Marco Travaglio, ཿIl Fatto 22/10/2009;, 22 ottobre 2009
VIOLANTE, DON VITO E L’ANTIMAFIA
Quel che si sa, dal racconto per altri versi contraddittorio, del generale Mario Mori e di Luciano Violante, è che dopo il delitto Lima e le stragi di Capaci e via d’Ame - lio, Vito Ciancimino voleva parlare alla commissione Antimafia. Mori chiese tre volte a Violante di incontrare Ciancimino. Violante dice di avere rifiutato perché l’incontro proposto era ”riser vato”, a tu per tu, e lui voleva sentirlo pubblicamente, in Antimafia. Il fatto è che il 26 ottobre ”92, appena s’insediò la commissione presieduta da Violante, Ciancimino chiese con una lettera aperta di esservi ascoltato per parlare del delitto Lima, che lui definiva ”un avvertimento” ch e ”va oltre la persona della vittima” e ”punta in alto” p e rch é ”fa parte di un disegno più vasto… che potrebbe spiegare molte altre cose”. Un avvertimento a chi? Ovviamente al referente nazionale di Lima: Giulio Andreotti. Ma a quanto risulta al Fatto Quotidiano – dal - le carte riservate dell’Antima - fia, desecretate due giorni fa – la commissione fece di tutto per non sentire Ciancimino. Come se s’intuisse e si temesse quel che poteva rivelare: o sulla mafiosità della corrente andreottiana, o sulla trattativa avviata a giugno con i vertici del Ros, o su entrambe le cose. Occhio alle date. Il 26 ottobre ”92 Ciancimino scrive a Violante per essere sentito in Antimafia. Il 27 ottobre si riunisce l’uf - ficio di presidenza: Violante propone accertamenti sul delitto Lima e ”ricorda che l’on. Ciancimino (sic!, ndr) ha chiesto di essere ascoltato dalla Commissione, rinunciando alla presenza delle televisioni”. I rappresentanti dell’opposizio - ne (Rete, Lega, Pds, Msi) chiedono di sentire ”i politici coinvo l t i ”, tra cui Andreotti; il missino Altero Matteoli ”per Ciancimino è favorevole a procedere all’audizione in una fase succ e s s i va ”. Il 10 novembre, altro ufficio di presidenza: si parla di nuovo di Ciancimino, ma non per decidere quando ascoltarlo, bensì per aggredirlo con un colpo assolutamente dovuto (le misure di prevenzione), ma che inferto in quel momento non sembra fatto apposta per scioglierli la lingua, anzi: ”Vie - ne auspicato un intervento del Csm perché sia finalmente portato a compimento il procedimento di applicazione delle misure di prevenzione nei confronti di Vito Ciancimino”. Non contento, ”il presidente Violante ribadisce la necessità di seguire con attenzione gli sviluppi del processo di appello su Ciancimino, ricordando che la questione è stata segnalata al Ministro di grazie a giustizia ed al Vice Presidente del Csm”. Il 26 novembre sembra finalmente il gran giorno: l’An sa informa che l’ufficio di presidenza ha ”fatto il punto sul lavoro svolto e sono state tracciate le scadenze future: entro metà dicembre terminerà la fase istruttoria dell’inchiesta sui rapporti tra mafia e politica. Per quella data sarà ascoltato Vito Ciancimino”. Invece non se ne fa nulla. La melina dell’Antimafia continua, sempre più imbarazzante, di pari passo con la trattativa fra Ciancimino e il Ros. Finchè il 19 dicembre i giudici di Palermo le vano le castagne dal fuoco ai politici e arrestano improvvisamente Ciancimino. Il quale, nel frattempo, ha potuto ben comprendere che nessuno lo vuole sentire. Almeno i politici. Lo sentirà Gian Carlo Caselli, poco dopo essersi insediato alla Procura di Palermo il 15 gennaio ”93 (lo stesso giorno dell’arresto di Totò Riina e della mancata perquisizione del covo da parte del Ros, forse nel timore di trovare carte inerenti la trattativa del papello). Ma Ciancimino, a quel punto, si ritrarrà a guscio e dirà ben poco sul delitto Lima e sul caso Andreotti. Anche perché sia Violante sia Mori si sono ben guardati dal rivelare a Caselli quel che sanno sui colloqui top secret fra il Ros e Ciancimino. Intanto, in Antimafia, la manfrina prosegue: il 25 marzo ”93, RADIOATTIVIT di Silvia D’Onghia NAVI DEI VELENI, PER FORTUNA C’ MENIA Senza sapere cosa contengono i fusti, è solo allarmismo ingiustificato”. Finalmente una parola di chiarezza sulla nave dei veleni al largo della costa di Cetraro, nel cosentino, arriva dal sottosegretario all’Ambiente, Roberto Menia. Non si capisce proprio perchè i calabresi abbiano tanta paura di essere stati avvelenati da quei fusti sospetti. O perchè abbiano smesso di mangiare il pesce (i calabresi!), costringendo i pescatori a contestare pubblicamente il sottosegretario perchè vicini al collasso. In fondo basteranno solo pochi minuti alla nave Mare Oceano per analizzare i prelievi di materiale eseguiti dal robot subacqueo. Poi tutti potremo stare più tranquilli. E semmai quei resti dovessero risultare radioattivi, si farà in tempo ad aprire una decennale inchiesta parlamentare. E poco importa se alcuni abitanti hanno testimoniato di aver visto fusti sotterrati dopo lo spiaggiamento, nel 1990, della motonave Jolly Rosso (come riportato da L’Espresso). Da qualche parte dovevano pur metterli! Il Pd ha aderito alla manifestazione in programma sabato ad Amantea. Meglio tardi che mai. PIOVRE in ufficio di presidenza, il senatore pds Guido Calvi ”chiede di acquisire informazioni su Ciancimino, sui latitanti e sui sequestri di persona. L’Uf ficio di Presidenza su Ciancimino non reputa, per il momento, opportuno richiedere notizie in merito alle presunte voci di colla borazione”. Passano altri due mesi e mezzo. L’8 giugno ”il senatore Brutti (Pds, ndr) ritiene utile che la Commissione ascolti Ciancimino”. Ma nel mese successivo non accade nulla. Finchè il 6 luglio l’uf ficio di presidenza dell’ A n t i m a fi a ”approva la proposta… di procedere all’audizione di Vito Ciancimino… con le stesse modalità seguite nelle audizioni dei pentiti”. Proposta puramente virtuale: Ciancimino non verrà sentito né allora nè mai.