Goffredo Pistelli, Italia Oggi 27/9/2012, 27 settembre 2012
RENZI È COLPEVOLE DI USO DI SUV
Dopo l’entusiasmo smodato nella tribuna dello stadio di Firenze per la sua Fiorentina, Matteo Renzi, sindaco democrat in corsa per le primarie, s’è guadagnato di nuovo l’indignazione dei sopracciò della sinistra nazionale, quella che assiste inorridita al fenomeno delle sale piene che lo accolgono in giro per l’Italia.
È successo che il settimanale rizzoliano Oggi abbia paparazzato Renzi lungo un’autostrada, mentre scendeva dal suo camper e saliva su una macchina.
Greve incoerenza ma soprattutto quell’auto era, orrore!, un Suv, un gippone sportivo, e pure di marca tedesca. Dio ci scampi. Le prime anticipazioni online, ieri, ghermite dai tuittatori di bersaniani, sono subito state sparate sul social network per il consueto bagno di riprovazione. A sinistra, l’utilizzo di quelle auto è notoriamente segno distintivo della destra più retriva. La tessera che mancava al puzzle berlusconiano del giovanotto che vorrebbe governare l’Italia.
Lo scivolone renziano è stato graditissimo anche ai suoi oppositori interni, mostrando quanto sia alte le incrostazioni massimaliste nelle Pd. Fra quanti baldanzosamente hanno rilanciato su Twitter l’episodio, anche il deputato milanese del Pd, Emanuele Fiano, bersaniano, uno che rimbalza solo le cose che condivide. Proprio ItaliaOggi lo pizzicò mesi fa quando per errore aveva rituittato una critica al segretario nazionale: «Come si fa ad annullare?» chiese online tradendo un certo patema d’animo. Nel Pd infatti cresce, di ora in ora, lo sconcerto per lo stillicidio di dichiarazioni di sostegno che si succedono fuori dal perimetro del partito. Uno degli ultimi in ordine di tempo quello della politologa Sofia Ventura, già vicina ai finiani di Fli, che ha detto papale papale che Renzi lo voterebbe alle primarie e poi nell’urna delle politiche, dando il la a un ampio dibattito sulle colonne del Foglio. E anche l’interno preoccupa: in pochi giorni si sono dichiarati proRenzi, il deputato veltroniano Salvatore Vassallo e il dirigente Ivan Scalfarotto, uno dei leader della comunità gay italiana.
Notizie che fanno il paio con la marcia trionfale di Renzi in giro per l’Italia cui ieri ha aggiunto pathos un’ampia cronaca di Concita Di Gregorio, l’ex-direttore di L’Unità tornata a Repubblica. Pur pungendo qua e là, «lo spettacolo di Renzi funziona» ha scritto, la Di Gregorio ha dato della campagna del sindaco di Firenze un’immagine vincente, notando come nell’anno in cui le Feste democratiche hanno registrato un calo sensibile di presenze, gli eventi del Rottamatore siano presi d’assalto, soprattutto da un pubblico non militante.
Suv o camper il ciclone renziano sta preoccupando il nucleo dirigente bersaniano e, di ora in ora, il dossier delle norme per votare alle primarie si fa sempre più scottante: a un regolamento ultra-restrittivo fanno infatti appello quanti temono la massiccia invasione di campo dell’elettorato ex-Pdl, decisiva per far prevalere Renzi.
Al regolamento, da concertare anche con gli alleati di Sel e socialisti che parteciperanno alla consultazione, starebbe lavorando già, in quanto presidente della commissione statuto del Pd, Maurizio Migliavacca, il deputato capo della segreteria di Pier Luigi Bersani, piacentino come lui. Uomo talmente di fiducia che il segretario gli aveva già assegnato il compito di discutere con Lorenzo Cesa e Denis Verdini la riforma elettorale. Migliavacca sarebbe arrivato anche a ritagliare i collegi uninominali previsti da una delle tante bozze circolate e poi rimasta al palo.
Sul regolamento, che dovrà essere approvato dall’assemblea nazionale del Pd il prossimo 6 ottobre, si rincorrono voci che la dicono lunga di quanto su di esso si conti per tarpare le ali a Renzi.
Oltre al già noto albo degli elettori, con pubblicazione online dei nomi dei votanti, si è fatta largo, nelle ultime ore, anche l’ipotesi di una registrazione preventiva di chi vuol votare nell’elenco stesso. Quindi nei gazebo e nelle sezioni ci si dovrebbe recare almeno due volte, per registrarsi e per votare, che diventerebbero tre se fosse previsto il doppio turno. Quanto basta per demotivare l’ex-elettore moderato già strutturalemente allergico alla burocrazia dei partiti. Altri rumors, raccolti ieri dal portale Retroscena.it, riguardano un possibile golpe durante la modifica statutaria che sarebbe necessaria per far partecipare più candidati piddini alla consultazione: a statuto vigente, infatti, solo il segretario in carica potrebbe farlo ma lo stesso Bersani ha detto pubblicamente che la modifica ci sarà. Secondo i bene informati, alcuni membri dell’assemblea nazionale, capeggiati dall’ex-margheritino Beppe Fioroni, pubblicamente contrario alle primarie, potrebbero decidere di non partecipare, facendo mancare il numero legale che, quando c’è da cambiare «la legge fondamentale» del partito, è calcolato sugli aventi diritto e non sui presenti. A motivare il gesto estremo sarebbe un sondaggio segretissimo di Swg, istituto demoscopico di fiducia del Pd, che darebbe Renzi nientemeno che al 70%.L’impressione è che si tratti davvero di fantaPd, tant’è vero che Fioroni non s’è neppure scomodato a smentire. La verità è che una furbata simile costerebbe certamente a Bersani vincitore della consultazione democratica le successive elezioni. E nessuno, primarie o non primarie, Renzi o non Renzi, se lo può permettere.