Cristina Casadei, ཿIl Sole-24 Ore 23/6/2009;, 23 giugno 2009
LIPPI RIMANDATO IN MANAGEMENT
Equilibrio tra giovani e senatori, voglia di vincere a tutti i costi e sapere come. Focus. Pianificazione di qui ai Mondiali del 2010. Fin qui le tre leve su cui deve lavorare il ct degli azzurri, Marcello Lippi. Far rinascere la fucina dei talenti italiani. Tornare a un gioco che sia spettacolare. Appassionare il pubblico. E queste sono le tre leve su cui deve lavorare il sistema del calcio italiano. Il giorno dopo la débâcle degli azzurri in Sudafrica è tempo di riflessioni che «devono comprendere " n" variabili su cui lavorare perché la sconfitta dell’Italia non è stata solo un problema di mix tra giovani e senatori », spiega Stefano Napoletano, partner McKinsey specializzato nelle grandi trasformazioni organizzative.
La sconfitta di Pretoria suona anche come la conferma di un calcio italiano in difficoltà. «I problemi della nazionale riflettono in parte quelli dell’intero sistema italiano – osserva Napoletano ”. Si fatica a tirar fuori talenti maturi in grado di garantire performance di alto livello per tanti anni, la spettacolarità del nostro calcio si sta deteriorando e il sistema economico sottostante continua a soffrire. Sono molto pochii talenti italiani che giocano in campionati stranieri mentre i loro spazi nei grandi team italiani dove si può crescere in esperienza e professionalità sono sempre più limitati». Bisogna riattivare un ciclo virtuoso fatto di pratica a tutti i livelli, maturazione dei ta-lenti, spettacolarità e come conseguenza passione ed interesse che faranno poi girare anche gli economics di questa industria.
La leva motivazionale così come lo spirito di squadra non possono essere sottovalutati. «Ai tempi della vittoria del Mondiale del 2006 Lippi ha vinto lavorando su questi aspetti. Il risultato che ha ottenuto è stato anche il frutto della presenza in squadra di giocatori carismatici che lo hanno aiutato a costruire un equilibrio complessivo – precisa Napoletano ”. Non basta far scendere in campo Cassano o Balotelli perché una squadra non si costruisce prendendo il miglior numero 10, il miglior difensore, il miglior portiere. Ci sono degli equilibri da costruire e mantenere».
Paragonando la nazionale di calcio a una corporation Gianfilippo Cuneo, che interpreta la sconfitta azzurra da una delle poltrone storiche della consulenza strategica, osserva che nella squadra di Lippi ha vinto la logica della multinazionale americana. «Nelle corporation, soprattutto quelle statunitensi, quando un talento va via si stappa champagne perché lascia il posto libero ai senatori che sono più familiari al capo e cercano di farsi apprezzare, diversamente dalle persone più estroverse, ma talvolta ingovernabili che però hanno qualità eccezionali. Un manager che arriva da un’esperienza di successo, poi, spesso si aggrappa al vecchio direttore commerciale, al vecchio direttore marketing che magari richiama persino dalla pensione. sbagliato perché le persone sono anche nominalmente le stesse, ma il mondo è andato avanti».
Una scelta «convenzionale» che sorprende in un paese dove esistono modelli di gestione tutt’altro che convenzionali. «Noi siamo il paese dei Ferreroe dei Benetton dove quando una persona dimostra di avere delle qualità viene trattata dall’imprenditore da pari a pari perché senza quel capo dello stabilimento osenza quel capo del commerciale non sarebbe stato possibile ottenere certi risultati – sostiene Cuneo ”.Noi siamo il paese dove se i collaboratori hanno qualità sono le organizzazioni che si adattano a loro.Nelle multinazionali americane invece c’è un organigramma ben definito e quindi sono gli uomini a doversi adattare all’azienda». La riflessione che parte dall’organigramma, se allargata alla strategia non riserva un risvolto positivo perché «la strategia deve essere chiarae visibile a tutti, senza dubbi su che cosa è stato deciso di non fare – continua Cuneo ”.Non si può giocare sia a destra che a sinistra perché altrimenti si confondono le persone». E si rischia di perdere.