Leonardo Martinelli, ཿIl Sole-24 Ore 23/6/2009;, 23 giugno 2009
L’ELISEO ALL’ATTACCO DEL BURQA: UN SEGNO DI ASSERVIMENTO
Nei giorni scorsi Nicolas Sarkozy aveva gettato acqua sul fuoco riguardo alla polemica che sta montando sempre più in Francia, sul burqa e la possibilità di vietarlo. Ieri, invece, nel discorso pronunciato davanti ai parlamentari riuniti a Versailles, il presidente lo ha detto chiaro e tondo: «Il burqa non è il benvenuto sul territorio della nostra Repubblica ».
I dietrologi già danno la loro spiegazione a un giudizio così
tranchant, senza appello. Sarkozy, ipersensibile ai sondaggi e alle oscillazioni dell’opinione pubblica, avrebbe "sposato" quello che sembra imporsi come il desiderio predominante, nella popolazione e fra le diverse forze politiche: proibire il velo integrale, aperto solo su una stretta fessura al livello degli occhi, che è sempre più presente nei quartieri popolari, in particolare quelli della periferia di Parigi e delle altre grandi città del paese.
La scorsa settimana era stato André Gerin, deputato comunista e sindaco di Vénissieux, sobborgo alle porte di Lione, a lanciare un appello per la creazione di una commissione d’inchiesta sulla questione. Subito una sessantina di deputati di estrazione politica diversa ( sia dell’Ump, la formazione conservatrice del presidente, che del Partito socialista, il principale dell’opposizione) avevano appoggiato la richiesta. In seguito Luc Chatel, portavoce del governo, aveva precisato che, nel caso la commissione venga nominata e si orienti verso una soluzione del genere, una legge anti-burga sarebbe possibile.
Sarkozy, invece, si era mostrato prudente, tanto più che proprio lui aveva sottolineato nei mesi scorsi il ruolo importante rivestito dalla religione nella società, promuovendo il concetto di «laicità positiva», diverso dal laicismo «a tutti i costi» e senza concessioni, parte integrante della tradizione francese. Ieri, però, a Versailles il presidente ha cambiato registro. All’inizio ha precisato che «la religione musulmana deve essere rispettata come tutte le altre». Il burqa, però, «non è un problema religioso, ma di dignità della donna. Non è un segno religioso, ma di asservimento ». Conclusione: «Il burqa non è il benvenuto sul territorio della Repubblica» e «se il Parlamento vuole occuparsi della questione, mi sembra la soluzione migliore». «Non dobbiamo avere paura dei nostri valori – ha concluso – e non dobbiamo temere di difenderli ». Attualmente non esiste una normativa che proibisca l’uso del burqa nella vita di ogni giorno. Ma la legge francese già vieta il ricorso al velo normale nel caso dei funzionari pubblici e all’interno delle scuole.
Alcuni osservatori considerano la polemica esagerata: per loro il burqa rappresenta un problema marginale. Sono comunque 5mila i salafisti dichiarati in Francia, compresi uomini e donne: sono proprio loro ad aver adottato il velo integrale come indumento di rigore.