Mara Monti, Il sole 24 ore 15/7/2009, 15 luglio 2009
L’EURO LA VALUTA PREFERITA PER LE EMISSIONI
MILANO
La grande fuga dalle Asset backed securities (Abs), punta di diamante della crisi finanziaria, accusata di avere scatenato la peggiore recessione degli ultimi 80 anni, continua. Soltanto nel secondo trimestre di quest’anno, le nuove emissioni over-the-counter di questo strumento di securitization sono calate del 45,8% rispetto allo stesso periodo del 2008 portando l’ammontare complessivo a livello mondiale a 100,8 miliardi di dollari, secondo i dati diffusi dal provider Xtrakter del gruppo Euroclear.
Tuttavia, lo scivolone sembra attenuarsi perché se il confronto viene effettuato con le emissione di Abs del primo trimestre dell’anno in corso, il calo si limita al 9,8 per cento. Un segnale che forse questo strumento della finanza strutturata non è completamente sparito benché la riforma avviata dall’amministrazione Obama punti a chiedere che chi eroga il prestito cartolarizzato sia costretto a tenerne in portafoglio una quota di circa il 5%, imponendo anche maggiori requisiti di trasparenza, il tutto per evitare incentivi distorti degli intermediari.
Il mercato per ora non sembra premiare questo strumento, «del resto non è una sorpresa – ammette Kevin Milne, amministratore delegato di Xtrakter – gli investitori stanno premiando investimenti più sicuri come i Pfandbriefe che dall’inizio dell’anno hanno raddoppiato l’ammontare di bond emessi».
Se nel primo trimestre le emissioni di titoli garantiti erano state pari a 27 miliardi di dollari nel secondo trimestre l’incremento è stato vicino al 91% portando il totale a 51 miliardi di dollari. Un dato ancora lontano da quello toccato nel secondo trimestre del 2008 quando le nuove emissioni di Pfandbriefe erano state pari a 70,8 miliardi.
Un trend in linea con l’andamento in corso del mercato dei capitali che nel trimestre ha accusato una contrazione del 15%, valutata in mille miliardi di dollari. L’euro si mantiene salda al top delle valute preferite dagli emittenti catturando l’interesse del 51,6% di nuovi bond, davanti al dollaro con il 32,1% e la sterlina che si ferma al 12,1 per cento. Nel trimestre, si distinguono le emissioni istituzionali di Freddie Mac per 42,8 miliardi di dollari, della francese Société de financement de l’economie per 33,3 miliardi di dollari, dell’European investment bank per 26,1 miliardi. I settori più attivi restano quelli bancario, automobilistico, energetico e telecomunicazioni.
Sul lato opposto c’è invece il crollo delle emissioni in valuta cinese, il renminbi, che subisce la concorrenza delle emissioni occidentali in grado di dare rendimenti più elevati e della Borsa di Shanghai salita dall’inizio dell’anno del 70 per cento. Dal conto loro le società non sembrano avere bisogno di raccogliere denaro direttamente sul mercato in quanto le banche cinesi non hanno problemi a fare circolare il denaro: a giugno hanno erogato prestiti per 224 miliardi di dollari il doppio rispetto al mese precedente.