Mario Sconcerti, Corriere della Sera 22/10/2009, 22 ottobre 2009
SPRAZZI DI ALTA CLASSE. QUANDO GIOCA COSì NON HA UGUALI IN EUROPA
Non sembra quasi vero. Torniamo a parlare di calcio italiano come di un piccolo tornado, un teorema dimostrabile. Quattro partite in due giorni e solo l’Inter ha difficoltà, le altre sono tre vittorie. La più grossa è quella del Milan in fondo a una partita sconcertante, di quelle partite che sembrano arrivare diritte dagli anni 50, quando non c’erano regole per l’equilibrio e il calcio era ancora basato sul dribbling. Real e Milan sono due avversari che si sono messi al centro del ring e per un’ora si sono dati colpi. Dopo un’ora il Real è scomparso, esattamente come i pugili che subiscono un pugno in più.
Non c’è stato calcio moderno, ma c’è stato grande spettacolo. Dovessi parlare secondo le regole del calcio direi che Milan e Real hanno giocato senza una base logica, ognuna con uno squilibrio tattico evidente. Ma il Milan ha avuto Pato, che riassume in sé quasi l’essenza della modernità, forse l’uomo che più si avvicina al prototipo del vecchio fuoriclasse. Così come Ronaldinho è andato stavolta molto oltre Kaká fino a fare una specie di elogio alla qualità classica. Credo non si debba chiedere a questo Milan una costanza di rendimento. La mia idea è che non possa averne. Ma ha ancora sprazzi di gioco che in Europa non si vedono. Forse anzi, l’ostentazione dei numeri dei suoi vecchi fantasisti, è ancora il meglio che a tratti si possa vedere.
chiaro comunque che il calcio sta cambiando. Molti sintomi sono diventati malattia. Da tempo andiamo dicendo che non ci sono più fuoriclasse. Non lo è Kaká (conferma puntuale), non lo sono Cristiano Ronaldo, Messi, Ibrahimovic o Mutu. Manca il fuoriclasse che decide da solo. Oggi tutti vedono tutto, oggi c’è tempo per allenarsi e studiare calcio. Oggi tutti i migliori hanno una buona organizzazione di calcio. Ci sono in Europa circa 5 mila extracomunitari (brasiliani, africani, argentini) che rendono simile qualunque territorio. Molto difficile trovare i calciatori che portano differenza. Così diventa difficile ogni partita. E bisogna sapersi accontentare di vincere le partite qualunque, come è successo ieri alla Juve. La sintesi tecnica verrà, anche se Diego, Giovinco e Camoranesi insieme ribaltano e smentiscono la struttura della squadra. Non siamo in sostanza molto guariti dopo queste due notti di Champions, ma ci sentiamo meno fessi. Sappiamo che il male è comune. E che perfino il Real, affrontato con sano squilibrio, non è un grande cosa.