
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Contro Colombo e i generali sudisti

Una lunga serie di eventi descrive meglio di qualunque discorso l’ultima paranoia americana. A Chicago un comitato vuole abbattere la colonna intitolata a Italo Balbo, a Houston la statua di Colombo è stata imbrattata di sangue, a Detroit hanno ficcato in testa a Colombo un’ascia, altre manifestazioni contro lo scopritore dell’America si sono svolte a Baltimora (Maryland), Lancaster (Pennsylvania), Columbus (Ohio), San José (California). A Yonker, comune di New York, alla statua di Colombo è stata tagliata la testa. Questi attentati a monumenti italiani si accompagnano a una vasta offensiva contro le statue dei generali sudisti, specialmente quelle di Robert E. Lee e di Thomas Jonathan Jackson. Dopo i quattro monumenti a cavallo abbattuti a Baltimora il giorno di Ferragosto e l’abbattimento, seguito da sputi e calci, della statua di un confederato senza nome a Durham, in North Carolina, è impossibile dar conto di tutta la serie di vandalismi che ne è seguita, vandalismi compiuti in genere di notte. Secondo il Southern Powerty Law Center, ci sono almeno 1503 simboli degli stati confederati nei luoghi pubblici degli Stati Uniti.
• Perché ce l’hanno con Colombo? E la faccenda del generale sudista non risale al tempo dei tempi?
Cristoforo Colombo, in quanto scopritore del continente americano (12 ottobre 1492), è accusato dei genocidi che sono seguiti alla sua impresa. Lee e Jackson guidavano l’esercito sudista che voleva mantenere lo schiavismo contro la decisione di Lincoln e del parlamento di abrogarlo. La guerra di secessione durò dal 1861 al 1865. Lee e Jackson erano schiavisti, ed è per questo che oggi le loro statue vengono abbattute.
• A New York non si celebra, in gran pompa, il famoso Columbus Day?
A Los Angeles il Columbus Day è stato abrogato e a New York il sindaco Bill de Blasio ha inserito il monumento al grande genovese tra quelli da abbattere, in quanto «discriminatori». Ha nominato una commissione, e le ha dato 90 giorni di tempo per esaminare le statue cittadine che potrebbero istigare «all’odio, alla divisione, al razzismo, all’antisemitismo». Quella di Colombo si trova sulla 59esima, davanti all’ingresso di Central Park. Sta lì dal 1892, quando si celebrarono i quattro secoli dalla scoperta dell’America e da allora si misurano da quel punto tutte le distanze della città. La sorte della statua è strettamente connessa con quella del Columbus Day, la festa in onore degli italoamericani che si celebra con parate anche pacchiane, ma non insignificanti, il secondo lunedì di ottobre. A Los Angeles la sostituiranno con un «Indigenous and Native People Day», cioè una festa delle popolazioni, indigene, aborigene e native «vittime del genocidio». È difficile che il sindaco di New York possa comportarsi diversamente da quello di Los Angeles, a questo punto. Il Columbus Day è un momento di celebrazione degli italoamericani e di forte intesa, in generale, tra noi e loro. Per dire, la Fiat-Fca decise di quotarsi a Wall Street proprio in un Columbus Day, Kennedy, proprio il 12 ottobre 1962, rivelò a una platea stupefatta di avere ascendenze italiane (la famiglia Gherardini), Pavarotti era di casa alla marcia (Grand Marshal nel 1980), lo stesso Bill de Blasio, che adesso vuole abbattere la statua, partecipò al Columbus Day del 2013 gridando il suo orgoglio per le proprie origini italiane (nonno della beneventana Sant’Agata de’ Goti e nonna della materana Grassano). Si mise pure a far domande in italiano ai giornalisti.
• Il nostro ministero degli Esteri sta zitto?
C’è un commento della Farnesina. «Cristoforo Colombo rappresenta in tutto il mondo, non solo negli Stati Uniti, un simbolo fondamentale della storia e dei successi italiani. La scoperta dell’America resta in ogni caso patrimonio dell’umanità nonostante ogni dibattito volto a voler rileggere oggi eventi di tale grandezza». La Farnesina ricorda che per ora solo quattro città, tra quelle più importanti, hanno deliberato la cancellazione del Columbus Day: Los Angeles, Seattle, Denver e Albuquerque. Le associazioni di italoamericani hanno manifestato a Central Park e si dicono pronte alla mobilitazione per la difesa del monumento e della giornata.
• L’aspetto italoamericano della faccenda non è alla fine residuale? Mi pare che ci sia ben altro.
Sì, ha ragione. I guai sono cominciati domenica 13 agosto, a Charlottesville, in Virginia. Gli antirazzisti avevano deciso di abbattere la statua del generale Lee, volendo con questo condannare schiavismo, razzismo e discriminazioni. Arrivarono però in città i suprematisti bianchi, in difesa della statua di Lee e dell’americano vero che, a parer loro, non può che essere bianco. Alla piccola scemenza dei nemici di una statua indifferenti alle durezze della storia e alle poesie di Walt Whitman (nordista, e commosso cantore degli sconfitti del Sud), s’è dunque contrapposta la grande scemenza di quelli che fanno ancora i razzisti e s’illudono di una supremazia bianca. Gli scontri hanno dato luogo a tre morti e a dichiarazioni ambigue di Trump, che ha creduto di poter condannare questi e quelli, comunque mostrando parecchio imbarazzo: un bel po’ del sostegno nella corsa alla presidenza gli è venuto proprio da questi destri estremi, compreso il Ku Klux Klan. Se ne ricava che l’ultima inquietudine americana è un ulteriore effetto provocato dall’uomo nuovo alla Casa Bianca, capace con la sua sola presenza di riaprire vecchie ferite mai rimarginate dell’anima americana. Non creda, nonostante i sondaggi, che la stella di Trump sia troppo in calo. Dall’inizio dell’anno il Partito repubblicano ha battuto tutti i record delle donazioni: 86 milioni di dollari, messi insieme quasi sempre con versamenti inferiori ai 200 dollari, cioè di gente qualunque e non ricca. Nello stesso periodo, i democratici hanno incassato la metà.
• Come nasce questa cosa delle celebrazioni di Colombo?
Gli americani hanno poche ferie, così una legge del 1968, entrata in vigore nel 1971, fissò una serie di «feste del lunedì», che avrebbero reso possibili cinque week-end lunghi, e pagati, con partenza molte volte il giovedì pomeriggio. Giorno di Martin Luther King, il Giorno del Presidente, il Memorial Day, il Labor Day e il Columbus Day, che cadono infatti sempre di lunedì. Per difendere il lungo week-end bisognerà, casomai, inventare davvero un lunedì nazionale in memoria degli indigeni.
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