J. G., Il sole 24 ore 15/7/2009, 15 luglio 2009
BENZINAI AGIP VERSO LO SCIOPERO
Divise anche le compagnie - Posizione di mediazione per Total e Q8 - IL NODO - Di Vincenzo (Fegica-Cisl): «Purtroppo pochissimi sono indipendenti, la maggioranza utilizza il comodato d’uso»
MILANO
L’idea dell’Agip di passare a contratti più flessibili con i benzinai, di "licenziarli" interrompendo il contratto, di puntare di più sull’efficienza dei rivenditori, di negoziare non con l’intera categoria in blocco, ma con i singoli gestori (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) si misura con la cautela dimostrata da alcune tra le maggiori compagnie concorrenti. E vede contrarissimi i benzinai. I quali potrebbero decidere uno sciopero "di bandiera", cioè non una serrata di tutti i distributori di ogni colore bensì la chiusura solamente di quelli che alzano le insegne del cane fiammeggiante. La decisione potrebbe essere presa oggi dai sindacati dei benzinai.
Nei fatti la proposta espressa da Angelo Caridi, direttore generale dell’Eni Refining & Marketing, è percepita come lo strappo verso una nuova definizione del benzinaio. Un benzinaio strettamente legato alle politiche commerciali della compagnia, della quale deve seguire in modo coordinato tutte le iniziative, oppure piuttosto un libero imprenditore, più riottoso nel seguire le indicazioni collettive. Oggi la figura del benzinaio è ambigua, anche dal punto di vista normativo. Non è un dipendente della compagnia, ma nemmeno un imprenditore libero.
Le compagnie sono divise. Alcune (come potrebbero essere la Shell o la Esso) sembrano vicine alla posizione dura dell’Eni. Altre (potrebbe essere il caso di altre multinazionali, come la francese Total e la kuwaitiana Q8) potrebbero assumere posizioni di mediazione. Più vicine ai loro benzinai potrebbero apparire per esempio l’Erg o l’Api (con l’Ip), che sembrano prediligere una crescita dei gestori come imprenditori liberi. L’associazione imprenditoriale che riunisce le compagnie, l’Unione petrolifera, per ora pare non schierarsi.
Si schiera invece con chiarezza Roberto Di Vincenzo, segretario della Fegica Cisl. Com’è ovvio, è contro l’Eni. «Purtroppo, pochissimi benzinai sono indipendenti: la stragrande maggioranza di loro non possiede il distributore, che è in comodato per sei anni rinnovabili. L’Eni con questa mossa – spiega Di Vincenzo – vuole smantellare gli attuali contratti collettivi che secondo la legge ogni compagnia stipula con i suoi gestori. L’Eni va contro la legge, e noi pensiamo di rivolgerci al Tribunale».
Le righe che seguono riuniscono i commenti di benzinai e compagnie. Né gli uni né le altre vogliono esporsi sul giornale con il nome. I commenti hanno una singolarità: sono sorprendentemente convergenti nei contenuti.
La formulazione ambigua e ibrida del gestore complica i rapporti. Se un benzinaio, come purtroppo ogni tanto accade, tarocca il distributore e truffa i suoi clienti, la compagnia non può fare nulla. Non può strappare il contratto. Nemmeno se il marchio della compagnia finisce, insieme con il benzinaio truffaldino, sullo schermo di Striscia la notizia o delle Iene. Se il gestore non vuole seguire le promozioni o gli sconti del weekend, se il benzinaio vuole alzare il prezzo a suo piacere oppure vuole proporre sconti imbarazzanti, la società petrolifera non può dire nulla. Né può, la compagnia, imporre turni di apertura o di chiusura.
Però nello stesso modo ci sono benzinai che pretendono sicurezze e contratti solidi. Molti di loro hanno impegnato tutti i risparmi della famiglia per avviare un distributore e vogliono che la compagnia sia impegnata a garantire l’investimento del gestore. Non vogliono ricatti e minacce. Vogliono poter aprire negli orari più opportuni per il loro business in quella strada, che conoscono come nessun altro.