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 2017  settembre 02 Sabato calendario

Euro Coin, una sfida possibile per la Bce

La Banca centrale europea (Bce) dovrebbe emettere direttamente moneta elettronica. Anche alla luce di quello che è successo dopo la Grande Crisi, è evidente che gli Euro Coin – battezziamoli così – possono rappresentare un progresso per la politica monetaria e la gestione del sistema dei pagamenti a vantaggio dei cittadini. Due le incognite: gli interessi delle banche e la miopia della politica.
L’estate sta finendo, e dei tanti ritorni alla normalità quello che più interessa i mercati reali e finanziari riguarda il profilo futuro dei tassi di interesse. Quasi tutti i Paesi industrializzati – Europa e Usa in testa – stanno ancora vivendo l’esperienza fuori dal comune di tassi di interesse a zero o negativi per un certo numero di mesi, se non di anni. A partire dal gennaio 2012 ben sette banche centrali – la Bce, nonché gli istituti di emissione di Giappone, Svizzera, Svezia, Danimarca, Ungheria e Bulgaria – hanno adottato la politica dei tassi di interesse negativi (Nirp). Con quali effetti? Ricordando che l’esperienza Nirp è ancora in corso si possono finora identificare complessivamente solo aspetti positivi e mancati rischi.
Il principale aspetto positivo è legato al contributo che le Nirp sembrano avere per l’efficacia della politica monetaria. Le Nirp sono state introdotte con l’obiettivo di rinforzare l’azione espansiva delle banche centrali in una situazione di trappola della liquidità. La trappola della liquidità si verifica quando vi è una diffusa avversione al rischio. Se l’avversione al rischio colpisce anche le banche, la banca centrale può vedere vanificata la sua politica monetaria espansiva, messa in atto attraverso l’acquisto di titoli – pubblici e privati – sui mercati finanziari. Poiché tali titoli sono di solito venduti dalle banche, i portafogli di queste ultime si riempiono di liquidità; ma se i banchieri sono avversi al rischio, la liquidità non è impiegata nell’economia, rimane immobile nei depositi che le banche hanno presso la banca centrale. La contromossa dei banchieri centrali è allora definire tassi negativi su tali depositi, creando un costo, in modo da disincentivare le banche dall’immobilismo.
Ma come ogni medicina, anche le Nirp presentano delle incognite. In primo luogo, può emergere un costo per l’economia finanziaria, nella misura in cui le Nirp riducono la profittabilità bancaria, che a sua volta può creare tensioni in termini di stabilità di singole banche, o del sistema bancario nel suo complesso. In secondo luogo, e di conseguenza, possono emergere costi anche per l’economia reale, nella misura in cui le banche, proprio per reagire alla minaccia sulla profittabilità, traslano i costi delle Nirp sui propri clienti.
Le Nirp saranno un episodio isolato, che ha caratterizzato il decennio della Grande Crisi? Sarà improbabile, se è vera la previsione per cui i Paesi industrializzati sono entrati in una fase di moderata crescita della produttività e dell’inflazione. Ma se si vuole un progresso nella gestione del sistema dei pagamenti, allora occorre andare verso delle economie in cui detenere contanti abbia un costo. Perché il vero limite della politica monetaria è che oggi l’unica moneta pubblica disponibile è il contante.
Immaginiamo invece un scenario radicalmente diverso: la Bce consente a tutti noi di avere un conto corrente – per il deposito, non per il credito – presso di sé, emettendo moneta elettronica. Il contante continua ad essere emesso, ma solo in biglietti di piccolo taglio.
In tempi normali, finirebbe il monopolio della moneta elettronica legale da parte delle banche, e si offrirebbe uno strumento alternativo a chi cerca oggi la moneta elettronica informale – i Bitcoin. Tutti i conti correnti dovrebbero essere lievemente remunerati, a differenza del contante. Ciascun cittadino potrebbe scegliere la composizione della sua liquidità tra contante, Euro Coin e moneta bancaria privata. La politica monetaria diventerebbe meno dipendente dai comportamenti delle banche, mentre i cittadini avrebbero più libertà di scelta.
Certo dalla situazione attuale allo scenario Euro Coin non si arriva da un giorno all’altro. Occorre una evoluzione, non una rivoluzione. Ma soprattutto, capire subito chi sono i possibili avversari della moneta pubblica elettronica. Sicuramente le banche potrebbero opporsi. Ai politici invece dovrebbe piacere. Per ragioni nobili: sia ai partiti tradizionali che alle nuove formazioni – come il Movimento Cinque Stelle – una maggiore libertà individuale dovrebbe piacere. Ma anche per ragioni meno nobili: se la moneta elettronica viene sottratta al controllo indipendente della banca centrale, diviene una comoda tassa occulta per aggirare la disciplina dei conti pubblici. Esempi concreti: le proposte di moneta parallela che – in Italia come in Estonia – stanno fiorendo in questi mesi. Purtroppo.