Chiara Giannini, Libero 28/6/2015, 28 giugno 2015
I RAMBO DEL COL MOSCHIN PRONTI A PARTIRE PER L’IRAQ
Trenta incursori del nono reggimento Col Moschin, che a sede a Livorno, partiranno settimana prossima alla volta dell’Iraq. Stando a quanto riportato in un articolo uscito su Il Foglio, inizialmente si pensava che i militari fossero destinati a Ramadi, da dove sarebbero partiti per un’operazione congiunta con il contingente americano. Notizia subito smentita dallo Stato Maggiore Difesa, visto che i trenta uomini andranno sì in Iraq, dove peraltro il Col Moschin è già dal febbraio scorso, ma per mere questioni addestrative (advisoring). Gli uomini delle forze speciali, come spiega l’Adnkronos, avrebbero dovuto essere destinati, secondo alcune indiscrezioni, «a raggiungere i militari Usa nella nuova base di Taqaddum, a ridosso di una delle zone più pericolose del Paese». Ma alcune fonti vicine allo Stato Maggiore Difesa «ricordano che attualmente il contributo italiano - definito dall’ultimo decreto missioni e illustrato alle Commissioni Esteri e Difesa dal ministro Pinotti - rientra nel quadro della Coalizione promossa dagli Stati Uniti per contrastare l’espansione dello Stato Islamico e sostenere le forze di sicurezza dei partner regionali». Come si ricorderà, l’Italia ha rischierato in quell’area 500 uomini dell’Aeronautica militare e altri dell’Esercito e dei Carabinieri che hanno, appunto, compiti di addestramento. Militari italiani operano anche a Erbil e Baghdad, ma non certo nell’area indicata da Il Foglio, dove per adesso non è previsto che vadano. Nessuna intenzione di partecipare alla guerra, insomma. D’altronde neanche i nostri Tornado sono armati. Questione che ha sollevato non poche critiche in Italia, visto che, soprattutto dopo gli ultimi attentati che hanno scosso il mondo occidentale, l’Isis fa sempre più paura e il nostro Paese viene visto come una potenza al servizio degli Usa e di interessi che non vanno nella direzione di una azione di forza volta a dimostrare che l’Italia è una nazione forte e in grado di contrastare certi pericoli. Insomma, all’azione in Libia partecipammo con le bombe, in Afghanistan siamo andati con gli Amx armati per distruggere le antenne dei talebani, in Iraq arriviamo senza missili, facendo operazioni di advisoring e senza alcuna intenzione di combattere il Califfato. Una missione come quella ipotizzata da Il Foglio, «outside the wire», ovvero fuori dalla base, congiunta con le forze speciali americane, andrebbe di fatto autorizzata dal Parlamento e richiederebbe, quantomeno, passaggi istituzionali. Difficile che senza l’approvazione parlamentare e una comunicazione ufficiale che, a questo punto, sarebbe obbligatoria, il Col Moschin o qualunque altro reggimento italiano possa essere spedito in Iraq o ovunque si decida sia necessario. Il peso dell’Italia sullo scacchiere internazionale conta purtroppo sempre meno. Da una parte c’è infatti la piaga dell’immigrazione incontrollata, dall’altra missioni all’estero sempre meno incisive e prive di fondamento, visto che se si va a combattere un pericolo come quello costituito dall’Isis ci si va armati, almeno di buone intenzioni, oppure non ci si va proprio. Fermo restando le ottime capacità addestrative dei militari italiani, rimane il fatto che il Col Moschin, con i suoi trenta uomini, in Iraq, ci andrà davvero, ma per adesso, senza combattere l’Isis. Tanto per ricordarlo, peraltro, il nono reggimento d’assalto Col Moschin, assieme al Gruppo Operativo Incursori del Comsubin (Goi), al Gis (gruppo di intervento speciale dell’Arma dei Carabinieri) e al diciassettesimo stormo incursori dell’Aeronautica Militare, è una forza speciale. Ha un’altissima specializzazione nel combattere il nemico operando in ambienti a rischio contro obiettivi strategici. Ha funzioni antiterrorismo e l’addestramento quotidiano fa di questo corpo uno dei più professionali al mondo. L’equivoco della possibile partenza per una missione volta a operare sul campo assieme agli americani, con ogni probabilità, nasce dal fatto che i trenta uomini, nei giorni scorsi, abbiano ritirato passaporti diplomatici. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, quasi sicuramente, questa sera sarà ospite della Rai, in una trasmissione televisiva, per discutere di Isis e chiarire che la partenza degli uomini del Col Moschin è legata solo a motivi addestrativi. Discorso che, peraltro, la titolare della Difesa aveva già anticipato nei giorni scorsi parlando proprio delle funzioni dei nostri militari nelle missioni all’estero, in modo particolare in Iraq.