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 2012  settembre 27 Giovedì calendario

TAGLIO DI TRECENTO CONSIGLIERI INDENNITÀ RIDOTTE E PIÙ CONTROLLI UN DECRETO PER VARARE LA RIFORMA


I GOVERNATORI di tutta Italia confluiscono a Roma e decidono di tagliare i costi dei loro apparati. Si affidano però al governo Monti visto che, come confessa uno di loro che preferisce restare anonimo, in molti non avrebbero la forza per costringere i propri consigli regionali ad agire. Così la palla è nel campo del premier che comunque, da quando nel Pdl laziale è scoppiato il “Batmangate”, ha già iniziato a studiare soluzioni per mettere fine allo sperpero di denaro pubblico da parte delle regioni. Si agirà per decreto, forse già la prossima settimana, per dare un colpo d’accetta al numero dei consiglieri regionali e ai loro indennizzi. Così come si proverà a rendere le nuove regole più trasparenti e stringenti, in modo da evitare che i soldi dei contribuenti finiscano in ostriche e mega-party.
MONTI E NAPOLITANO
La giornata si apre con due telefonate decisive. Il presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani, chiama il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e il premier Mario Monti. Gli anticipa il contenuto delle richieste che arriveranno dai governatori e fissa due appuntamenti per il pomeriggio. Uno al Colle e uno a Palazzo Chigi. Poi riunisce i governatori di tutte le regioni e si finalizza il documento da sottoporre al Quirinale e al governo. Che trova pochissime resistenze. Giusto Roberto Formigoni, insieme a un paio di colleghi, invita a riflettere sull’opportunità di abdicare le proprie competenze (e la propria
autonomia) in favore di Roma. Obiezione che viene spazzata da interventi come quello del governatore leghista Luca Zaia che spronano i colleghi ad andare avanti il più in fretta possibile aggirando il pericolo
che molti vengano presi in ostaggio da consigli contrari a tagliarsi i fondi.
TAGLI E MENO CONSIGLIERI
Viene così approvato il documento sul taglio ai costi della
politica che nel tardo pomeriggio Errani consegna a Napolitano e al sottosegretario alla Presidenza Antonio Catricalà (Monti è a New York per l’assemblea dell’Onu). I governatori chiedono al governo di
adottare già settimana prossima un decreto per tagliare le spese. Primo, si chiede di imporre il taglio dei consiglieri regionali per tutti, anche per le regioni che ancora non si sono adeguati alle disposizioni del 2011. La sforbiciata riguarderà un terzo dell’attuale truppa, un totale di 300 stipendi in meno a livello nazionale. Secondo, il decreto deve imporre un’armonizzazione dei compensi e delle indennità in tutte le regioni «anche attraverso la valorizzazione delle migliori pratiche». Ovvero si taglino gli emolumenti dei presidenti e dei consiglieri così come i fondi ai gruppi prendendo a parametro i modelli più virtuosi. Terzo, azioni per rendere trasparente l’uso delle risorse pubbliche da parte dei consiglieri e dei gruppi politici chiamando la Corte dei conti a controllare le spese. Errani annuncia anche «penalizzazioni » per le regioni che non si adegueranno e indica che il governo «ha molto apprezzato la nostra proposta».
RIFORMA COMPETENZE
In effetti Monti da giorni si era concentrato sul dossier, che poi ha continuato a monitorare da New York tenendosi in contatto con i ministri che ha incaricato di studiare le soluzioni per placare uno scandalo, quello del Lazio, in grado di travolgere il mondo politico. In particolare il premier ha messo al lavoro i ministri Patroni Griffi, Gnudi e Giarda. Ovviamente in contatto con il ministro dell’Economia Vittorio Grilli. Un lavoro che viene accelerato dalla decisio-
ne dei governatori di mettersi nelle mani del governo per cercare di contrastare il vento dell’antipolitica innescato dallo scandalo del Pdl laziale. Se il decreto si limiterà a mettere un argine all’uso dei fondi, il governo lavora anche ad una riforma ben più incisiva sulle competenze delle regioni che viene annunciata dal ministro per la Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi. Si pensa ad un disegno di legge costituzionale che riscriva il Titolo V della Costituzione, ovvero la suddivisione dei poteri tra Stato e regioni sui quali si sono innestati vari provvedimenti, tra cui quelli del federalismo leghista.
Per il governo i tempi per portare a casa la riforma entro fine legislatura ci sono, ma se si dovesse sforare impegnerebbe il prossimo esecutivo a chiudere il lavoro.
L’EMILIA ANTICIPA TUTTI
Intanto alcune regioni già si muovono per conto proprio. Come l’Emilia Romagna, che ha deciso di levare i fondi ai gruppi e di farli confluire tutti in un unico budget che sarà del 30% inferiore rispetto ai soldi oggi versati ai partiti e che sarà controllato dalla Corte dei Conti. Vengono anche azzerate le spese di rappresentanza a parte quelle strettamente istituzionali, che saranno comunque pubblicate online. In totale il taglio dal 2013 farà risparmiare più di due milioni di euro.