Rossana Lacala, Novella 2000, n. 43, 22/10/2009, pp. 64-65, 22 ottobre 2009
Carfagna e Bindi: le più insultate sono loro E se tutto finisse come nel 1995? Cioè quando Rosy Bindi, apostrofata con un «gallina spennacchiata» da Vittorio Cecchi Gori, si ritrovò a riceverne le scuse con un agguato in un corridoio del Parlamento
Carfagna e Bindi: le più insultate sono loro E se tutto finisse come nel 1995? Cioè quando Rosy Bindi, apostrofata con un «gallina spennacchiata» da Vittorio Cecchi Gori, si ritrovò a riceverne le scuse con un agguato in un corridoio del Parlamento. E’ il produttore a ricordarlo sul Corriere della Sera: «La strinsi fra le braccia per darle un bacio, violento». Difficile che Silvio Berlusconi baci la Rosy dopo averla apostrofata a Porta a porta con un: «Ravviso che lei è sempre più bella che intelligente», beccandosi una risposta di sette parole: «Sono una donna che non è a sua disposizione». L’indomita Rosy questa volta non perdonerà e ha ragione: è la seconda volta che si sente ripetere la frase da Papi. La prima fu a Brescia quando, presentando una candidata di An, Silvio stigmatizzò: «Viviana è più brava che bella, il contrario di Rosy Bindi». Inoltre, la battuta non è made in Silvio: la griffe è di Vittorio Sgarbi, annata 1993. Se a destra non si brilla in creatività può finire su chine pericolose. Come dimenticare la manifestazione No Cav organizzata dall’Italia dei Valori nel luglio 2008? In piazza Navona Sabina Guzzanti aprì la festa cantando: «Osteria delle ministre/paraponzi ponzi po/le ministre son maestre/ paraponzi ponzi po/e se al letto son portento, figuriamoci in Parlamento». Il riferimento alle ministre di Silvio non era velato. Alla Carfagna Sabina riservò anche la bordata: «… Non puoi mettere alle Pari opportunità una che sta lì perché t’ha succhiato…». Risultato, Mara ha chiesto un milione di euro di risarcimento. Tra Rosy e Mara la sfida a chi ha collezionato più insulti è da Guinness dei primati. Rosy, nel suo elenco, annovera una Daniela Santanchè che di lei ha detto: «E’ seriosa, ma la serietà è un’altra cosa. Meglio mettersi i tacchi a spillo, allora, e non fare la mezza suora». Francesco Storace andò oltre: «Non parliamo della Bindi, che non è neppure una donna…». Il 23 maggio 2006 gli fece eco il senatore di An, Maurizio Saia, per il quale: «La Bindi è lesbica, quindi non può fare il ministro della Famiglia». Redarguito con un «imbecille» da Gianfranco Fini Saia ammise il fio. Sul fronte Mara, Paolo Guzzanti, padre di Sabina ed ex senatore del Pdl, ha definito il ministro «calendari sta delle pari opportunità». Al confronto Massimo Donadi, capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera, è un gentleman quando ha chiesto: «Se Bill Clinton avesse fatto Monica Lewinsky ministro, la vicenda sarebbe diventata di rilevanza politica o no?». Meno male che Mara può contare su Marco Travaglio che sull’Unità ha scritto: «E’ un pessimo ministro. Però è giunto il momento di eliminare ogni ambiguità e diventare suoi strenui difensori: in democrazia, una donna che ha posato nuda per calendari o che ha vere o presunte relazioni con uomini potenti, può diventare ministro».