Mario Gerevini, Corriere della sera 15/7/2009, 15 luglio 2009
AGNELLI E LE «MADAME X E Y» ECCO IL DOCUMENTO SULL’EREDITA’
Il patto del 2004 con cui Margherita e Marella «rinunciarono a ogni pretesa»
TORINO – Sono sette pagine, dodici articoli (e due omissis) di un documento riservatissimo. A Ginevra la sera del 18 febbraio 2004 Margherita Agnelli de Pahlen e la madre Marella Agnelli Caracciolo firmano quei fogli davanti al notaio Etienne Jeandin. l’accordo, raggiunto dopo una brusca rottura e dodici mesi di negoziato, per la ripartizione dell’eredità miliardaria di Giovanni Agnelli, scomparso da un anno. il documento chiave, tuttora «vigente», che stabilisce a chi spetta cosa e regola i rapporti tra madre (ha diritto a una rendita mensile) e figlia (paga la rendita). Marella, per esempio, a garanzia della «paga» mensile ha in pegno i quadri di Margherita: se il denaro non arriva, li vende. Quanti soldi? Qui c’è l’omissis, cioè una cancellatura a pennarello di 2 centimetri. La cifra dovrebbe essere 770.000 euro al mese, cioè 9,2 milioni di euro all’anno, corrispettivo, come vedremo, dell’usufrutto. Fondamentale uno specifico articolo di rinuncia ad avere «alcuna pretesa» su «eventuali donazioni» fatte da Gianni Agnelli a «beneficiari ... chiunque essi siano». Ma quando madre e figlia quella sera tornano nelle rispettive residenze svizzere, hanno appena delineato, firmando l’«Accord Transactionnel», anche il futuro del gruppo Fiat, spianando la strada a John Elkann, come voleva l’Avvocato. Il Lingotto in quel momento è in uno dei momenti più difficili della sua storia.
Madame X e madame Y
Il contratto madre-figlia, in francese, viene depositato in un unico esemplare (a testa) presso il rispettivo fiduciario e «senza possibilità di trarne copia». Nel testo le due «madame » vengono indicate come «Mme X» (Marella) e «Mme Y» (Margherita). La copia qui riprodotta è identica all’originale, tranne un paio di cancellature, ed è stata utilizzata dai legali della moglie dell’Avvocato nel ricorso in Cassazione (perso) per spostare la causa da Torino alla Svizzera. Margherita oggi chiede la nullità degli accordi di Ginevra con la madre. E da altre carte svizzere emerge il testo di una misteriosa intesa (nella foto sopra un particolare del documento) tra due fondazioni, Universal Art e International Art, che dovrebbero essere i veicoli utilizzati da Margherita e Marella per regolare una parte dei loro affari.
Ecco il contenuto dell’Accord Transactionnel del 18 febbraio 2004.
Il convento a Margherita
L’articolo 1 dice che Marella (sostituiamo X e Y con i nomi di battesimo) «accetta e farà in modo che Margherita, o qualsiasi entità che ella designerà, riceva ... in piena proprietà gli attivi menzionati nell’allegato 1; in nuda proprietà gli attivi negli allegati 2 e 3, riservandosi Marella l’usufrutto vitalizio, senza restrizioni, su tali attivi». Si tratta, sostanzialmente, della parte preponderante del patrimonio di famiglia cioè le varie residenze (Villa Frescot, il palazzo di Roma davanti al Quirinale, la casa di Villar Perosa e vari altri immobili), oltre a società off-shore, titoli azionari e un’immensa collezione di quadri, sculture e oggetti d’arte di grande valore. Quanto? Non si indicano cifre, ma Jean Patry, ex avvocato di Margherita, ha parlato di 1,1 miliardi complessivi.
Dagli allegati spunta anche il convento di Alziprato, in Corsica, una costruzione del XVI secolo, casa di vacanze degli Agnelli, passato da Marella a Margherita.
Il fisco più appropriato
L’articolo 2 stabilisce che Margherita «cede e trasferisce» a Marella gli attivi dell’allegato 4. E qui è regolato, probabilmente, il transito da figlia a madre (che poi donerà al nipote John Elkann) della quota della Dicembre, la cassaforte del gruppo Exor-Fiat. L’articolo 3 è breve e sofisticato: «Gli attivi ... saranno trasferiti secondo le modalità fiscalmente più appropriate ». Al quarto articolo «Margherita riconosce ... di aver ricevuto sin d’ora l’integralità di quanto le potrebbe spettare nella successione della madre e sarà integralmente soddisfatta dei propri diritti». Cioè si chiude la partita ereditaria tra madre e figlia.
La rendita mensile
«Finché Marella sarà in vita – recita l’articolo 6 – Margherita si impegna a versare ... irrevocabilmente, senza giustificazioni, obiezioni ... un importo netto di (omissis) tutti i mesi a (omissis) (la Società) ». Sono i 770 mila euro e la madre designa una società apposita per incassare la mensilità. Margherita poi si impegna a «sottoporre a pegno» a favore di Marella un lungo elenco di preziosissimi quadri di cui ha la nuda proprietà ma che sono in usufrutto alla madre. E Marella «s’impegna a non spogliarsi di tutti o parte dei suddetti quadri ... salvo il caso che l’importo della rendita ... non sia stato pagato». In questa ipotesi Marella può vendere i quadri per «coprire il montante della rendita rimasto insoluto».
Accordo tombale?
Pensando alla guerra giudiziaria in corso, l’articolo 8 è centrale: «... Margherita e Marella riconoscono di non avere più alcun diritto, direttamente o indirettamente, nella successione del Signor X (Giovanni Agnelli, ndr), e di non avere da elevare alcuna pretesa per qualsiasi motivo l’una verso l’altra né nei confronti di chiunque, direttamente o in qualsiasi altra maniera». Poi il capitolo donazioni.
Intoccabili donazioni
«Marella e Margherita riconoscono in tal modo che eventuali donazioni fatte ... da Giovanni Agnelli, quali che ne siano il tempo, il luogo o i beneficiari, soggette o meno a contestazione ... e pur se abbiano ecceduto la quota disponibile, non debbono formare oggetto di alcuna azione o pretesa segnatamente per nullità, indennizzo, restituzione, riduzione, collazione. Marella e Margherita rinunciano irrevocabilmente ad elevare qualsiasi pretesa a riguardo dei beneficiari di tali donazioni, chiunque essi siano».