La Stampa, 3 settembre 2017
Consumatori: «Via il limite di 8 ticket». Ora utenti e sindacati per la libera circolazione
Gianluca Cardinale, magazziniere in un’azienda metalmeccanica vicino Pesaro, mostra il suo blocchetto di ticket. «È una buona novità poterli spendere in più posti ma perché solo otto per volta? Sono un metodo di pagamento o no?». Associazioni di consumatori e sindacati girano le sue domande al governo e annunciano battaglia. Dal 10 settembre i buoni pasto potranno essere cumulati solo per un massimo di 8 e spesi anche in agriturismi, mercatini e spacci industriali. Secondo i dati diffusi da Anseb, l’associazione delle aziende che emettono i ticket, il mercato italiano conta 2,5 milioni di fruitori fra il settore pubblico e quello privato e sono 120mila gli esercizi commerciali che accettano buoni pasto (con un valore di 3 miliardi di euro). «Impedire di spendere più di otto ticket per volta equivale a limitare l’uso di un bene che è invece nella totale disponibilità del lavoratore- protesta Emilio Viafora, presidente di Federconsumatori-.Il dipendente ha il diritto di portarsi il cibo da casa e di impiegare i ticket per la spesa familiare. Il buono è parte del salario e limitarne l’utlizzo contraddice le annunciate intenzioni del governo di favorire le forme di Welfare aziendale». Viafora cita «l’esempio positivo di Luxottica che, per favorire il risparmio, mette a disposizione dei lavoratori risorse da destinare al consumo». Insomma, con buoni da 5 o 7 euro è difficile riempire il carrello del supermercato il sabato, s e non se ne possono impiegare più di otto per volta.
Marco Pierani, direttore delle relazioni esterne di Altroconsumo, analizza il decreto del ministero dello Sviluppo economico. «È un testo che, dal punto di vista legislativo, cerca di rattoppare una materia che nel tempo si è ingarbugliata». Ciò, aggiunge, nasce dalla «natura mai chiarita del ticket che ne fa un importo non assimilabile completamente al salario». La negoziazione è durata a lungo e si è tradotta in una «normativa mirata a impedire il mercato nero e la cessione dei buoni ad altri soggetti». Il risultato, però, è «una soluzione all’italiana, una toppa che si riduce al divieto di cumulo dei ticket». Elio Lannutti, fondatore e presidente di Adusbef, chiede al governo di correggere il decreto per «eliminare l’incomprensibile stortura» del limite di otto buoni. «Come nel caso del ddl concorrenza si tratta di una legge scritta male, a parole finalizzata alla trasparenza ma in realtà ingiustamente penalizzante per i lavoratori- evidenzia Lanutti-.E ’ una regolamentazione pasticciata, al di fuori di ogni logica». A cercare la mediazione con l’esecutivo è Domenico Proietti, segretario confederale della Uil che riconosce al decreto «il merito di aver esteso la fruibilità dei ticket ad altre tipologie di esercizi commerciali» e ritiene che, attraverso una mediazione con il dicastero dello Sviluppo economico, si possa arrivare a «superare a quel limite degli otto ticket, dovuto alla fiscalità vantaggiosa di cui godono i buoni».
Quindi è «un passo in avanti aver riconosciuto il pieno diritto dei lavoratori di utilizzare liberamente i ticket», ma adesso «occorre lavorare per rimuovere il divieto di spenderne più di otto per volta». Restano le domande di Gianluca Cardinali: «Se i ticket mi spettano di diritto perché non posso decidere io quanti spenderne ogni volta. Che senso ha allungare la filiera se poi arrivo fino all’agriturismo o allo spaccio e posso pagare solo con otto ticket?».