Il Messaggero, 2 settembre 2017
Prosecco, retromarcia britannica: «Sbagliato demonizzare l’Italia»
Il Times adesso ci scherza pure su. E nella disfida del bicchiere, in un editoriale, il Prosecco diventa Antisecco. Con un pizzico di ironia, il giornale di Londra riequilibra le valutazioni della stampa britannica rispetto alle bollicine italiane. E se alcuni giorni fa gli inglesi accusavano al Prosecco di «danneggiare i denti» seriamente, il Times ora critica la strategia di denigrare i prodotti stranieri. Antisecco, appunto. Ed elenca i simboli italiani di sempre paragonandoli ai corrispettivi nel Regno Unito, consegnando di netto la partita agli azzurri. E così, scrive, «dobbiamo iniziare a perorare la causa che Puccini e Verdi non possono competere con Cliff Richard». E aggiunge: «Per quanto riguarda le cosiddette glorie di Venezia, Siena, Firenze e Roma, tutta quella pubblicità è semplicemente uno stratagemma per dissuadere i turisti dal visitare Smethwick, Slough e Grimsby».
Nella ricostruzione della tenzone in un articolo, il Times cita Il Messaggero, con la riflessione fatta sul caso da Mario Aimetti, presidente eletto della Sidp – Società italiana di paradontologia e implantologia. I problemi ai denti non hanno nulla a che spartire con un calice di prosecco, semmai, questo sì, con la pulizia della bocca.
LA POLEMICAMeglio affinare la strategia – conclude il Times nell’editoriale guardando al Regno – se la Gran Bretagna vuol essere competitiva dopo Brexit. Tanto più che la disputa del Prosecco – rilanciata nei giorni scorsi dal Mail online e dal Guardian proprio a proposito di mal di denti – si è già combattuta tra ministri. A lanciare la sfida era stato il ministro degli Esteri britannico, Boris Johnson, al Convegno di Pontignano nel 2016, al grido di «non esporterete più Prosecco». A raccogliere il guanto e a rilanciarlo come un boomerang era stato Carlo Calenda, ministro allo Sviluppo economico, che paventò come, nel caso, i «fish and chips» britannici difficilmente avrebbero trovato porte aperte non solo in Italia ma in 27 mercati. E l’impressione è che il riferimento non fosse tanto al piatto di merluzzo e patatine tipico del Regno.
Insomma, Dio salvi la regina ma pure il Prosecco. A quanto pare gradito anche alla premier Theresa May (che a bollicine italiane e cioccolatini ha pasteggiato nei giorni scorsi in un summit politico con 15 Tories), come a molti sudditi di sua maestà. Solo nei primi cinque mesi di quest’anno le esportazioni di Prosecco in Gran Bretagna hanno fatto un balzo del 12 per cento rispetto all’anno precedente.