Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  luglio 15 Mercoledì calendario

PAROLE CROCIATE ADDIO TRAMONTA IL RITO QUOTIDIANO


Il cruciverba muore, un´intera generazione piange. Via le parole crociate, i sudoku, i rebus: i giornali americani non possono permettersi il lusso di una pagina per i passatempi, non sono tempi. L´ultimo a cadere è il leggendario "The Puzzler" dell´Atlantic Monthly. Ma dal New York Times al Washington Post al New York Sun, i migliori quotidiani tagliano carta, che costa, e trasferiscono sul web l´enigmistica. Non è la stessa cosa. Non lo è per gli amanti del genere, perché le "crossword" sono sempre state fisiche, carta da sgualcire, penna a biro per scriverci e sbagliare. Un divertimento portatile e quotidiano con i suoi riti, i suoi pomeriggi lenti, le sale d´attesa dal medico, gli autobus, le spiagge d´estate. Gioco nomade, solitario eppure di relazione, cinque caselle inizia con b, la soluzione è lo scopo ma il prossimo enigma ancora di più. Un clic su Internet azzera il cerimoniale, ma vai a dirlo ai figli del Nintendo.
Il cruciverba morendo fa l´ultimo gioco: scompare dalla carta stampata proprio dove nacque la mattina del 21 dicembre 1931 su Fun, il supplemento domenicale del New York World, giornale di proprietà del mito del giornalismo Joseph Pulitzer. Le parole crociate vedono la luce col nome di "word-cross puzzle", uno schema a losanga senza caselle nere, opera del giornalista di Liverpool, Arthur Wynne. Era l´inizio dell´era della comunicazione, del tempo libero, della modernità. Il cruciverba entra nelle case e nelle città insieme alle fabbriche d´auto, al cubismo, al giornalismo, alla musica jazz. Parole metropolitane, griglia ortogonale di caselle dove attraversare il mondo per provare a spiegarlo, orizzontale-verticale, bivi di strade e di senso, stare su tutti gli incroci e gli incastri: questo è il loro semplice bello. Diceva il critico Emilio Cecchi nel 1925: «Qualcosa di semplicissimo e formidabile: il gusto della parola necessaria. La poesia delle innumerevoli associazioni. Il decoro architettonico di eleganti e inaspettate e inaspettate identità». Gassman ne andava matto, Sanguineti, Gaber ed Eco pure: parole per molteplici versi.
Capiamo il lutto dei solutori americani. Scrivono e-mail agli editori e formano gruppi di resistenza su Facebook. Will Shortz, il responsabile dei giochi sul New York Times, primo laureato al mondo in "enigmatology", ha detto al suo stesso giornale: «Le parole crociate fanno parte della routine quotidiana, perfette per i giornali, su un libro non è uguale». E per fortuna non è uguale in Italia dove i cruciverba hanno sempre avuto le loro riviste specializzate a cominciare ovviamente dalla Settimana Enigmistica quella che «vanta innumerevoli tentativi d´imitazione» fondata e diretta nel 1932 e per 41 anni dal «Cavaliere del Lavoro Gr. Uff. Dott. Ing. Giorgio Sisini Conte di Sant´Andrea». Identica da sempre, niente pubblicità, 800 mila copie settimanali, due anni fa 12 milioni di guadagni su 53 di ricavi. Dossena l´enigmista letterato disse: «La base della cultura è la passione per le nozioni inutili». Peccato allora restare così senza parole. Crociate.