Luigi Accattoli, Corriere della Sera 2/7/2013, 2 luglio 2013
I PAPI NEI LUOGHI DELLA CRONACA
Papi in visita ai bombardati, agli alluvionati, ai terremotati abbondano negli annali della storia contemporanea. Di nuovo, nel salto di Francesco a Lampedusa, c’è solo il fatto di una visita rivolta agli «infedeli», come si sarebbe detto una volta, in quanto la maggioranza dei clandestini che arrivano su quell’isola vengono da Paesi musulmani. La prima uscita di un Papa nel dolore del mondo fu quella di Pio XII nel quartiere romano di San Lorenzo, poche ore dopo il bombardamento degli alleati il 19 luglio del 1943: c’erano feriti tra la folla che circondò l’auto del Papa e la sua veste bianca restò macchiata di sangue. Accanto a lui c’era il sostituto Giovanni Battista Montini che, divenuto Papa con il nome di Paolo VI, più di vent’anni dopo celebrò la messa di mezzanotte del Natale del 1966 tra gli alluvionati di Firenze, nella Basilica di Santa Maria del Fiore ancora sporca di fango. Non si contano le uscite di Papa Wojtyla tra ogni sorta di derelitti in ogni parte del mondo, dai lebbrosari africani ai campi profughi dei territori palestinesi, che poi furono visitati — più recentemente — anche da Papa Benedetto. Ma per restare all’Italia, spiccano le visite del Papa polacco ai terremotati dell’Irpinia il 25 novembre del 1980, a quelli di Norcia il 23 marzo 1980, a quelli dell’Umbria e delle Marche il 3 gennaio del 1998. Memorabile la visita in Irpinia, improvvisata e drammatica, senza programma e senza folle, con piccoli incontri nelle tendopoli tra Benevento e Potenza, due giorni dopo la scossa che aveva fatto 2.735 morti. Anche Papa Benedetto in due occasioni ebbe a portare la «solidarietà di tutta la Chiesa» ai terremotati: all’Aquila nell’aprile del 2009 e in Emilia nel giugno del 2012, cioè solo un anno fa.