Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La Cassazione ha respinto il ricorso di Alessandro Sallusti, direttore del “Giornale”, confermando la condanna dell’Appello a 14 mesi, comminata senza condizionale per un articolo fortemente critico verso il giudice di Torino Giuseppe Cocilovo che aveva mandato una tredicenne ad abortire, consegnandola con ciò anche alle cure degli psichiatri. La Procura di Milano ha sospeso l’esecuzione della sentenza per 30 giorni, in modo che il giornalista abbia il tempo di presentare richiesta per una qualche misura alternativa al carcere, come potrebbe essere, per esempio, l’affidamento ai servizi sociali. Ma Sallusti, ospite del programma tv Pomeriggio 5, ha subito detto che non ha intenzione di chiedere nessuna misura alternativa e neanche la grazia a Napolitano. Ha comunicato ai suoi colleghi della direzione del “Giornale” le sue dimissioni dalla carica di direttore, con effetto immediato, e di essere pronto a entrare in cella. «Non ho alcuna paura e mi rifiuto di chiedere la grazia al presidente Napolitano perché credo che, in quanto capo della magistratura italiana in questi sette anni, non abbia difeso i cittadini a sufficienza dall’invadenza e da una giustizia veramente politicizzata. Alcuni magistrati hanno voluto decidere quali dovevano essere i nostri primi ministri, i nostri ministri, i nostri governatori. Adesso, addirittura, vogliono decidere chi debbano essere i direttori dei giornali. Io a questo gioco non ci sto. Vado in galera, pago la mia pena, ma non accetto nessun compromesso». I giornali, la Federazione della Stampa hanno protestato e solidarizzato con convinzione col giornalista, ribadendo che la legge attuale sulla diffamazione va cambiata. Il ministro Severino, in Parlamento, guardandosi bene dall’entrare nel merito della sentenza, ha ribadito «la necessità di intervenire al più presto sulla disciplina della responsabilità per diffamazione del direttore responsabile, omogeneizzandola agli standard europei che prevedono sanzioni pecuniarie e non detentive». Il capo dell’Idv, Antonio Di Pietro, in un’interrogazione ha chiesto che si «calendarizzi» al più presto la legge sulla diffamazione (ce ne sono due già pronte, pressoché identiche, preparate una da destra, l’altra da sinistra) e ha aggiunto: «di dossieraggi ne ho subiti a decine anche dal diretto interessato ma la galera non è giusta, ci sono altri strumenti come il risarcimento del danno o la pena pecuniaria. In una democrazia evoluta va evitata la pena detentiva, Sallusti mi ha diffamato tante volte, chi diffama deve essere punito ma non con la carcerazione perché si mette il bavaglio all’informazione». Il sito del “Giornale” ha dato la notizia con la parola “Vergogna” a caratteri cubitali sormontata dall’occhiello: “Da oggi cambia tutto” e dal sommario “Contro ogni logica la Cassazione conferma la condanna a 14 mesi di reclusione per il direttore del “Giornale”».
• A questo punto è necessario un suo forte giudizio contro questa sentenza…
No, questa condanna mi ha insegnato definitivamente che non è ammesso criticare né le sentenze né i magistrati, che è anzi indispensabile lodare sempre le une e gli altri, e sottolineare, in qualunque caso, la mitezza, l’apertura mentale, insomma l’invidiabile modernità degli uomini in toga. I nostri giudici sono davvero all’avanguardia nel mondo e non capisco perché da Bruxelles insistano tanto sul fatto che ci si debba adeguare, eccetera. Adeguarsi a che cosa? Il dottor Cocilovo, da Torino, ha combattuto la sua battaglia di principio e l’ha vinta. Bravissimo.
• Non faccia troppo lo spiritoso. E poi, quale principio? Per altri 30 mila euro il giudice sarebbe stato pronto a ritirare la querela…
Questo lo scrive il quasi detenuto Sallusti. E poi Cocilovo ha fatto sapere che i denari li avrebbe versati in beneficienza. E la Cassazione ha anche scritto che la notizia data da “Libero” era falsa. Guardi che alla fine Sallusti potrebbe rimanere libero o farsi sei mesi al massimo. Il governo potrebbe varare un decreto. Berlusconi potrebbe candidarlo alle politiche.
• Non mi capacito che la Corte d’Appello abbia attribuito senz’altro il pezzo firmato “Dreyfus” a Sallusti, quando si sa che l’aveva scritto quasi sicuramente Renato Farina.
I giudici hanno scritto che Sallusti, essendo il direttore, doveva essere ritenuto in ogni caso l’autore dell’articolo. La cosa non ci piace, ma formalmente è ammissibile. La Cassazione in realtà non poteva sentenziare diversamente, anche se tutta la vicenda getta sul sistema giudiziario e sulle cose che può combinare una luce livida.
• Lei pensa che Sallusti sia stato punito per la sua fede berlusconiana?
Sarebbe bello non pensarlo. Sarebbe bello che fosse impossibile pensarlo.
• Come giudica la presa di posizione di Marco Travaglio, che ieri ha dichiarato: avrebbe fatto bene a pagare e a chiedere scusa, questa sentenza se l’è voluta?
Mi è piaciuto di più il Travaglio di domenica scorsa, che aveva preso le difese del direttore arci-nemico.
[Giorgio Dell’Arti, la Gazzetta dello Sport 27 settembre 2012]
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