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 2017  settembre 03 Domenica calendario

Ecco chi è Isco, il marziano che s’è abbattuto sulla nazionale italiana

Tanta pazienza, e una notte storica. «Speciale», dice lui. Isco ci ha fatto a fette e se n’è andato con il suo Bernabeu in piedi ad applaudirlo, una standing ovation che è una consacrazione. Da quanto aspettava una notte così… Isco ha atteso col Madrid, e ha atteso con la Spagna. Parecchio. Ora è imprescindibile in entrambe le squadre, e siamo solo agli inizi. Francisco Roman Alarcon Suarez ha 25 anni e nel 2013 prima ha debuttato in nazionale poi è passato dal Malaga al Madrid. Perez lo pagò 30 milioni, al momento una cifra ragguardevole, allo stolto mercato di oggi quasi nulla.

SVOLTA PRIMAVERILE In questi 4 anni Isco si è armato di santa pazienza. Col Madrid, e di conseguenza con la nazionale. Nel 4-3-3 imposto dalla presenza della BBC il talento di Isco quando ha trovato posto, non sempre ha trovato ubicazione ed ispirazione e così nel Madrid si è visto a intermittenza, lampi di ciò che poteva fare. La svolta è arrivata nella scorsa primavera quando l’ennesimo infortunio di Bale ha permesso a Zidane di cambiare modulo passando al 4-3-1-2 e posizione al ragazzo di Malaga.

PENSIERI DI FUGA Rimesso nel suo habitat naturale, la buca del suggeritore, Isco ha mostrato di poter ispirare, guidare, illuminare il gioco del Madrid. Come cambiano le cose: in gennaio si parlava tanto di un possibile suo addio al Madrid: contratto in scadenza nel 2018 e malumore diffuso, sensazione di porte chiuse, di poteri inamovibili. Il Barça si era fatto sotto, e non era stato allontanato. Poi la primavera ha cambiato tutto e ora Isco non sembra poter più muoversi dal Madrid. As ha già detto che ha rinnovato, per 5 anni e con una clausola da 700 milioni. Lui ha detto che la firma è molto vicina.

INCHINI E RIVERENZE Per luce riflessa dal Madrid è arrivata anche la presa di possesso della nazionale. «Isco, Isco, Isco…» il Bernabeu ieri si è inchinato gridando il suo nome. Era una risposta alla reverenza fatta dal giocatore del Madrid al suo stadio dopo il secondo gol segnato a Buffon. L’ultima volta che uno spagnolo aveva segnato una doppietta all’Italia doveva ancora scoppiare la Guerra Civile, era il 1930. Ottantasette anni dopo Luis Regueiro è arrivato Isco. Una doppietta con i due piedi, simbolo grafico della grande classe del personaggio. E poi il tunnel e il «sombrero» a Verratti, a voler stabilire in un «partido grande» le gerarchie europee, Carvajal messo davanti a Buffon, magie utili e dilettevoli in serie, un talento al servizio della squadra e a disposizione del pubblico. «Non conta giocare con o senza “nueve”, ciò che è importante è l’atteggiamento dei giocatori. Aiutandoci tutti, difendendo tutti possiamo giocare in molti modi. Per questo la Spagna ha fatto tanto bene riducendo al minimo i pericoli creati dall’Italia e rendendo speciale questa notte. Siamo stati superiori dall’inizio alla fine, perché siamo un gruppo super unito e lo stiamo dimostrando già da un po’».