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 2013  luglio 02 Martedì calendario

VIVA PONTE VECCHIO IN AFFITTO FACCIANO COSI’ ANCHE GLI ALTRI

La decisione della giunta di Firenze, e quindi del sinda­co Matteo Renzi, di concedere l’utilizzo del Ponte Vecchio a Luca Cordero di Monteze­molo, che nel­la serata di sa­bato scorso proprio lì ha organizzato una cena esclusiva (all’ interno di ma­nifestazioni dedicate alla Ferrari), ha sollevato pa­recchie pole­miche. In cit­tà e fuori le di­scussioni so­no state mol­to accese, ma se possono aiutare a ri­pensare il no­stro rapporto con i grandi monumenti - questa volta il Ponte Vecchio, ma domani po­trebbe essere la volta di piazza dei Miracoli di Pisa o di qualche sito archeologico siciliano - an­che simili baruffe possono esse­re utili.
Un punto va evidenziato: la Ferrari ha versato al Comune 100 mila euro per l’occupazio­ne del suolo pubblico, più altri 20 mila euro per il restauro di un oggetto artistico. È difficile dire se si è trattato di un canone equo, ma non credo si possa contestare l’operato di un’amministrazione che per una sera mette a disposizione il proprio ponte più celebre al fine di tro­vare risorse che aiutino a gestir­si meglio. Chi come lo storico dell’arte Tommaso Montanari pensa che i beni culturali vada­no sottratti alle logiche di mer­cato difende una prospetti­va ideologica nelle premes­se e disastro­sa negli esiti, dal momento che impedisce di accedere a quei capitali che possono evita­re la stessa dissoluzione di quanto ci hanno consegnato in eredità i grandi artisti del passa­to.
Perché non è detto che il Bel Paese abbia dinanzi a sé un fu­turo luminoso, ma di sicuro ha alle spalle un passato senza eguali, dato che da noi è possibi­le ammirare luoghi e monu­menti greci, romani, e poi me­dievali, rinascimentali, baroc­chi e via dicendo. Tutto questo archivio di storia e bellezza può però essere valorizzato soltan­to con restauri e altre opere che siamo per lungi dal poter finan­ziare.
Una cosa su cui ragionare, an­che al di là di questo specifico caso, è come questo genere di operazioni possa avere luogo entro un quadro normativo ben chiaro, che introduca meccanismi aperti e competitivi, in modo che domani chiunque - ­anche senza necessariamente chiamarsi Montezemolo - pos­sa ripetere la stessa iniziativa se è disposto a mettere mano al portafogli.
Pure l’assessore alla Cultura a Palazzo Vecchio, il filosofo Sergio Givone, nella sua difesa dell’operato del sindaco ha ammesso che ci vorreb­be un regola­mento ad hoc.
Ed è sicura­mente qualco­sa di cui le più belle città d’Italia devo­no dotarsi. Dal momento che in passato lo stesso Ponte Vecchio era già stato utiliz­zato per iniziative speciali (fu concesso sia a Lucio Dalla, sia a Roberto Cavalli), è opportuno che ci sia presto un sistema di accesso trasparente e in grado di evitare sospetti.
È ovvio che vanno inoltre rico­nosciuti e tutelati i diritti di quanti possono essere distur­bati da simili iniziative. Se però si riesce a gestire con equilibrio tutto ciò (e certamente è possi­bile), anche prescindendo dal ritorno finanziario è chiaro che iniziative di tale natura aiutino a rendere vivo un patrimonio che altrimenti rischia di essere «musealizzato» o addirittura, come spesso succede con i beni storici di proprietà pubblica, la­sciato in stato di abbandono.