Gianluca Paolucci, La Stampa 2/7/2013, 2 luglio 2013
GOLDMAN SACHS: “LO SCENARIO MIGLIORA POSSIBILI SORPRESE”
«Noi vediamo dei segnali di miglioramento per l’Italia, che nel terzo, quarto trimestre potrebbero portare qualche sorpresa positiva», dice Francesco Garzarelli, economista di Goldman Sachs. Co-capo del team di ricerca globale della banca d’affari americana Garzarelli, basato a Londra, è ottimista sullo scenario economico italiano. «Abbiamo già visto il miglioramento di alcuni dati, come ad esempio il Pmi (purchasing manager index, indice dei direttori acquisti, ritenuto un “anticipatore” del ciclo economico, ndr)».
La settimana scorsa qualcuno azzardava uno spostamento dell’attenzione dei mercati dalla periferia dell’eurozona al centro, come la Francia ad esempio. Lo ritiene uno scenario plausibile?
«Diciamo che c’è una grande preoccupazione sulla crescita dalla Francia in giù, Italia compresa. Per i dati più recenti che stanno uscendo devo però dire che le previsioni più recenti mi sembrano troppo basse. Credo che nella seconda parte dell’anno vedremo dati migliori, che il mercato per ora non sta scontando».
Per l’Italia quali sarebbero i segnali di miglioramento ?
«Le iniziative del governo potrebbero avere riflessi positivi. Bello o brutto che sia, un governo c’è e sta conducendo una politica più espansiva rispetto al passato recente, pur con gli stretti margini concessi dallo stato delle finanze pubbliche. Certo, si potrebbe intervenire in maniera più incisiva sulla spesa pubblica riducendo la pressione fiscale. Altro punto a favore: il mercato del debito pubblico è tornato ad essere molto domestico, e questo è un fattore positivo in caso d’instabilità. Basta per tenere insieme tutto? Con i tassi bassi crediamo di sì, altrimenti si apre un altro scenario».
Nelle ultime settimane però abbiamo visto un rialzo dello spread tornato sopra i 300 punti. Quali sono le vostre stime sull’andamento dei titoli di Stato?
«Prevediamo che lo spread sul bund tedesco si assesterà tra 200 e 220 punti nei prossimi sei mesi mentre quello con la Francia scenderà tra 160 e 180 punti».
Gli annunci della Fed hanno creato non poca incertezza.
«Credo si sia trattato di un abbaglio del mercato. Dopo il discorso di Bernanke c’è stata una riduzione generalizzata del rischio. Poi i vari governatori hanno corretto il tiro e questo è bastato per riportare una certa serenità».
Torniamo alla Francia. Può essere il nuovo «grande malato»?
«La Francia ha dati da periferia e governance da paese “core”. Hanno la tendenza cronica a spendere più di quanto le loro casse statali incassino. Ma non credo possa diventare il nuovo caso sui mercati. Parigi è premiata dall’asse con la Germania».