
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Mastella e sua moglie sono di nuovo nei guai, soprattutto la moglie, Sandra Lonardo, a cui ieri il procuratore aggiunto di Napoli, Francesco Greco (già Mani pulite a Milano), ha proibito di metter piede in Campania e nelle sei province confinanti di Latina, Frosinone, Isernia, Campobasso, Foggia e Potenza. La signora, che è presidente del consiglio regionale campano, è già a Roma, dove l’ha raggiunta in tutta fretta il marito deputato europeo del centro- destra, volando da Strasburgo fino alla Capitale via Parigi. Prima di partire ha scritto una lettera accorata agli abitanti di Benevento e provincia, e della Campania tutta: «Questa mattina alle ore 7, mentre pensavo a che cosa potevo fare per contribuire a far approvare, nella concordia, la legge regionale sul Piano casa, un provvedimento atteso da tantissimi cittadini campani, è arrivata una citofonata... ’Siamo i carabinieri, aprite! ’. Sono quasi svenuta. Mi è crollato il mondo addosso. Mi chiedono di dimorare fuori dalla Campania. Ancora non riesco a crederci. Non sono nemmeno riuscita a capire di che cosa mi accusano. Mi hanno consegnato pagine e pagine... Stavolta con mio marito sarei a capo di una cupola affaristica... Senza spiegarci quali affari avremmo fatto... Prima di lasciare la mia cara Benevento e Ceppaloni e la Campania, sento il bisogno di dirvi che sono una persona perbene. Combatterò come una leonessa ancora una volta » .
• Il marito che dice?
Per ora non ha detto niente. A lui hanno comunicato la conclusione delle indagini che lo riguardano. La causa per il rinvio a giudizio, relativa ai fatti dell’altra volta (quelli che portarono alle sue dimissioni da ministro della Giustizia, alla caduta di Prodi e alle elezioni anticipate), non è ancora conclusa.
• Ma insomma che avrebbero fatto?
E’ la prosecuzione dell’inchiesta partita l’anno scorso da Santa Maria Capua Vetere e trasferita poi a Napoli per competenza. In poche parole, il procuratore pensa che il vertice dell’Udeur si sia comportato come una cupola: raccomandazioni per piazzare gli amici qua e là, grande attenzione alle protezioni politiche di ciascuno (è stato trovato un file con 650 nomi e relativo referente politico), pilotaggio degli appalti perché andassero a chi dovevano andare e mettendo in piedi per questo finti concorsi, una parcella da un milione e 300 mila euro in danno del consorzio di bonifica Aurunco di Sessa Aurunca, secondo il magistrato frutto di una truffa, un’altra parcella giustificata da una motivazione incomprensibile emessa dalla Asl di Benevento. Il centro dell’attività truffaldina sarebbe stata l’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpac). Giri, controgiri, mazzette… In un certo senso, potremmo dire, la solita sbobba di cui abbiamo sentito l’odore l’altra volta con le intercettazioni pubblicate dai giornali. L’altra volta, però, non sembravano tanto truffe, quanto malcostume politico e una lingua da far cascare le braccia. Qui Francesco Greco dice di aver individuato delle fattispecie criminali gravi: associazione per delinquere, truffa ai danni dello stato, turbativa d’asta, falso in atto pubblico continuato, concussione.
• Quanta gente coinvolta?
25 persone: uno agli arresti domiciliari, 18 spediti in esilio fuori dalla Campania, 6 interdetti dall’esercizio dell’attività imprenditoriale e professionale. Nella sua relazione Greco precisa da aver fatto largo uso delle intercettazioni e di aver raccolto un mucchio di testimonianze. Fa capire tra le righe che i testimoni avrebbero parlato volentieri, quasi liberandosi di un fardello. Dal documento si intravedono prepotenze, prevaricazioni, ingiustizie, meriti calpestati, favoritismi e clientelismi. Si cita il caso della Porsche Cayenna di Pellegrino Mastella, il figlio, uscita dall’autosalone di un tizio finito al 41 bis. una storia vecchia, e il magistrato insinua, nel suo rapporto, che sarebbe stato un regalo. Ma chiariamo bene: è tutto da provare in un regolare processo e fino a prova contraria Sandra Lonardo e gli altri 24 sono assolutamente innocenti.
• Alla fine si capirà magari che l’indignazione dei giudici dipende dalla solita pratica delle raccomandazioni.
Greco si sofferma apposta su questo punto: «Ciò che è stato contestato agli indagati non è la raccomandazione in sé, ma il fatto che» per favorire gli amici e gli amici degli amici «venivano sistematicamente violate le procedure amministrative, i regolamenti interni e le leggi, venivano fraudolentemente posti in evidenza requisiti o circostanze di fatto inesistenti».
• Quindi, anche per via dello scandalo di Milano dell’altro giorno, siamo costretti a pensare che le tangenti sono tornate?
Perché, se ne erano mai andate via? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/10/2009]
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