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 2009  luglio 15 Mercoledì calendario

FASCI, DARK LADY E DE MITA A STRASBURGO CON BUZEK


Strasburgo. Come a scuola suona la campanella. Mancano pochi minuti alle 10 e i 738 parlamentari europei eletti il giugno scorso sono chiamati al primo impegno : l’elezione del nuovo presidente dell’Assemblea. I giochi sono già fatti. Il compromesso fra i Popolari europei e i Socialisti e Democratici ha fatto eleggere il polacco Jerzy Buzek per i primi due anni e mezzo del mandato. Dopo di lui toccherà a un socialista. In tarda mattinata Buzek viene eletto con 555 voti.
In questo europarlamento ci sono europeisti convinti ed euroscettici, razzisti e fascisti. C’è pure un prete finlandese ortodosso, Mitro Repo, che sorride felice come se fosse il giorno più bello della sua vita. Inquieta la bellezza da dark lady di Elena Basescu, 28 anni, modella figlia del presidente rumeno. Arriva in equilibrio su tacchi a spillo da vertigine, fasciata in un completo nero lucido come i suoi capelli e come la borsa di Dior che porta con la nonchalance della modella di professione. Un’altra donna che cattura gli sguardi è Rachida Dati, l’ex ministra della giustizia del governo francese ed ex pupilla di Sarkozy. « Qui sono venuta spesso da ministro - dice al Riformista - per cui mi sento a casa. Voglio impegnarmi per un’Europa forte per convincere anche gli scettici che abbiamo tutti bisogno di istituzioni europee forti e solide. Gli euroscettici non vanno demonizzati, ma convinti».
Sarà difficile, però convivere in aula con personaggi come Nick Griffin, leader del British National Party, già condannato per odio razziale. Entra in aula sulla scia del suo amico Le Pen e non si mostra per nulla pentito di aver dichiarato che bisognerebbe affondare i barconi di immigrati in arrivo dalla Libia. «Non mi pento, anzi avrei dovuto dire che bisogna usare lo stesso sistema anche con i barconi che attaversano l’Adriatico e l’Atlantico», ci dice con un sorriso da squalo, pronto magari ad azzannare i malcapitati che vorrebbe buttare in acqua. Chissà come guarda Maurice Ponga, il mite e sorridente eurodeputato dalla pelle nera eletto in Nuova Caledonia, venuto fin qui dal Pacifico.
Fra i 72 parlamentari italiani ci sono 51 matricole. Tra i primi ad arrivare c’è l’ex sindaco di Bologna Sergio Cofferati. « uno dei miei tanti primi giorni - dice - mi guardo attorno, mi ambiento». E Debora Serracchiani, zainetto Timberland sulle spalle, si mette in posa per le foto davanti alla bandiera italiana e confida : «una grande emozione e stare qui fa un effetto bellissimo. Ora cercherò di imparare meglio l’inglese e il francese poi voglio lavorare per ristabilire un contatto fra l’Italia e l’Europa, un contatto che negli ultimi tempi era andato in corto circuito ».
Magdi Allam si fa notare per i quattro uomini di scorta che lo accompagnano. Lui sembra un po’ spaesato e anche un po’ ingeneroso verso l’istituzione di cui fa parte. «Questa è una struttura burocratica, elefantiaca e farraginosa. Una torre di Babele dove si parlano 24 lingue. Ora cercherò di capire che cosa posso fare qui per ridare un’anima cristiana a questa Europa». Ecco Clemente Mastella. Meno gonfio e meno tronfio rispetto ai bei tempi si presenta come «un redivivo» e annuncia la sua presenza all’europarlamento come «una piccola resurrezione».
Compare Ciriaco De Mita. L’uomo di Nusco è in forma smagliante anche se ormai ha girato la boa degli ottant’anni. «Che dire, mi sento come un sessantenne », dice afferrandoci il gomito e si capisce che avrebbe voglia, se ci fosse un Transatlantico come a Montecitorio, di prendere sottobraccio il cronista per intrattenerlo con uno dei suoi lunghi ragionamenti. In effetti un ragionamento sull’Europa lo fa e la sintesi è che «c’è troppa attenzione alla gestione e poco al disegno complessivo ». Gianni Vattimo, sorridente e rilassato, eletto per l’Italia dei Valori, si guarda attorno e osserva incuriosito un tizio vestito da ciclista. E’ l’eurodeputato ed euroscettico ceco Edvard Kozusnik, arrivato in bicletta da Praga per mantenere una promessa fatta in campagna elettorale. Vattimo lo guarda e scuote la testa: «Beh, poteva almeno cambiarsi».


15/07/2009