Cristina Jucker, Il sole 24 ore 15/7/2009, 15 luglio 2009
FOTOGRAFIA DA INDOSSARE
Colomba Leddi sperimenta nuove tecniche Gli abiti in seta con gli scatti di Melina Mulas
A metà tra moda e arte, il lavoro di Colomba Leddi è soprattutto frutto di una grande passione per la ricerca di tecniche artigianali sperimentali da applicare alla moda. Ricami, tinture particolari, e da ultimo stampe fotografiche su tessuto. Un lavoro che ha attirato l’attenzione dei giapponesi di BankArt che hanno invitato la stilista milanese (ma definirla così forse è improprio perché il suo stile creativo è molto lontano da quello degli stilisti di moda classici) a partecipare a una mostra in corso in questi giorni a Yokohama, nei pressi di Tokyo. Insieme a lei altre due artiste: la tedesca Christine Birkle e la giapponese (ma vive a Londra) Kyoko Wainai.
Milanese, un nome «d’altri tempi» che le viene dalla bisnonna, una passione da sempre «per muovere le mani», Colomba Leddi cominciò studiando musica al Conservatorio. Poi capì che quella non era la sua strada, cambiò scuola, studiò taglio e cucito e diventò modellista: «Una specializzazione che mi consentì di trovare subito lavoro come libera professionista» racconta. Nel 1992 si unì al gruppo "Frammenti" che raccoglieva artigiani di diversi settori e rendeva possibile sperimentare e scambiare le competenze.
Poi, dodici anni fa, decise di aprire il proprio atelier, nel cortile di un palazzo storico milanese, a pochi passi dalla Triennale. Un piccolo spazio pieno di stoffe, oggetti, fotografie. Ma soprattutto grandi tavoli su cui lavorare.
«I vestiti sono tutti fatti a mano – spiega Colomba Leddi – e tutti a Milano (al massimo si arriva a Corsico) in piccoli laboratori familiari: un tempo se ne trovavano moltissimi, anche qui in centro, ora quelli rimasti fanno fatica a resistere». I tessuti invece sono stampati a Como. Ed è alla Seterie Argenti che si realizza l’ultima "storia" degli abiti di Colomba Leddi. Che così la racconta: «Tutto è nato quasi per scherzo, quando Melina Mulas, la figlia del grande fotografo Ugo Mulas, cominciò a fotografare, nel suo modo molto personale, le mie collezioni. E ne fece delle "cartoline". Dopo qualche anno abbiamo deciso di recuperare questo lavoro e farlo rivivere stampato sulla stoffa. Prima la seta, poi anche il cotone. Ora vorremmo provare con altri materiali. La qualità della stampa ink jet è altissima ed è una tecnica che ha grandi potenzialità: non è necessario stampare mille metri tutti uguali, e ogni metro può essere diverso dall’altro a seconda di come viene utilizzato nella confezione. Così ogni capo risulta unico. una storia sempre nuova che conserva tutto il passato».
Il particolare ingrandito di un abito, di un ricamo, una macchia di colore, la testa di una modella, un abito intero: tutto contribuisce a creare effetti sempre diversi e affascinanti, anche con un gusto un po’ orientale.
Colomba Leddi vende i suoi abiti, oltre che direttamente nel suo atelier, in molti negozi multimarca, in Italia come a New York (da Takashimaya, in Fifth Avenue) o in California, Francia, Tokyo e ora anche in Cina. Le collezioni vengono presentate a Parigi, nelle settimane delle sfilate. Perché Parigi? «Perché a Parigi c’è più gente che viene a cercare cose particolari. E poi ora che tutti hanno tagliato i costi, dovendo scegliere tra Milano e Parigi preferiscono quest’ultima».
Nel frattempo la voglia di sperimentare ha portato Colomba Leddi a una nuova sfida: quella del tessile per la casa. I primi prototipi sono pronti, ora, spiega, «sto cercando un’azienda industriale con cui lavorare, in cui portare tutto il mio bagaglio di storia. In Italia ci sono aziende tessili bellissime, quando vado in una fabbrica e vedo come tingono o come stampano mi commuovo». Un’altra testimonianza di quella realtà a metà strada tra industria e artigianato che ha permesso alla creatività italiana di diventare grande nel mondo e che ora rischia di soffocare sotto il peso della crisi.