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 2017  marzo 26 Domenica calendario

Trump sbaglia, la Wto va protetta

Molte delle istituzioni internazionali che in qualche modo dovrebbero favorire un minimo di governance del mondo non piacciono a Donald Trump. In alcuni casi, le sue critiche non mancano di merito. C’è però un’organizzazione che è nel mirino del presidente americano ma invece andrebbe protetta, in quanto è un cardine del benessere globale. Si tratta della Wto, World Trade Organization, l’Organizzazione Mondiale del Commercio con sede a Ginevra. È già oggi in difficoltà. Negli ultimi anni, il suo ruolo di forum in cui si discute e si negozia l’apertura degli scambi su basi multilaterali – dove cioè tutti i 164 Paesi aderenti sono su un piede di parità – fatica a fare passi avanti: il Doha Round, lanciato nel 2001 dopo gli attentati in America, è sostanzialmente fallito, sostituito da accordi bilaterali o tra gruppi di Nazioni, cioè non più multilaterali e potenzialmente divisivi. Ora, Trump sembra volere attaccare anche l’altro pilastro della Wto, l’organismo di risoluzione delle dispute, il tribunale che decide sui litigi commerciali tra Paesi: una conquista grazie alla quale contano meno i muscoli del merito dei contenziosi.
Dal 1995, anno della sua creazione, a oggi, la Wto ha regolato o sta regolando 524 dispute. Possono riguardare ricorsi europei sull’acciaio cinese, gli avocado freschi messicani, le esportazioni americane di celle solari, le aringhe danesi e via dicendo in un elenco economicamente rilevantissimo. Delle dispute portate alla Wto, i più interessati sono proprio gli Usa, coinvolti in 114 casi come querelanti, 130 volte come accusati di violazioni, in 138 circostanze citati come terza parte interessata. I numeri per l’Unione Europea sono rispettivamente 97, 84 e 164 (vanno aggiunti i casi di Paesi europei singoli, in realtà pochi). Per la Cina, che è entrata nella Wto solo nel 2001 ma spesso è considerata aggressiva nella politica commerciale, si registrano 15 casi in cui è ricorsa al tribunale di Ginevra, 39 in cui è stata portata sul banco degli accusati e 138 in cui è stata parte terza. L’economia Usa è la più interessata a un buon funzionamento del meccanismo di risoluzione delle dispute della Wto fondato su regole. Se Washington decidesse di non riconoscerne più l’autorità, salterebbe tutto il sistema multilaterale. E la Wto si avvierebbe verso l’irrilevanza, in un mondo in cui prevarrebbe la «ragione» del più forte.