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 2017  settembre 02 Sabato calendario

Demonetizzazione boomerang in India. Fallita l’operazione contro il «nero»

Nelle intenzioni del Governo indiano, l’obiettivo era togliere dalla circolazione miliardi di rupie “in nero”. La realtà ha trasformato l’enorme demonetizzazione lanciata a fine 2016 in un’altrettanto enorme operazione di riciclaggio di denaro. E in un boomerang per il primo ministro Narendra Modi.
Erano le 20:00 dell’8 novembre quando il premier comparve in tv per annunciare che le banconote da 500 e 1.000 rupie (16 dollari) sarebbero diventate illegali allo scader della mezzanotte, lasciando agli indiani 50 giorni per portarle in banca a farsele cambiare in biglietti di nuovo corso. Un’operazione immane che coinvolse l’86% di tutto il contante in circolazione. E che sorprese tutti, compresa la Borsa che il giorno dopo perse il 6 per cento. Il caos nei pagamenti paralizzò le attività economiche per giorni, al costo di qualche decimale di Pil.
Al tempo, il Governo dichiarò che almeno un terzo di quelle banconote sarebbe stato distrutto dai possessori, perché soldi falsi, frutto di evasione fiscale, di bustarelle e di altre attività illegali. Portarli in banca sarebbe stato come autodenunciarsi. Giovedì, però, la Banca centrale ha comunicato che 15.280 miliardi di rupie (239 miliardi di dollari) in banconote dichiarate illegali sono stati regolarmente portati in banca: il 99% del totale. Stavolta a rimanere sorpreso è stato il Governo: i ricchi un po’ disonesti, i corrotti, gli evasori e i furfanti che avrebbero dovuto perdere i proventi dei loro traffici hanno invece trovato il modo di riciclarli. Magari anticipando il pagamento dei salari ai dipendenti. Magari consegnando o vendendo a sconto (ma il riciclaggio ha sempre un costo) le banconote “nere” a parenti, amici o estranei compiacenti in modo che fossero loro a portare piccole somme in banca, facendosi poi restituire moneta nuova di zecca.
In un tweet, l’ex ministro delle Finanze, P. Chidambaran, ha buon gioco a chiedersi se l’obiettivo della demonetizzazione non fosse proprio quello «di convertire denaro nero in moneta pulita».
Il ministero delle Finanze difende l’operazione, sostenendo che ha comunque fatto salire il prelievo fiscale e assicurando che i suoi ispettori scoveranno i truffatori. Sarebbero 1,8 milioni di conti bancari sotto indagine.
Si vedrà. Intanto, alla beffa, si aggiunge il danno. La stampa di nuove banconote è costata alla Banca centrale quasi 80 miliardi di rupie, il doppio rispetto a quanto spende in media ogni anno. I suoi utili hanno così subito una contrazione che si trasforma in un minor dividendo per le casse dello Stato. E siccome le cattive notizie non vengono mai sole, ieri l’Ufficio di statistica ha reso noto che nel trimestre tra aprile e giugno, la crescita del Pil ha frenato al 5,7%, dal 6,1 dei tre mesi precedenti e ai minimi dal 2014.