
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ma veramente la storia delle cimici piazzate nelle ambasciate italiane, tedesche, greche e via dicendo, può compromettere le relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e i suoi tradizionali alleati occidentali?
• Le può compromettere?
Io dico di no. Io dico che stiamo assistendo a una grande sceneggiata.
• Come può dirlo?
Il punto di partenza è l’ex spia Edward Snowden, scappato in Australia con un mucchio di informazioni top secret, che ha poi passato ai giornali. Da ultimo l’inglese “Guardian” e il tedesco “Spiegel” hanno raccontato la storia delle ambasciate messe sotto cimice dagli Usa. In pratica, gli americani hanno diviso i loro amici in tre gruppi. Primo gruppo: gli Stati Uniti. Secondo gruppo: gli amici fidatissimi, quelli che parlano inglese, cioè Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda. Terzo gruppo: tutti gli altri. Questi «altri», secondo loro, sono affidabili fino a un certo punto, dunque - hanno detto gli uomini della sicurezza Usa - teniamoli sotto controllo. Detto fatto, le ambasciate italiana, tedesca, greca e via elencando per 38 «altri» paesi sono state riempite di microspie, aggeggi per decrittare i fax, strumenti per ascoltare le telefonate ecc. Così, s’è saputo che gli americani hanno intercettato mezzo miliardo di messaggi tedeschi ogni mese, cioè 15 milioni al giorno (esclusa Francoforte) contro i 4 milioni di spiate italiane. Particolarmente presa di mira Francoforte, dove stanno sia la Bce che la Bundesbank e che ha viaggiato a 20 milioni di chiamate intercettate al giorno più dieci milioni di messaggi via internet. Avendolo i due giornali raccontato tutte queste belle cose, che cosa potevano fare i politici dei vari paesi messi sotto controllo? Indignarsi, no?
• Reazione falsa?
Non lo so, ma ho letto frasi a cui, conoscendo la storia dell’ultimo mezzo secolo, non posso credere. Per esempio, il nostro ministro della Difesa, Mario Mauro, ha detto a “Repubblica”: «Sono sorpreso, se queste rivelazioni fossero vere, i rapporti tra Italia e Usa sarebbero compromessi». Bum! Ha continuato: «Se siamo alleati, se siamo amici non è accettabile che qualcuno all’interno di questo rapporto si comporti come una volta l’Urss» eccetera eccetera. Ma se la situazione è tanto grave, come mai non è stato convocato l’ambasciatore a Roma? Gli unici che hanno convocato l’ambasciatore sono stati gli austriaci. Tutti gli altri - dai vari personaggi della Ue a Hollande ai portavoce del governo tedesco - hanno strillato, come si dice, gratis, perché non gli costava niente. Infatti, non strillavano agli americani, ma ai giornali perché riferissero. Si guardi alla prudenza delle dichiarazioni del nostro Napolitano: la questione è «spinosa», aspettiamo risposte «soddisfacenti». Per «confortare» il nostro Enrico Letta, è bastato che Obama, dalla Tanzania, dicesse: «Forniremo agli alleati europei tutte le informazioni che vogliono riguardo alle accuse di spionaggio». A cui s’è aggiunta quest’altra dichiarazione striminzita del segretario di Stato John Kerry: «La ricerca delle informazioni sugli altri paesi non è inusuale». Noi siamo sempre quelli che diamo il buon esempio, non vediamo l’ora che l’attenzione generale si sposti altrove.
• Cioè, secondo lei, i politici europei fanno fuoco e fiamme per finta in attesa che la tempesta passi e la gente si dimentichi?
Scommettiamo? Hollande ha detto che a questo punto la trattativa sull’area di libero scambio commerciale tra Usa ed Europa è sospesa... Ma che c’entra l’area di libero scambio con le microscopie? No, è che i francesi alla caduta delle barriere tra noi e loro sono - non del tutto a torto - contrari. Sa chi ha detto la verità? Vincent Cannistraro, già direttore della Cia a Roma. Al “Corriere della Sera” ha spiegato: «Non si tratta di spionaggio a tappeto su tutti i cittadini, ma di immagazzinaggio di dati elettronici e telefonici da usare esclusivamente nella lotta contro il terrorismo. Anche i Paesi nostri alleati, l’Italia ad esempio, hanno un programma di intercettazioni più o meno simile al Prism della nostra National Security Agency o Nsa. Non soltanto: noi, voi, gli inglesi, i tedeschi, i francesi, insomma tutti gli Stati membri della Nato si scambiano le informazioni così ottenute per difendersi dal nemico comune». Quanto alle telefonate immagazzinate «un dato può sembrare inutile per 5 anni, poi d’improvviso diviene cruciale».
• Snowden intanto che fine ha fatto?
Sta sempre chiuso nel Capsule Hotel dell’aeroporto Sheremetevo di Mosca. Putin non vuole farlo partire e ha manovrato con l’Ecuador perché gli negasse l’asilo politico. Vuole evidentemente usarlo come strumento di pressione sugli Stati Uniti. Lui ha chiesto asilo in altri 15 paesi, Russia compresa. Ma non è mica detto che alla fine Mosca non lo riconsegni proprio agli americani...
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