la Repubblica, 26 marzo 2017
L’amaca
Nella sua bella rubrica di storie di vita, Concita De Gregorio raccontava ieri una vicenda di intolleranza alimentare: genitori carnivori che aggrediscono fuori di scuola una madre vegana, accusandola di infliggere ai loro bambini dettagli lugubri sull’alimentazione onnivora. Il racconto di Concita, come nello stile della sua rubrica, non è giudicante né moralista: racconta. Aggiungendo un paio di domande (sensate) su come mai l’alimentazione umana sia diventata ragione di odio tribale. Difatti: i tanti commenti on line dedicati all’articolo sono, con rare eccezioni, un florilegio impressionante di scemenze astiose, anche contro l’incolpevole Concita, infiorate da presunte ragioni “scientifiche” che sono l’alibi raffazzonato per giustificare i propri tabù alimentari (tribù e tabù sono concetti strettamente connessi). Brillano per fanatismo gli erbivori fondamentalisti, ma anche gli onnivori non brillano per quella virtù ormai estinta che è rispettare usanze e opinioni altrui.Negli ultimi anni è diventato impossibile parlare di nutrizione umana senza sollevare un coro di ululati e accuse sanguinarie. È meno divisivo parlare di Hitler e Stalin che di wurstel e cavoli. L’odio ideologico ha allentato la presa sul corpo sociale; ora ama accanirsi sul corpo umano.