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 2013  luglio 02 Martedì calendario

INVESTIMENTI STRANIERI DIMINUITI DEL 18%

Dopo due anni di crescita, gli investimenti diretti esteri (Ide) hanno segnato il passo nel 2012. Sono diminuiti del 18%, scesi a quota 1.350 miliardi di dollari (poco più di mille miliardi di euro) secondo le cifre indicate nel rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite su commercio e sviluppo.
E questo per effetto della cattiva congiuntura economica internazionale e il crescente interesse delle imprese transnazionali per la finanza e i propri benefici finanziari piuttosto che per una vera espansione delle loro attività internazionali. A pagare il prezzo salato della diminuzione degli investimenti esteri sono stati i paesi più sviluppati (-32%) che hanno contato iniziative industriali estere per complessivi 561 miliardi di dollari (429 miliardi di euro), scesi a livello di dieci anni fa. E in particolare l’Europa, epicentro della crisi, che ha subito un ribasso Ide del 42%. La sorpresa è arrivata dalle economie emergenti che si sono dimostrate più attrattive sorpassando i paesi sviluppati in forza dei 703 miliardi di dollari (538 miliardi di euro) di investimenti esteri assorbiti, pari al 52% del totale. Tra i paesi africani i tre maggiori beneficiari sono stati Nigeria, Mozambico e Africa del Sud, con investimenti esteri concentrati sull’industria estrattiva, ma, anche, sempre più indirizzati verso la produzione manifatturiera, sui consumi e sui servizi. Gli Usa restano una eccezione tra i paesi emergenti perché hanno mantenuto la loro posizione di primi in classifica per entrate e uscite di capitali esteri. Inoltre, la caduta degli investimenti stranieri si è limitata al 20%.
La Cina, invece, sta continuando a crescere come potenza dell’economia mondiale e nella classifica degli investitori ha già guadagnato tre posizioni, salendo dal sesto al terzo posto, dopo il Giappone. Il rapporto dell’Onu ha messo in evidenza anche il ricorso sempre più massiccio a investire nei paradisi fiscali off shore dove convergono flussi di capitali in dosi massicce che hanno raggiunto una quota molto vicina ai livelli record dell’anno 2007, nonostante la lotta all’evasione fiscale. Secondo il rapporto della commissione Onu a investire sono anche gruppi internazionali richiamati dai benefici fiscali. Un fenomeno che la Commissione Cnuced ha descritto indicando che il 40% dei profitti delle multinazionali resta nei paesi in via di sviluppo tanto che la cifra è lievitata nel 2011 a 1.500 miliardi di dollari (1.148 miliardi di euro) con una redditività del 7% per un totale complessivo di 21 mila miliardi (16 mila miliardi di euro).