Michele Pignatelli, Il sole 24 ore 15/7/2009, 15 luglio 2009
DOMANDE
& RISPOSTE-
Quando e perché ha preso il via il conflitto in Afghanistan?
Il 7 ottobre 2001, a meno di un mese dagli attentati al World Trade Center e a Washington ad opera della rete terroristica di al-Qaeda, le forze armate statunitensi e britanniche cominciarono a bombardare l’Afghanistan. L’obiettivo dell’operazione, denominata Enduring Freedom ("libertà duratura"), era abbattere il regime fondamentalista dei talebani guidato dal Mullah Omar e le basi di al-Qaeda, ospitate in territorio afghano insieme al leader dell’organizzazione, Osama bin Laden. Prima di scatenare l’offensiva - che il presidente americano George W.Bush presentò tout court come la guerra al terrorismo internazionale e che secondo alcuni analisti era già stata pianificata da tempo - gli Stati Uniti avevano chiesto invano ai talebani la consegna di bin Laden e degli altri responsabili degli attentati dell’11 settembre. Dopo quasi otto anni di guerra, però, il Mullah Omar e bin Laden non sono stati catturati e i talebani non sono stati annientati
Quali paesi hanno partecipato all’offensiva, nelle sue diverse fasi?
Il maggiore contributo è arrivato dagli Stati Uniti, affiancati dalla Gran Bretagna. Tra i diversi paesi che hanno preso parte alle operazioni negli anni vanno però citati almeno l’Australia, la Norvegia, la Danimarca, l’Olanda, la Francia, la Germania e l’Italia (in particolare con i mille uomini della task force Nibbio, operativi dal 15 marzo al 15 settembre 2003)
Quando è entrata in scena la Nato?
Assumendo nel 2003 il comando dell’Isaf (International Security Assistance Force), la missione autorizzata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu nel dicembre del 2001 per promuovere la sicurezza e lo sviluppo dell’Afghanistan. I primi mesi dell’offensiva alleata furono caratterizzati da una rapida avanzata: il 12 novembre 2001 i talebani si ritirarono da Kabul, a dicembre abbandonarono anche la roccaforte di Kandahar. La missione Isaf, limitata a Kabul, nacque dunque con intenti di stabilizzazione e addestramento dell’esercito e della polizia afghani. Lo scenario è però cambiato dal 2003, con l’allargamento delle operazioni ad altre zone del paese, e soprattutto dall’ottobre 2006, data che ne segna l’estensione a tutte le province. Tanto più che dal 2003 i talebani si sono riorganizzati, sfruttando anche il contemporaneo impegno americano in Iraq; oggi controllano in particolare alcune zone del Sud
Che differenza c’è tra Enduring Freedom e missione Isaf?
Teoricamente quella originaria: compiti offensivi, di vera e propria guerra per la prima, ricostruzione, stabilizzazione e addestramento per la seconda. Nella pratica, con l’impiego di truppe Isaf in scenari di guerra, le differenze si sono assottigliate.
A sottolineare i contorni sempre più sfumati tra Isaf ed Enduring Freedom è il comando ormai unificato delle due missioni, ora affidato al generale americano Stanley McChrystal
Quanti sono i militari occidentali presenti oggi in Afghanistan?
Circa 80mila (tra Isaf ed Enduring Freedom) stando agli ultimi dati ufficiali di metà giugno, quasi 90mila considerando i rinforzi arrivati nell’ultimo mese. Il maggiore sforzo è sostenuto dagli americani, che ormai schierano oltre 35mila uomini sui 70mila dell’Isaf (cui contribuiscono 42 paesi) e circa 14mila in Enduring Freedom. Seguono gli inglesi, con circa 8.500 uomini. I soldati occidentali morti dal 2001 a oggi sono circa 1.250
Qual è il contributo italiano alla missione?
L’Italia schiera nel paese 3.200 soldati, concentrati nel comando occidentale di Herat (una delle quattro aree in cui è stato diviso l’Afghanistan), affidato stabilmente agli italiani. previsto un ulteriore rafforzamento in vista delle elezioni presidenziali del 20 agosto. Con la morte di Alessando Di Lisio sale a 14 il numero delle vittime italiane.