
Dall’offside al fixing. Se l’applicazione di algoritmi sempre più sofisticati al mondo del pallone si è concentrata finora sulla proiezione televisiva del fuorigioco ovvero sulle prestazioni fisiche e tattiche delle squadre, il futuro prossimo sarà dominato dal calcolo matematico-finanziario del valore dei calciatori.
L’invasione dei fondi di investimento nel calcio globalizzato ha posto l’esigenza di una certificazione affidabile del prezzo degli atleti che, alla stregua di startup, possano assicurare agli investitori i rendimenti più proficui.
Questo scenario non è una simulazione avveniristica, ma l’evoluzione quasi naturale di un mercato che può rivelarsi tanto redditizio, se pensiamo al prezzo a cui sono stati acquistati alcuni campioni nelle ultime stagioni, quanto “volatile”, alla luce del rischio che un banale infortunio possa rovinare definitivamente una carriera.
Oltreoceano lo sbarco sui listini di Borsa degli atleti è già una realtà. La Fantex, venture capital statunitense, infatti, nell’ottobre 2013 ha reso nota l’intenzione di “quotare” Arian Foster, 27enne running back degli Houston Texans, uno dei giocatori più spettacolari e meglio retribuiti della National Football League.
Tecnicamente la proposta della Fantex era quella di costituire una società ad hoc in cui far confluire, in cambio di 10 milioni di dollari da versare subito a Foster, il 20% del suo attuale compenso (un quinquennale da 43,5 milioni firmato nel 2012 con 20,7 milioni garantiti) più i suoi contratti pubblicitari (circa 700mila dollari l’anno) e tutto ciò che avrebbe guadagnato in futuro, in campo o in un altro ambito legato allo sport (ad esempio, come commentatore).
Agli investitori veniva così concessa la chance di acquisire, in pratica, una percentuale dei futuri introiti di Foster sperando nella loro crescita. Il piano era di collocare un milione di azioni, appunto, a 10 dollari l’una (entro un limite dell’1% per il singolo investitore).
Il pacchetto di azioni non era negoziabile al Dow Jones o in altre Borse tradizionali, ma su una piattaforma di scambi creata dalla Fantex, in collaborazione con un imprenditore della Silicon Valley, Buck French. Sfortunatamente però Arian Foster ha subito un grave infortunio alla schiena che ha costretto la compagnia a sospendere la sua quotazione. Ma il progetto è andato avanti e il 28 aprile 2014, la Fantex ha immesso sulla propria piattaforma le «quote» di un altro top player della Nfl (National Football League), Vernon Davis dei San Francisco 49ers, sempre al prezzo di 10 dollari.
La Fantex, dopo un road show negli Stati Uniti, ha venduto 421.100 azioni rastrellando 4,2 milioni di dollari. I titoli sono stati acquistati da investitori individuali, alcuni dei quali ne hanno incamerato il massimo possibile, ossia il 5 per cento. Il titolo di Davis è salito anche a 12 dollari per poi assestarsi intorno agli 8,50.
Certo, Davis è il prototipo dell’atleta quotato, vale a dire un predestinato sulla cui scalata al successo è facile scommettere. Il sistema della Fantex andrà affinato e calibrato su giocatori più giovani e dal talento “nascosto” o ancora inespresso per raggiungere “dividendi” importanti. E soprattutto per estenderlo ad altre discipline.
Al di qua dell’Atlantico, d’altro canto, c’è già chi sta lavorando su questo terreno da qualche anno. Il Centre International d’Etude du Sport (Cies), istituito dall’Università di Neuchâtel in collaborazione con la Fifa, sta mettendo a punto in effetti algoritmi e modelli matematici idonei a stilare un rating che fissi il valore dei calciatori. La pubblicazione del Cies è molto attesa ed è un passaggio indispensabile per consentire a fondi e società finanziarie di proporre ai propri clienti investimenti mirati su aspiranti campioni dai lauti ingaggi, sempre più proiettati nell’era del cyber calcio finanziario.
Marco Bellinazzo, Il Sole 24 Ore 28/6/2015