Marco Zatterin, La stampa 23/06/2009, 23 giugno 2009
PETROLIO IN OSTAGGIO "NELLE STIVE FINCHE’ IL PREZZO NON SALE"
Ciascuno dei puntini fissi che segnano l’orizzonte sul mare di Rotterdam quando il cielo si fa più chiaro è in grado di garantire il pieno a 5 milioni di auto di media cilindrata. Venerdì i piccoli segni nel cielo bianco davanti al più grande porto europeo erano otto, uno per ogni superpetroliera ancorata al largo col suo carico di 2 milioni di barili. A loro basterebbe meno di un’ora per attraccare alle banchine olandesi, tuttavia i comandanti hanno avuto l’ordine di restare dove sono. Nello scalo non ci sono posti e i magazzini di stoccaggio sono pieni. E poi vendere oggi non sarebbe un affare.
E’ la classica situazione che gli analisti finanziari chiamano «contango», la febbre del momento, il tempo in cui il listino «spot» di un bene (il prezzo che si paga alla consegna effettiva di un carico di oro nero) è inferiore a quello di un contratto «future» (il prezzo di un barile che si paga adesso e si ottiene in un secondo momento). Di solito si verifica il contrario, poiché la scelta di impegnarsi subito a fissare il corrispettivo che si si può acquisire in seguito viene premiata dal mercato con uno sconto. Se invece c’è «contango», chi ha le navi piene di petrolio non ha interesse a scaricarle con foga bersagliera.
A Rotterdam se ne fanno una ragione anche perché lo scalo è saturo di greggio. In tempi normali può ospitare sino a 12,8 milioni di metri cubi di materia oleosa, il che fa 80 milioni di barili. Una quantità - spiegano gli addetti ai lavori - sufficiente a rifornire tutti e ventisette gli stati dell’Ue per cinque giorni. I petrolieri cercano di tenerla ferma per non perderci, per questo pagano e le società che gestiscono le strutture di stoccaggio - come Eurotank e Oiltanking - fatturano allegramente.
Il perché è presto spiegato. In febbraio la differenziale fra lo spot e il future, a vantaggio di quest’ultimo, è arrivato sino a 8 dollari il barile. Ora siamo intorno al dollaro. La tendenza è stata provocata principalmente dal calo della domanda e dalla crisi economica. L’Opec ha appena ridotto a 28,8 milioni di barili al giorno la stima dell’estrazione necessaria a far fronte al fabbisogno mondiale nel 2009; siamo a 2 milioni quotidiani in meno rispetto allo scorso anno. Nel frattempo il pezzo di riferimento è tornato a 70 dollari, quasi il 90% in più rispetto a gennaio. Secondo l’Unione petrolifera, dietro il rialzo c’è il risveglio di interesse degli operatori che puntano su una ripartenza a breve della congiuntura e della domanda di energia.
La maggioranza degli analisti lavora su un’ipotesi di greggio in lieve salita. Certo i listini potrebbero calare, e con loro quelli della benzina e del diesel (se ne producono 100 litri con un barile), qualora i petrolieri rinunciassero a un profitto sulla materia già imbarcata. Macché. Ogni supertanker che resta in alto mare finisce per costituire una mancata riduzione del prezzo alla pompa. Ciò non toglie, secondo l’Up, che nel 2009 la bolletta del pieno sarà di 4,8 miliardi meno cara se il petrolio resterà dov’è. Qualora si rivedesse sopra agli 80 dollari sarebbe un’evoluzione sufficiente per vanificare la prospettiva di un minor costo.
La realtà è che in questi giorni di prima estate l’Europa naviga nell’oro nero. L’Agenzia internazionale dell’Energia afferma che in maggio erano stoccati in alto mare fra 100 e i 150 milioni di barili. Gli uomini di Rotterdam rivelano che una settimana fa c’erano 28 petroliere a largo della costa olandese, tre quarti delle quali erano cariche.
Sebbene il petrolio navigante ammontasse in giugno a 85 milioni di barili, come in marzo, nel porto sulla Nuova Mosa tutti dicono che l’«effetto contango» non era mai stato così evidente. I petrolieri tendono a non vendere. Gli operatori comprano tutto lo spot possibile, lo piazzano coi contratti future, guadagnano e il greggio non va in raffineria. Per i consumatori non è una brutta notizia, ma bisogna guardarla anche dall’altra parte.
Quando la situazione tornerà alla normalità, il petrolio si rivedrà sul mercato e il prezzo dovrebbe scendere. Nel frattempo i supertanker saranno spariti dall’orizzonte dei Paesi Bassi.