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 2015  giugno 28 Domenica calendario

IL RITORNO DI REICHLIN

Matteo Renzi? «Occupa la scena perché ha doti di leadership e di dinamismo ma dietro di lui c’è il vuoto: non c’è cultura politica, non c’è un sistema politico che garantisca equilibrio costituzionale». E la sinistra? «Non serve un partitino di sinistra. La sinistra è l’egemonia ma anche rendersi conto delle ragioni degli altri. E dunque chi critica Renzi nel Pd deve domandarsi: ma quale messaggio mandiamo a questo Paese?». Alfredo Reichlin, novant’anni, storico dirigente del Pci, ex direttore dell’Unità, una passionaccia per l’economia, sabato ha interrotto il suo lungo silenzio per intervenire alla riunione dei bersaniani e dei cuperliani del Pd. Non è stato tenero né col premier né con i suoi oppositori nel partito. Per non parlare di coloro che stanno lasciando il Pd (chiaro il riferimento a Fassina e a Civati) accusati di quello che un tempo sarebbe stato sprezzantemente liquidato come ”settarismo”. «Cosa è il Pd? E serve ancora? si è chiesto Reichlin Una cosa mi sembra certa: l’Italia ha bisogno di una forza larga di popolo, di centrosinistra, nel senso anche di grandi alleanze sociali. Qui sta lo sbaglio drammatico di Matteo Renzi. Dove va con una forza indefinita, un partito trasformista, del patto del Nazareno? Deve sapere che non può asfaltare quel patrimonio di valori che la sinistra e il laicismo cattolico hanno creato perché così accade che la gente non va più a votare». Reichlin non ha usato nel suo ragionamento la definizione "partito della nazione", che proprio lui creò ai tempi di Bersani per dare un indirizzo alla strategia del Pd. Ma dalle sue parole è chiara la critica all’uso che di quella formula è stato fatto da Renzi. Infatti per Reichlin una forza di centrosinistra «non è solo uno schieramento parlamentare ma l’espressione di una alleanza tuttora necessaria tra sinistra e forze cattoliche che hanno fatto la storia di questo Paese». Se lo scenario politico-sociale sembra ben definito, il manifesto-appello di Reichlin è ancora magmatico sul piano più strettamente economico. «Occorre pensare cose nuove per l’economia, uscire dal vincolo stringente che ci impone l’Europa. La Grecia lo sta facendo, ma la stiamo lasciando sola su questo. Bisogna – ha concluso – inventare un nuovo modello di sviluppo».