Enrico Beltramini, Il Riformista, 23/6/09, 23 giugno 2009
NIENTE SESSO EXTRA SE FAI POLITICA, SIAMO AMERICANI
Il senatore del Nevada John Ensign ha confessato la settimana scorsa di aver avuto un affare extraconiugale. L’anno scorso, dopo essersi separato dalla moglie, ha iniziato una relazione con un membro del suo staff. Alcuni mesi dopo, riconciliatosi con la moglie, ha interrotto la relazione, elargito una liquidazione all’amante, e salutata. Qualche mese dopo, fu contattato dal marito della ex amante, il quale lo informò di essere stato messo a conoscenza dell’affare dalla moglie. Infine, una settimana fa, lo stesso uomo ha ricontattato il senatore e gli ha chiesto soldi per non rivelare pubblicamente la storia della relazione tra Ensign e la moglie. A quel punto, il senatore ha deciso di rendere pubblica egli stesso la storia. Poi ha dato le dimissioni dalla carica che manteneva al Senato. Il punto, per chi non l’ha chiaro, è che Ensign ha avuto una relazione con una donna sposata che lavorava per lui ed era pagata dai contribuenti.
In generale, agli americani non piace che i loro uomini politici mescolino sesso e lavoro. Questa è un’eredità della tradizione puritana: il sesso è un’attività privata - meglio se esercitata tra le mura domestiche - e non va mischiata con un lavoro. Lo sa bene il governatore dello Stato del New Jersey che ha avuto un affare con il proprio assistente, e ha lasciato la carica perché è stato infedele alla moglie. E se l’amante del governatore sostiene che in realtà la moglie era non soltanto consenziente all’affare, ma anche partecipante, il governatore deve abbandonare la politica perché gli elettori credono che un uomo che fa confusione a letto la fa anche in ufficio.
Soprattutto agli americani non piace che i loro uomini politici siano infedeli. Innanzitutto, è una questione di fiducia. L’infedeltà è la rottura di un patto. La politica non è un lavoro come gli altri: è un lavoro che poggi sulla fiducia. La fiducia che il politico rappresenterà i suoi elettori e i loro interessi; che non farà i propri; che non si abbandonerà a atteggiamenti illeciti o semplicemente parziali. Soltanto un uomo così può essere creduto. La fiducia è alla base del lavoro del politico. Certamente l’infedeltà nei confronti della moglie è la dimostrazione di una certa incapacità a mantenere la parola data: in questo caso, il voto di fedeltà. Poco importa se la moglie, per qualsiasi ragione, perdona. L’infedeltà matrimoniale - senz’altro un evento privato - tuttavia è simbolico dell’inaffidabilità dell’uomo politico. Il governatore dello Stato di New York che va a letto con le prostitute può presentarsi quanto vuole davanti ai microfoni e alle telecamere insieme alla moglie. Questo non sposta di una virgola il fatto che l’ha tradita. Il tradimento concreto della moglie si porta appresso il tradimento ipotetico del proprio mandato politico.
Ancora. L’ex sindaco di New York che va a letto con l’amante e la fa scortare dalla polizia municipale mentre è ancora in carica e soprattutto sposato, può aprire il suo studio di consulenza ma non concorrere per la carica di presidente degli Stati Uniti. Il suo problema non è che è stato sposato tre volte, è che ha iniziato la storia successiva mentre era ancora in corso quella precedente. Lo speaker of the House che chiede il divorzio alla moglie che giace sul letto d’ospedale e che combatte il cancro, è un partner inaffidabile per la moglie così com’è un rappresentante inaffidabile per gli elettori. Lo stesso vale per l’ex candidato alla vicepresidenza degli Stati Uniti che ha un affare proprio mentre la moglie è in cura contro il cancro.
L’infedeltà è la dimostrazione di mancanza di carattere. ovvio che il politico, come ogni uomo, ha le debolezze di un essere umano. Ed è qui che entra in gioco il carattere. Il politico è un uomo che mantiene l’autocontrollo. Un uomo che si auto-disciplina. Per esempio, non inizia una relazione con una donna sposata, come invece ha fatto Ensign. Non approfitta della sua carica per infilarsi in un matrimonio. Non usa i soldi dei contribuenti per fini personali. Soltanto un uomo che sa mantenere il controllo sulle proprie emozioni, e che riconosce i limiti tra ciò che è pubblico e ciò che è privato, ciò che è ammissibile, ciò che è lecito, e ciò che è legale, ha il carattere che si addice alla vita politica. Quella del politico è una vita che espone alle tentazioni, alla eccessiva autostima, alla mania di onnipotenza. Alla presunzione di non essere scoperto mentre indugia in queste relazioni extra-coniugali o di non pagarne alcun prezzo politico, se scoperto.
Fermiamoci qui. Il punto è chiaro: sesso e politica sono incompatibili. Non c’è un solo politico, tra quelli menzionati in questo articolo, che sia sopravvissuto alla commistione tra sesso e politica. L’eccezione è - naturalmente - Bill Clinton. Nel 1991, quando Bush padre riunì i suoi collaboratori più stretti per studiare i possibili avversari democratici alla sua rielezione, si sentì fare il nome di Clinton. «No - rispose Bush - troppe donne!». In altre parole, ha avuto troppe relazioni extra-coniugali, non sopravvivrà alla stagione delle primarie. Andò diversamente. Ma la storia non finisce qui. Cinque anni dopo aver giurato come presidente, Clinton fece sesso con una stagista. Fu scoperto, e l’intera Amministrazione nonché la politica americana per tre anni fu come paralizzata. Non è un caso che i due presidenti eletti dopo Clinton siano mariti irreprensibili.