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 2017  settembre 02 Sabato calendario

Santiago Bernabeu, da uomo a stadio. Il cuore di Madrid tra pallone e affari

Una città, un quartiere, uno stadio monumento. Il Santiago Bernabeu è un pezzo fondamentale di Madrid, lo riconosce anche chi il Madrid lo detesta. Maestosamente piazzato nel «barrio» borghese di Chamartin in questi 60 anni di vita l’impianto del Madrid ha visto la città crescere e trasformarsi attorno al suo tempio pagano, venerato e odiato dalla popolazione indigena, mitizzato da quella straniera: il Museo del Bernabeu nel 2015 superò per la prima volta il milione di visite.

L’INTUIZIONE DI BERNABEU La figura, l’imponenza, la storia (legata a quella del club) del Bernabeu l’hanno trasformato in un punto nevralgico, riconoscibile e riconosciuto della capitale spagnola. Era ciò che voleva Santiago Bernabeu, uno che vedeva il Madrid al centro del mondo e lo stadio al centro di Madrid, quando nel giugno del 1944 si presentò al Banco Mercantil a chiedere un credito per sostituire il «Viejo Chamartin», ridotto in pessime condizioni dalla Guerra Civile, con quello che diventerà il «Nuevo Chamartin» (e poi prenderà il suo nome). Il Madrid aveva iniziato giocando nello stadio conosciuto come «O’Donnell», abbastanza centrale, poi era finito al velodromo di «Ciudad Lineal» in periferia e i soci si erano lamentati a gran voce. Volevano il campo in città, ottennero il «Viejo Chamartin».

PASSAGGIO OBBLIGATO Quando si viene a Madrid è impossibile non percorrere il Paseo de la Castellana, l’arteria che taglia la città in orizzontale, e di conseguenza è impossibile non fiancheggiare, sfiorare, ammirare il grande stadio della Casa Blanca.

MUTUO RISPETTO Dei grandi impianti calcistici che svettano nella memoria internazional-popolare, Maracanã e Wembley su tutti, il Bernabeu è l’unico incastonato in mezzo alla città. In maniera intelligente però. Perché non è che ogni volta che gioca il Madrid la città si blocca, si paralizza per il calcio. No, al Bernabeu si arriva con tranquillità e la zona si svuota rapidamente. C’è la metro, ci sono gli autobus, si va a piedi. È come se il monumento non volesse disturbare la città che lo ospita, la volesse abbellire e glorificare, però senza pesare.

ACCOGLIENTE La grande intuizione di Bernabeu è stata quella di acquisire un lotto di terra tanto grande che è stato in grado di sostenere la crescita della città. Ci sono stadi che sono diventati insostenibili per i propri quartieri, soffocati dall’urbanizzazione crescente delle città. Il Bernabeu no. Nel corso degli anni lo stadio si è rinnovato, ingrandito, alzato, da 22 a 45 metri nel 1994, ma non ha mai dato l’impressione di asfissiare il vicinato. Più che farsi rifiutare, ha accolto: un grande centro commerciale, un parcheggio, il museo, l’enorme negozio del club, 4 ristoranti per ogni gusto e palato, compreso uno orientale che ha un enorme busto di Mao Tse-Tung all’ingresso. Manca ancora un hotel, ma arriverà. Il progetto è già stato approvato. Florentino Perez ha pensato di spostare lo stadio fuori città, magari a Valdebebas dove il Madrid ha terreni in quantità. Però ha capito che no, non si poteva fare. Il Bernabeu non può abbandonare la città. E allora Perez ha pensato di rinnovarlo ancora, abbellirlo. Continua la storia, perché questo è uno stadio che da quando è stato aperto nel 1947 ha subito 6 ristrutturazioni, alcune enormi, altre meno. Le luci arrivarono nel 1957, oggi i punti d’illuminazione sono 1800. Il riscaldamento col nuovo secolo, 1300 i caloriferi installati. È un impianto che ha ospitato 4 finali di Champions (tre con squadre italiane, Fiorentina sconfitta dal Madrid, il Milan vittorioso sull’Ajax, l’Inter del Triplete), dove la Spagna ha vinto il suo primo Europeo nel 1964 contro l’Urss in piena dittatura e Guerra Fredda, e noi il terzo Mondiale, nella storica notte dell’estate 1982 con Sandro Pertini e Juan Carlos, Tardelli e il suo urlo. Ci sono stati gli U2, Bruce Springsteen e i Rolling Stones (tra gli altri) e ancora oggi ci sono gli uffici del Madrid. Uso pubblico e uso privato, fama internazionale e vita quotidiana, col suo piccolo benzinaio su un lato e la chiesa su un angolo. Un pezzo della città.