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 2012  settembre 27 Giovedì calendario

GADDA, OSTUNI, CAROFIGLIO: CHI È DI TROPPO?

Sono scesi in piazza contro la spending review dell’intelligenza. Quella che suggerirebbe a un autore da milioni di copie, finalista allo Strega e rubrichi-sta di punta, di ignorare una stroncatura del suo ultimo romanzo, invece che intentare una causa civile a chi l’ha scritta, chiedendogli 50.000 euro di danni. Così ieri una trentina di scrittori e intellettuali – firmatari, insieme a altri centoventi, di una lettera contro la decisione di Gianrico Carofiglio di chiamare in tribunale Vincenzo Ostuni di Ponte alle Grazie per una critica su Facebook al suo ultimo romanzo – si sono dati appuntamento davanti al commissariato romano accanto a quel “Santo Stefano der Cacco” protagonista di Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana. Alle undici, magari in tempo per fare una puntatina al “maccheronaro, qui a via der Gesù”.
DI FRONTE a una platea di poliziotti increduli e passanti curiosi, hanno ripetuto, prima singolarmente, poi in coro, la frase incriminata: “Il silenzio dell’onda è un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di “responsabilità dello stile”, per dirla con Roland Barthes”. Come a dire: e ora fai querela pure noi, oppure ritira la querela. Anche se l’assurdità della vicenda avrebbe fatto strabuzzare gli occhi al commissario di Gadda Ciccio Ingravallo (che ieri come oggi avrebbe capito, “poco a poco, d’essere strascinato a credere quello che avrebbe creduto incredibile”) non c’era nessuna atmosfera ridanciana in piazza. Niente satira pesante, niente “chi non salta Carofiglio è”, insomma nessuna manifestazione “anti-Carofiglio”, né tantomeno “pro-Ostuni”: piuttosto una specie sobrio flash-mob, stile british , contro l’insensatezza del gesto. “Anche se Ostuni ha fatto male a pronunciare quella frase, ogni forma di ritorsione legale è illegittima”, spiega il critico Andrea Cortellessa, diffondendo ai presenti fogli con la frase incriminata. “È un’intimidazione stile colpirne uno per educarne cento“, ripete un pacato Gabriele Pedullà. “Gli scrittori di oggi sembrano non essere più abituati ai codici della letteratura, che prevede la critica”. E neanche gli editori, ha aggiunto un indignato Nanni Balestrini.
Qualcuno ci indica “la mamma del querelato”: vestito di rosso, recita ad alta voce la frase del figlio, poi scappa intimidita. Camicia rossa anche per lo stesso Ostuni, che, impossibilitato a rilasciare dichiarazioni, dice ridendo: “Volevo passare con la bici, ma mi s’è bucata la gomma”. C’è anche Emanuele Trevi, scrittore Ponte alle Grazie, che sul Corriere ha invitato Carofiglio a scacciare la sua parte “umbratile e autodistruttiva”, che pur si agiterebbe in ognuno di noi (?). “Con la fine di Berlusconi il sentimento di superiorità morale della sinistra rischia di trovare altri sfoghi, come questo”, dice. E precisa: “Si tratta di una buccia di banana di uno scrittore corretto e di successo”. La riunione si scioglie in tempo per il pranzo e va bene così perché questa è una vicenda d’appetito: di chi sperava di sentire che il narcisismo autoriale ha raggiunto livelli incomprensibili e ieri è rimasto un po’ a bocca asciutta, visto l’understatement scelto dagli organizzatori. E dello scrittore-magistrato-deputato, che farebbe bene a seguire i consigli dello psichiatra del suo romanzo , quando spiega al protagonista come non fare la fine della scimmia, intrappolata perché tenta di afferrare il cibo.
UNA SOLUZIONE alla querelle la propongono Roberto Ciccarelli e Giuseppe Allegri sul blog La furia dei cervelli. “Un incontro in trattoria. Ostuni scriverà cento volte su una lavagna di gesso che non riscriverà quella frase, mentre noi saggiamo un bel pesce in crosta di sale. Il conto? Lo pagherà Carofiglio. Siamo certi che accetterà”. Probabile: perché visto il crescente clamore della vicenda, è sicuro che per lo scrittore sarà piuttosto salato.