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 2012  settembre 27 Giovedì calendario

VILLA CERTOSA VERSO LA VENDITA SILVIO TRATTA CON VIP ED EMIRI L’ADDIO ALLA SUA WONDERLAND


VILLA La Certosa, scrivono, sarebbe in vendita. Ma anche stavolta è molto difficile credere che Silvio Berlusconi voglia monetizzare il suo paradiso, e ancora di più che possa liberarsi del suo incantesimo.
Se ne parla in realtà da almeno tre anni, per l’esattezza da quando il fotografo Zappadu, perigliosamente imboscatosi nella più inestricabile delle boscaglie, violò l’intimità della magione e dei suoi ospiti con circa 7 mila scatti dedicati a nozze campestri, ninfe al bagno e satiro Topolanek. A quel punto, estate del 2009, il Cavaliere si sarebbe scocciato di quelle fatali mura, già vanamente protette dal Segreto di Stato; e secondo un’intermittente leggenda avrebbe ripetutamente preso a negoziare con sceicchi, magnati russi e misteriosi emissari di agenzie londinesi sulla base di una cifra che dai 450 milioni oscilla fino ai 470.
Secondo La Nuova Sardegna,
la trattativa sarebbe arrivata in questi giorni alla stretta finale. Anche per via della crisi, il prezzo non risulta diverso. Interessati, tanto per cambiare, sarebbero emiri di Abu Dhabi, miliardari moscoviti e il solito mandatario della City. Nel frattempo Zappadu ha colpito ancora. Uscito infine dalla macchia e imbarcatosi
su un generico natante, tre settimane fa ha documentato il tunnel marino segreto e completo di luci stroboscopiche, mosaici stile imperiale con opportuni soggetti posidonei, passerelle, scalette
e via illustrando, sempre per
la gioia del padrone di casa.
Nella penultima sua intromissione, dicembre 2010, il temerario fotografo si era concentrato su una nuova area cosiddetta relax che per gusto architettonico e desolata pacchianeria appariva
drammaticamente simile al compound di Gheddafi come lo si è potuto vedere nelle immagini del saccheggio. A rendere il tutto più straniante, sembra di ricordare che ci fossero nei pressi anche delle enormi tartartughe, di incerta provenienza e rischiosa titolarità in quanto protettissimi animali.
Ma in fondo tutto è possibile a villa La Certosa, che ravvivata dal mito scintillante del sempiterno immobiliarismo berlusconiano nulla ha da invidiare a Versailles, ai castelli di Walt Disney, a Bomarzo, a Neverland, al Vittoriale di d’Annunzio e al Tempio di Salomone, con i suoi arcani cosmici, tanto per tenersi stretti e terra terra.
Pare ovvio che se l’alienazione andasse a buon fine, si tratterebbe di un’indubbia pietra miliare
nella decadenza del personaggio. Che per mostrare la villa agli ospiti li faceva montare su certe bianche automobiline elettriche e con varie tappe li inoltrava in quel suo pazzesco sogno infantile intrattenendoli per tre ore. Statue di qualsiasi foggia, finti nuraghi, labirinti, schizzi d’acqua, amazzoni tecnologiche, pizzerie e gelaterie con tanto di scontrini giocattolo, dolmen, laghetti dotati di cigni, isolette di meditazione, anfiteatri, giostre e rifugi antiatomici. Questi ultimi peraltro indicativi di quanto nella vita ci si sbaglia a identificare i pericoli, che a villa La Certosa arrivarono in realtà sotto forma di Noemi, Ape Regina, Nadia Macrì, Tarantini, Mannarini e compagnia bella.
Così ora si ripensa con malinconia alle altre meraviglie di questo
luogo su cui, testimoniando nel processo per violazione della privacy, Berlusconi ha scolpito il seguente motto: «Chi arriva se ne va malvolentieri». E quindi i meteroriti acquistati in Orissa, la cui
caduta causò un morto. Le tombe spacciate come fenicie, che determinarono un’alzata di scudi della comunità archeologica. La collezione di cactus, fra cui particolarmente gettonato nelle visite il cosiddetto «cervello di Tremonti ». La serra delle farfalle, con
perpetuo rifornimento di larve dal Brasile. E il celebre vulcano, la cui prima esplosione spinse i vicini a chiamare i vigili del fuoco. A parte, la pista per l’elicottero al quale durante le festività natalizie il Cavaliere fece appendere una sagoma di Superman, ma con la sua faccia; così, volteggiando per allietare i nipotini.
Di recente si è venuto a sapere che una volta Lavitola invitò qui il presidente panamense Martinelli, e siccome Berlusconi non c’era organizzò lui il giro turistico. Forse era un inconsapevole prova generale di un imminente passaggio di mano. Forse domani ci sarà qualcuno altro che oggi non si immagina a raccontare in altra lingua che ieri villa La Certosa ospitò l’estrema favola berlusconiana.