Agostino Gramigna, Corriere della Sera 28/6/2015, 28 giugno 2015
MAGHI 3.0
Una delle leggende di Internet si chiama Zack King. Nel 2011 ha avuto oltre un milione di visualizzazioni in soli tre giorni. Il ragazzo americano dell’Oregon spopolava con i «Vine» (l’app di Twitter per creare video brevissimi): in sette secondi realizzava clip illusioniste. Cosa fa King? «Magia 3.0.», per usare una efficace definizione di un altro mago, Walter Rolfo, 43 anni, torinese, una laurea in ingegneria, che da un po’ di anni a questa parte compare in tv per spiegare la nuova frontiera della magia: fenomeno globale.
Per capire di cosa si tratta basta vedere su YouTube il tedesco Simon Pierro in azione. Fa parte della nouvelle vague dei maghi che stupiscono il pubblico con strumenti oggi di uso quotidiano: computer, telecamere, iPhone e iPad. Nei suoi show scatta foto con un iPhone e poi dal display estrae una di carta, come da una vecchia Polaroid. Oppure fa illudere di inserire nell’iPad una pallina vera da tennis. Che diventa virtuale.
Alla fine dell’ 800 le corti europee erano frequentate da maghi che facevano muovere dei robot. Uno di questi, chiamato il turco, era imbattibile agli scacchi. Il trucco veniva realizzato grazie a un gioco di specchi e a un nano, abile giocatore di scacchi, nascosto dentro il robot. Anche i sofisti, secondo Platone, erano a modo loro dei maghi: producevano apparenze che ingannavano. Il mago Rolfo spiega che il principio della magia è sempre lo stesso. È il pubblico che cambia. «I nativi digitali sono più smaliziati. Fino a qualche anno fa c’era ancora chi mi chiedeva come facessi a tagliare in due una donna. Oggi nessuno lo fa più. Resta però il bisogno di stupore».
Marco Tempest è un tecnico illusionista. Nato in Svizzera, famoso sulla Rete, è amato dal pubblico perché racconta storie «dilatando» la realtà. Utilizza telecamere collegate a dei computer. Rolfo, con lo stessa tecnica, ha estratto una rosa con tanto di petali da un video. Il mago italiano ha iniziato a fare magie a 13 anni. Assieme ad un regista (Alessandro Marrazzo) realizza flashmob magici, insegna ai bambini a riciclare con l’eco-magia e crea spettacoli per le aziende: durante una convention di marchi di motociclette ha sbalordito gli spettatori dando l’illusione di far volare una donna.
Sette anni fa stupiva leggendo nel pensiero. Sempre grazie alla tecnologia. Chiedeva a qualcuno del pubblico di pensare un oggetto. «È una lavatrice, vero?». E indovinava. Rolfo spiega il trucco: «Banale, utilizzavo un programma che nessuno, o quasi, conosceva. Era Akinator, l’algoritmo che sulla base di alcune domande selettive riesce a configurare l’oggetto pensato». Ecco la formula della magia 3.0: tecnologia nuovissima portata all’estremo a cui si aggiunge un pizzico di stupore. Che alimenta il fenomeno.
In Italia ci sono oggi 150 club di magia e gli iscritti (illusionisti dilettanti) sono passati in cinque anni da 2 mila a più di 5 mila. Nel mondo sono 300-400 i maghi professionisti, quelli che praticano la magia come secondo lavoro 5 mila, mentre gli amatori sono 50 mila. A luglio (dal 6 all’11) molti di questi big si esibiranno a Rimini al ventiseiesimo campionato del mondo di magia. È la prima volta che l’Italia ospita l’evento. L’organizzatore è Rolfo. Il campione uscente è un coreano: Yu Ho Jin. La vittoria apre le porte ai ricchi palcoscenici di Broadway e di Los Angeles, dove uno spettacolo rende al mago 40 mila euro. Reali, non virtuali.