
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Si costituiscono due degli stupratori di Rimini

Due dei quattro stupratori di Rimini si sono costituiti ai carabinieri di Montecchio, frazione di Vallefoglia, provincia di Pesaro Urbino. Sono minorenni e vengono dal Marocco. Hanno raccontato che anche il terzo componente del quartetto è marocchino e minorenne. Mentre l’unico maggiorenne, probabilmente il capobanda, dovrebbe essere un nigeriano. La cattura degli altri due dovrebbe essere alle viste. La coppia di Montecchio sarà portata a Rimini, perché sono i magistrati di Rimini, naturalmente, a indagare, cioè i magistrati del luogo dove è stato commesso il crimine.
• Come mai si sono costituiti?
A quanto pare non avevano scampo. Un fotogramma (o frame) di una telecamera li ha immortalati alle 3.57 del 26 agosto mentre si stanno allontanando dalla battigia per raggiungere la statale. È il momento che segue la violenza sessuale sulla spiaggia e precede l’aggressione al trans peruviano, che, anche lui, ha riconosciuto almeno uno dei quattro. Nel video in realtà se ne vedono tre, di spalle, due hanno in testa il cappellino con visiera, il terzo il cappuccio con la felpa. Se le devo dire la verità, come si sia potuti risalire al riconoscimento dall’immagine che circola anche su internet resta per me un mistero. Ma in definitiva non ha importanza, l’importante è che i colpevoli siano presi e siano per davvero loro. Uno dei quattro è stato riconosciuto anche dalla ragazza etiope della provincia di Varese che venne aggredita a Rimini il 12 agosto e che i giornali chiamano Alem, nome di fantasia. Alem, sposata, due figli, riuscì a scappare. Dice adesso ce le telefonano a casa, minacciando di ammazzarla.
• Vogliamo raccontare il dettaglio di questa violenza, della quale non ci siamo mai occupati in questa rubrica?
Sono più o meno le tre e mezza del mattino della notte tra il 25 e il 26 agosto. Ci troviamo al Bagno 130, zona sud della città, verso Riccione. Per arrivare al lungomare, lungo un centinaio di metri, bisogna attraversa 16 file di ombrelloni. Stanno passeggiando sulla sabbia due polacchi di 26 anni, che fanno parte di una comitiva di 50 loro connazionali sparpagliati tra gli alberghi di Miramare. Gli altri polacchi sono andati in discoteca o in birreria, ma i due che ci interessano e che non sono ancora fidanzati, hanno preferito la notte calda e buia, con il rumore della risacca notturna, pieno di significati. Le loro fantasticherie sono interrotte da quattro ombre che sbucano all’improvviso e attaccano discorso, con un’aria non aggressiva. I due polacchi rispondono in qualche modo, non parlano italiano e quegli altri non parlano polacco, ma intanto, purtroppo, si sono fermati, gli hanno dato retta. Perciò non possono far niente quando il quartetto comincia a spingere e a menar sberle. Chi può sentire le grida della ragazza? L’uomo è abbattuto con una bottigliata in testa, la giovane polacca è sdraiata a forza sulla sabbia e violentata da tutti e quattro a turno. La banda rapina tutti e due e poi scappa verso la statale (è il momento del fotogramma). Qui incrocia un trans peruviano che sta facendo la vita e aspetta clienti. I quattro non sono ancora paghi, lo picchiano, lo sbattono a terra, lo violentano, lo rapinano. La ragazza polacca, benché sanguinate, ha intanto lanciato l’allarme.
• Quali considerazioni si possono fare in margine a questo fatto gravissimo.
La prima che mi viene in mente è che dei due italiani violentatori arrestati più o meno nelle stesse ore a Maccarese non s’è interessato nessuno. Quindi quello che ci interessa di più non è la poveretta che subisce violenza, ma lo stupratore che la compie. Se è italiano, la cosa ci smuove poco o niente. Se è islamico, invece, il discorso si inscrive nella polemica politica, immigrati sì o no, ius soli e quant’altro. Sul caso di Rimini, Salvini ha parlato («castrazione chimica»), la Boldrini, che non sta mai zitta, non ha invece detto una parola. Si sapeva da subito che i quattro erano africani, e la presidente della Camera s’è trovata stretta nella contraddizione tra la sua battaglia per le donne e quella in difesa dei migranti. Cose che capitano a chi gira con i paraocchi del politicamente corretto. Il contorno di questa pietanza assai amara è formato dal pakistano scemo di Bologna che ha teorizzato il godimento della stuprata, dal can can poco decoroso della nostra stampa, dall’idea piuttosto cretina di qualche politico che ha sostenuto, come sempre, che il problema si risolve inasprendo le pene.
• Invece che cosa bisogna fare?
Beh, esiste - non può non esistere - un problema Rimini. Nelle classifiche del Sole 24 Ore, Rimini è classificata come la città più pericolosa d’Italia. Fanno capo a questa parola - “Rimini” - il caso Pantani e il caso della Uno Bianca, la banda dei tre fratelli Savi, due dei quali poliziotti, che negli anni Novanta ha rapinato e ammazzato senza pietà. E poi una quantità notevole di reati minori, con in testa lo spaccio. I nordafricani fanno gruppo - dormono, si ubriacano, spacciano, fanno commercio sessuale - al parco Cervi o all’Arco di Augusto. Di notte in spiaggia non si potrebbe andare, in base a un’ordinanza dello stesso Comune. Ma nessuno sorveglia.
• È vero che, secondo le statistiche, a compiere le violenze sessuali sono soprattutto gli stranieri?
I dati sugli stupri sono agghiaccianti, anche se sembrerebbero in calo. Secondo Istat e Viminale si compiono ogni giorno undici stupri, di cui spesso non si sa niente perché la violenza sessuale avviene in famiglia. Un milione e 157 mila donne sarebbero state violentate almeno una volta nel corso della loro vita. La maggioranza dei violentatori è italiana, ma nel quinquennio 2010-2014 il 39 per cento delle violenze sessuali è stato compiuto da stranieri, che in percentuale rappresentavano solo l’8% della popolazione residente. Dice il grande sociologo Marzio Barbagli: «A differenza di altri reati, come quelli contro il patrimonio – spiega Marzio Barbagli, sociologo, esperto di sicurezza e criminalità – le denunce per stupro non raccontano adeguatamente la realtà. Le violenze sessuali denunciate sono infatti solo una piccola parte di quelle davvero compiute. Molte violenze avvengono in famiglia per opera del partner o comunque di una persona conosciuta e questo è un fenomeno che resta in gran parte sommerso. Ancora meno sappiamo degli stupri di immigrati a danno di donne loro connazionali».
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