
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
I tre referendum non hanno raggiunto il quorum del 50% dei votanti più uno e le amplissime vittorie dei sì sono risultate inutili. Il secondo turno delle amministrative ha consegnato al centro- destra la provincia di Venezia e al fotofinish anche quella di Milano, con Guido Podestà (candidato di Berlusconi e della Lega) di uno 0,2% sopra il 50, mentre il suo avversario, il presidente uscente Filippo Penati, si è fermato al 49,8%.
• Cominciamo dal referendum.
L’astensione ha affossato le proposte del comitato Guzzetta-Segni. Un’astensione massiccia, la più alta che si sia mai verificata nella storia del referendum, oscillante – facendo la media dei tre quesiti – tra il 76 e il 77% degli elettori. E il bello è che i ballottaggi hanno pure fatto da traino, visto che in certe città dove si votava per il sindaco o per il presidente della provincia il quorum è stato raggiungo ampiamente: Firenze, 51,7% di votanti, Padova 54,3%, Bari 55,2, Bologna quasi il 60. curioso che in queste città abbiano vinto i democratici e contemporaneamente siano passati i tre sì che, a quorum raggiunto, avrebbero dato una grande forza elettorale a Silvio Berlusconi e sia pure al prezzo probabile di far cadere il governo.
• I democratici erano però favorevoli al sì.
Come indicazione ufficiale data da Franceschini. Il partito invece era fortemente diviso sul da farsi. E in ogni caso anche chi era deciso a votar sì lo faceva nella speranza che la legge elettorale venisse cambiata. La vittoria delle astensioni sembra aver fatto piazza pulita di questa eventualità. Bossi, subito dopo il voto, mentre manifestava soddisfazione per la vittoria della sua linea, ha anche detto che la legge va benissimo così com’è e che non c’è alcun bisogno di modificarla. Invece Maroni ha fatto sapere che proporrà al Parlamento di riformare la regola del quorum al 50%. Probabilmente si sceglierà di fissarlo a un valore medio pari alla metà degli elettori che sono andati a votare le ultime due o tre volte.
• Passiamo alle amministrative. Il Pd ha l’aria di essersi ripreso dalla batosta di quindici giorni fa.
Fino a un certo punto. Intanto il saldo complessivo delle amministrative dà ragione al centro- destra, che chiude la partita con molte più città e province di quelle che aveva prima. Il secondo turno ha ancora tolto al Partito democratico le province di Venezia e Milano e il comune di Prato, rosso da sempre. Per Berlusconi e la Lega aver costretto tante amministrazioni tradizionalmente rette da giunte rosse alla verifica del secondo turno è già stato un successo. Le percentuali, molto confortanti per il Pd, di Bologna e Firenze, dove Delbono e Renzi hanno vinto al secondo turno col 60%, non devono ingannare. L’inquietudine serpeggia anche in queste due roccaforti e la vicenda del nuovo sindaco di Firenze, Matteo Renzi, lo dimostra. I vertici del partito avrebbero voluto un altro candidato e un altro primo cittadino, e Renzi, un cattolico molto dinamico, ha rovesciato le decisioni romane lottando per davvero nelle primarie ed è perciò diventato sindaco, in un certo senso, anche contro la volontà dei suoi.
• Non ci sono elementi di conforto per il centro-sinistra? In fondo si sono ripresi città importanti, come Firenze, Bologna, Bari, Padova, Torino.
Il dato più confortante viene forse da una città dove i democratici hanno perso, cioè Milano. Al primo turno il candidato del centro-destra, Podestà, aveva ottenuto il 48,8% dei voti. Al secondo turno il guadagno è stato inferiore ai due punti percentuali, il minimo per vincere, mentre Penati, partito da un 38,7, ha recuperato più di undici punti. un fenomeno che si è verificato anche a Venezia. A Venezia la Zaccariotto partiva dal 48,3 del primo giro e al secondo è stata capace di arrivare appena al 51,8. Anche qui bel recupero del suo avversario, il presidente uscente Davide Zoggia, passato dal 41,8 al 48,2.
• Colpa dello scandalo delle ragazze di Bari?
Forse. Il sindaco di Bari, Emiliano, che ha vinto largamente il suo secondo turno, dice che quell’inchiesta è poca cosa e che lui e la città si occupano di altro. Ma le prime dichiarazioni di ieri sera dell’Italia dei Valori puntano il dito, invece, proprio sui «vizi privati» del premier e collegano certi recuperi alla perdita di consensi del Pdl alle Europee rispetto alle Politiche. Starebbe montando, cioè, una certa stanchezza per il Cavaliere. C’è però un’altra interpretazione possibile: la campagna forsennata per l’astensione al referendum portata avanti dalla Lega potrebbe aver finito per penalizzare il Pdl in casa sua, cioè nelle due grandi città del Nord, Milano e Venezia. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 23/6/2009]
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