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 2012  settembre 27 Giovedì calendario

IL PASTICCIO SVIZZERO DI

S&P’s - Danno i voti ai conti degli altri, ma — stando alle accuse — dovrebbero prima controllare meglio i propri. I calcoli dell’agenzia di rating Standard & Poor’s sono ancora una volta sul banco degli imputati, ora per una noticina a pié di pagina che vale decine di miliardi. L’anno scorso era stato il Tesoro americano a parlare — subito dopo la bocciatura da parte di S&P’s — di un maxi errore nelle stime dell’agenzia, che aveva poi confermato il «downgrade». L’altroieri, invece, è toccato alla Confederazione elvetica: per la Banca nazionale svizzera un report di S&P’s sui propri acquisti di titoli di Stato «contiene un errore fondamentale». Secondo le stime degli analisti dell’agenzia, l’Authority elvetica ha acquistato circa 60 miliardi di euro di titoli di Stato di Germania, Francia, Paesi Bassi, Finlandia e Austria nei primi sei mesi del 2012, «contribuendo in modo significativo» al forte calo dei rendimenti dei bond dei Paesi "nordici" nel 2012. Con il conseguente allargamento degli spread Sud-Nord. A monte della stima di S&P’s — spiegano gli stessi analisti nel loro report — c’è una percentuale fornita dalla banca centrale: l’85% delle riserve in valuta estera sono investite in titoli di Stato. Ma le statistiche svizzere — così come risultavano ieri sul sito della banca — non parlano solo di obbligazioni pubbliche per quell’85%: una nota a fine pagina spiega che nella superpercentuale ci sono anche i depositi (decine di miliardi, ndr) presso le altre banche centrali e la Banca per i regolamenti internazionali; non c’è però il dettaglio del portafoglio di Bund tedeschi, Oat francesi, eccetera. S&P’s, da parte sua, continua ad affermare la correttezza della propria analisi. Così come gli svizzeri confermano le accuse.
Giovanni Stringa