Attilio Geroni, ཿIl Sole-24 Ore 23/6/2009;, 23 giugno 2009
MAXI PRESTITO PER LA FRANCIA
L’iper-presidente è di ritorno. Galvanizzato dal successo delle elezioni europee e da un indice di popolarità nuovamente in ascesa, Nicolas Sarkozy ha scelto una cornice solenne, inedita (e regale) per un presidente della V Repubblica - la sessione plenaria di Camera e Senato in Consiglio a Versailles - per tracciare il cammino della fase due del quinquennato: come uscire dalla crisi, quali riforme portare avanti e con quali risorse. Con un discorso di tre quarti d’ora reso possibile da una riforma costituzionale (è dal 1875 che un capo di stato non poteva esprimersi davanti ai rappresentanti del potere legislativo) Sarkozy si è espresso con sobrietà, ma senza entrare troppo nei dettagli. Una vaghezza istituzionale che non gli è propria ma che non ha risparmiato all’audience una piccola-grande sorpresa. Il coniglio nel cilindro si chiama stavolta maxi-prestito di stato, a dispetto di un deficit pubblico abbondantemente fuori controllo (7-7,5% del Pil previsto quest’anno e il prossimo, se tutto andrà bene) e dei più recenti appelli della Bce alla moderazione nella spesa pubblica una volta che si sarà materializzata la ripresa economica. Solo che la crisi, secondo il presidente francese, «non è finita e nemmeno sappiamo quando finirà». Un supplemento di incertezza sul futuro a medio termine che può giustificare, nuovamente, politiche e strumenti eccezionali in risposta a una situazione senza precedenti. Non ci sarà, però, una politica di austerità, «che in passatoè già fallita» e, parola di presidente, «nemmeno un aumento delle tasse perché così ritarderemmo ulteriormente la ripresa economica». Una soluzione possibile, secondo Sarkozy, è quella di «un grande prestito di stato presso i risparmiatori o presso i mercati finanziari» per alimentare la crescita di domani: infrastrutture, scuola, università, ricerca, riconversione ecologica dell’economia per ridurre le emissioni di CO2 e combattere i cambiamenti climatici. Insomma, del nuovo debito per una nobile causa. Tutte da definire le modalità e l’ammontare di questo prestito, che ha almeno un precedente illustre nel "prestito Balladur" del 1993 (si veda la scheda). I dettagli saranno frutto di una grande concertazione tra imprenditori, sindacato, ricercatori e parlamentarichepartiràil 1° luglioe durerà tre mesi. In autunno si conoscerà dunque quanto e come lo stato francese farà appello al mercato e/o ai risparmiatori per consolidare l’uscita dalla crisi economica. Non è un deficit che sembra preoccupare Sarkozy poiché si tratta, secondo lui, di un indebitamento virtuoso, mirato agli investimenti. La lotta sarkoziana al deficit strutturale è una lotta alla spesa corrente, a una pubblica amministrazione ipertrofica e piena di sovrapposizioni: «Quello del prestito è un annuncio fortemente politico. Perché si trasformi in un’operazione appetibile per gli investitori, lo stato dovrà sostenere un costo non indifferente. Non so quanto saranno contenti all’Agence France Trésor, l’agenzia che gestisce il debito e la tesoreria di stato », dice il capo-economista di una grande istituzione finanziaria francese.
Il prestito Balladur - 110 miliardi di franchi, oggi 16,5 miliardi di euro - venne collocato con un tasso d’interesse del 6% mentre l’emissione obbligazionaria lanciata di recente dal colosso dell’elettricità Edf (controllato all’85% dallo stato francese) prevede una cedola annua del 4,5 per cento.
«Non possiamo continuare a fissare delle priorità- si è giustificato il presidente - e non dotarci dei mezzi necessari per conseguirle. impossibile farlo nell’attuale contesto di bilancio». L’uscita di Sarkozy rilancerà prevedibilmente il dibattito e la polemica in sede europea sul rischio di un’esplosione del debito come possibile conseguenza devastante della crisi. Il capo di stato francese ha inoltre preannunciato che intorno alla metà del 2010 sarà affrontata la riforma del sistema previdenziale e che in quell’occasione non vi saranno tabù: «Tutto sarà messo sul tavolo negoziale, dall’incremento della carriera retributiva all’allungamento dell’età pensionabile alla punibilità del lavoro ». Domani, infine, in parte conseguenza delle europee e in parte della volontà di dare nuovo impulso alla fase due del progetto riformista, ci sarà il rimpasto governativo atteso da mesi.