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 2017  marzo 26 Domenica calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Paolo Gentiloni
Il Ministro dell’ Interno è Marco Minniti
Il Ministro degli Affari Esteri è Angelino Alfano
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Valeria Fedeli
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Carlo Calenda
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Anna Finocchiaro (senza portafoglio)
Il Ministro dello Sport è Luca Lotti (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale e Mezzogiorno è Claudio De Vincenti (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Donald Trump
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Theresa May
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Bernard Cazeneuve
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Roma e Milano, due successi di Minniti

  Bravo il ministro Minniti che ha organizzato le cose in modo da tenere indenne il Papa, sommerso da un milione di persone a Monza, da far salva Roma dalle solite scorrerie dei black bloc e picchiatori affini. Di questo riferiamo qui a fianco, e però sarà bene ricordare un recentissimo giudizio di Edward Luttwak, il simpatico falco repubblicano americano, che ci ha elogiato pubblicamente: «I servizi europei, con l’eccezione di quelli italiani, sono specializzati nella compilazione di dettagliate biografie, schedano i soggetti a rischio radicalizzazione lasciandoli però indisturbati sul territorio nazionale. Dovrebbero arrestarli, se non è possibile deportarli altrove oppure seguirli come la loro ombra e non di nascosto. In molti, messi sotto sorveglianza ininterrotta, decidono di partire. Questi fanatici drogati di dottrina islamica vogliono ammazzare, vanno presi sul serio. L’Italia appare più preparata. In Italia non si sono registrati a oggi attentati grazie all’efficacia degli apparati. Gli agenti non si appassionano alle biografie ma agiscono con arresti ed espulsioni, senza attendere il morto».  

Però anche da noi non è che si arresti tanto facilmente, siamo ipergarantisti pure noi.
Da noi molte cose avvengono silenziosamente e, come dice Luttwak - uno che certe cose le sa -, molto efficacemente. Il che non significa che prima o poi... Ma facciamo le corna, e ricordiamo la chiacchiera di qualche tempo fa secondo la quale la nostra incolumità è merito della malavita nostrana, la quale passa agli islamici le armi e ne ha avuto in cambio la pace. Non ci credo, ma chi sa?  

A parte i cortei, com’è andata ieri?
Tutto come previsto. Firme sul rinnovato documento dei 27, discendente diretto del documento dei 6 sottoscritto sessant’anni fa (allora però il Regno Unito c’era, e stavolta no, fatto che Juncker ha giudicato «una tragedia»), e gran discorsi da tutte le parti. Documento e discorsi pieni di buoni propositi. La Merkel, in giacca bianca sfolgorante, ha chiesto alla Raggi - relegata nell’angolo a destra della foto di gruppo, un poco distaccata dai capi di Stato e di governo - se fosse davvero lei la sindaca di Roma, poi le ha proposto una stretta di mano che Virginia non ha rifiutato. La sindaca ha pronunciato quindi il suo discorsetto, esaltando la democrazia dal basso, la stessa che le è in genere negata da Grillo, il quale vuol decidere tutto lui dall’alto di Genova. Raggi ha poi ha protestato perché il Tg1 ha mandato la pubblicità mentre lei parlava, sono seguite dichiarazioni di fuoco dei grillini e di controfuoco dei piddini. La Rai ha rimediato rimandando varie volte il sermone della sindaca.  

E gli altri discorsi?
Gentiloni è stato efficace. «Alla fine della seconda guerra mondiale, l’Europa era ridotta a un cumulo di macerie. Milioni di europei morti. Milioni di europei rifugiati o senza casa. Un continente che poteva contare su almeno 2500 anni di storia, ritornato di colpo all’anno zero. Prima ancora che la guerra finisse, reclusi in una piccola isola del Mediterraneo, due uomini, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, assieme ad altri, sognavano un futuro diverso. Un futuro senza guerre. Un futuro prospero. Un futuro di pace. Noi oggi, qui riuniti, celebriamo la tenacia e l’intelligenza dei nostri padri fondatori europei. E la prova visiva e incontestabile del successo di quella coraggiosa scelta la offre il colpo d’occhio di questa sala: eravamo 6 sessant’anni fa, siamo 27 oggi. Non riesco a sfuggire al paragone con la generazione di chi firmò quei Trattati». Bel discorso che nessuno può contestare.  

E il documento firmato dai 27?
Contiene effettivamente quel pallido accenno alle due velocità che fa imbestialire polacchi e baltici. «Agiremo congiuntamente, con ritmi e intensità diversi se necessario, procedendo nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente». Forse accenna alle due - o più - velocità anche l’allusione, alla fine, alla «diversità dei sistemi nazionali». Queste prudenze sono state spazzate via dal discorso tenuto dal presidente Mattarella all’ora di pranzo: «Si deve ripensare la struttura alla base dell’Unione - ha detto - Le crisi ai confini, il terrorismo, la globalizzazione, impongono con forza l’esigenza di ritracciare i trattati».  

Queste doppie o magari triple velocità, alla fine, a noi convengono o no?
Chi lo sa. Fino ad ora si tratta di enunciazioni generiche, e il diavolo, in faccende come questa, si nasconde davvero nella coda. Nulla potrà accadere prima delle elezioni francesi e tedesche. E anche dopo bisognerà stare attenti: che le due velocità non siano un nuovo metodo per far decidere tutto alla Germania. (leggi)

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