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 2009  luglio 15 Mercoledì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa riferirà oggi pomerig­gio alla Camera in merito alla morte del primo caporal maggio­re Alessandro Di Lisio, nato a Campobasso nel 1984 e morto ie­ri in Afghanistan a 50 km dalla città di Farah.

E’ un effetto – tragico – dell’of­fensiva americana?
Solo indirettamente. La città di Farah non è nell’Helmand, do­ve è in corso l’attacco Usa, ma in una provincia confinante, la provincia di Farah. All’8˚ Reggi­mento genio guastatori-paraca­dutisti della Folgore, i militari afghani avevano chiesto di «for­nire sicurezza», cioè di proteg­gere gli uomini impegnati nella ricostruzione di una caserma. Il «fornire sicurezza» non riguar­da solo le operazioni di polizia classiche, ma anche gli inter­venti relativi a ordigni, mine e quant’altro. Di Lisio, un ragaz­zo di 25 anni di Campobasso, era un esperto di queste prati­che pericolose. Non è morto pe­rò per un’imprudenza: lungo la strada che lo riportava a Farah, una bomba talebana è esplosa al passaggio del convoglio for­mato da due blindati Lince e da un blindato Coguar. L’esplosio­ne ha colpito il veicolo di testa, uccidendo Di Lisio e ferendo tre compagni, ma non grave­mente. Cioè, non sono in perico­lo di vita.

Quindi non si è trattato di un combattimento nel quadro del­l’offensiva Usa in corso da una decina di giorni per costringere i talebani alla ritirata.
Come le dicevo prima, indiret­tamente. La Russa, ieri, ha det­to che questi ordigni che i tale­bani fanno esplodere e che ven­gono chiamati Improvised Exploded Devices sono più po­tenti di prima. Anzi, siccome qualche tentativo precedente era stato vanificato dalla robu­stezza dei Lince, pare che colo­ro che hanno messo insieme queste bombe si siano prefissi di dotarle di una forza sufficien­te a vincere la resistenza dei blindati. Proprio 10 giorni fa, a 20 km da Farah, era stato fatto esplodere un ordigno destinato a colpire un nostro Lince, ma con un effetto scarso: erano sta­ti feriti leggermente tre soldati. Questa ostinazione a colpirci non può che essere la conse­guenza dell’attacco americano su vasta scala.

Ma perché gli americani si sono concentrati proprio su quella provincia?
Ne abbiamo già parlato l’ulti­ma volta che abbiamo discusso dell’Afghanistan. L’Helmand è una terra ricca di grano e di op­pio. La metà di tutto l’oppio af­gano, che alimenta il 90% del mercato mondiale, è prodotta qui. Con i soldi dell’oppio, i tale­bani finanziano la propria atti­vità e, se serve, quella dei loro alleati al-qaedisti . L’Helmand è vicino alle 7 province pakistane famose per il fondamentali­smo. Ricorderà che l’esercito pakistano è riuscito una venti­na di giorni fa a cacciare i tale­bani da Islamabad, da dove ave­vano instaurato una specie di governo della sharia. Nell’Hel­mand è lo stesso. I talebani ne hanno fatto una specie di domi­nio personale, da cui traggono forza. La strategia di estromet­terli sembrerebbe sensata, tan­to più che in agosto ci sono le elezioni presidenziali ed è im­portante che si svolgano senza intoppi. Ieri Obama, ricevendo alla Casa Bianca il premier olan­dese, ha parlato proprio dell’Af­ghanistan, dato che anche gli olandesi sono impegnati in quel conflitto (ma con la Nato, come noi): «Tutti noi cerchia­mo una strategia d’uscita effica­ce dove sempre più l’esercito, la polizia, i tribunali e il gover­no dell’Afghanistan stanno as­sumendo responsabilità sem­pre maggiori per la tutela della loro difesa». Il suo obiettivo di­chiarato è di restituire l’Afgha­nistan agli afgani. Qualcosa di molto difficile da realizzare.

Non sarebbe ora che ce ne an­dassimo anche noi? Quanti dei nostri sono morti laggiù?
Quattordici militari in cinque anni. Però non tutti in combatti­mento. Uno di morte naturale, qualche altro per incidente. In ogni caso, c’è un impegno inter­nazionale condiviso anche dal­l’opposizione: non siamo lì a combattere, ma ad operare per la ricostruzione.

Da quanto tempo Di Lisio stava laggiù?
Da quattro mesi. E, se ho letto bene una sua frase su Face­book, doveva rimanerci per al­tri tre. Su Facebook, dove ades­so c’è un gruppo in suo nome che ha subito registrato un cen­tinaio di iscritti, aveva anche annotato: «La guerra è uno sporco lavoro, ma qualcuno do­vrà pur farla». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 15/7/2009]
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