
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Gli uomini chiave del massacro di Bruxelles sono due. Uno è un tassista, l’altro un latitante.
• Cominciamo dal tassista.
È l’uomo che ha portato all’aeroporto due dei tre shahid.
Si tratta dei due che abbiamo anche visto in fotografia, spingono un carrello e hanno la mano sinistra coperta da un guanto nero. Il tassista se li ricorda benissimo perché, tra l’altro, avevano una quantità colossale di bagagli e lui gli ha imposto di lasciarne qualcuno a casa. Questa casa, cioè il punto in cui sono saliti sull’auto pubblica, dovrebbe essere quella di rue Max Ross 4, nel quartiere ultraislamista di Shaerbeek (è quello dove ha passato i primi giorni dopo il 13/11 Salah). La polizia l’ha perquisita e ha trovato 150 litri d’acetone, 30 litri di acqua ossigenata, detonatori, una valigia piena di viti e di chiodi, «e altro materiale adatto alla fabbricazione di esplosivi» (così la Procura belga). La testimonianza del tassista, di cui non viene comprensibilmente diffuso il nome, ha permesso di trovare all’aeroporto una terza bomba, rimasta inesplosa. In un cestino della spazzatura non lontano dalla casa di rue Max Ross è stato trovato il computer di uno dei tre, cioè quello di Ibrahim el Bakraoui. Dentro c’è una specie di testamento. Ibrahim dice: «Mi devo sbrigare, non so che fare, non sono più sicuro, sono ricercato ovunque. Non voglio trovarmi in cella con Salah Abdeslam». Secondo l’emittente Vtm, gli attacchi erano stati programmati per Pasquetta, e proprio l’arresto di Salah ha costretto i terroristi ad anticiparli.
• Sappiamo dunque i nomi di costoro?
Non di tutti. All’aeroporto dovrebbero essere andati in quattro: due col taxi, uno con una Renault Clio, l’ultimo con un’Audi nera. Ibrahim el Bakraoui e Najim Laachroui (l’artificiere del gruppo, già ricercato per Parigi) si sono fatti saltare all’aeroporto, il fratello di Ibrahim, Khalid, si è invece ucciso nel secondo vagone della metropolitana che arrivava dalla stazione Schuman (quella della Commissione e del Consiglio europei) e andava verso Arts-Loi. Sono tutti giovani, i due fratelli avevano 27 e 30 anni e dovrebbero essere fuggiti, con Salah, dall’appartamento del quartiere Forest visitato dalla polizia due giorni prima della strage. L’uomo col cappello, che nella foto ormai famosa dove si vedono i due che spingono il carrello, non è invece stato identificato, ed è scappato. All’aeroporto doveva esserci un quarto uomo, e ce ne dovrebbe essere un secondo (almeno) anche nell’azione della metropolitana. La polizia ha arrestato una persona e la sta interrogando. Non si sa ancora in che casella vada messa. Il procuratore Van Leeuw ha anche detto: «L’uomo col cappello è quello che ha lasciato un borsone e poi è andato via. Il borsone conteneva la carica esplosiva più potente. L’instabilità degli esplosivi ha causato l’esplosione della borsa subito dopo l’arrivo degli artificieri, ma senza che si ferisse nessuno». La polizia belga, cioè, dà la massima importanza a questo uomo col cappello, latitante.
• Qualcuno ha ancora fiducia nella polizia belga?
Erdogan ha detto che Ibrahim era stato arrestato in Turchia lo scorso giugno e poi consegnato ai belgi, che però lo avevano liberato quasi subito non ritenendolo minimamente connesso a fatti di terrorismo. Il New York Times ha rivelato poi che l’Interpol aveva diramato un allarme rosso relativo a suo fratello Khalid, ricercato per terrorismo, doppio passaporto (Belgio e Bahamas), almeno bilingue (arabo e francese). L’allarme rosso non ha sortito effetti particolari. Le perplessità sulle forze dell’ordine belghe stanno facendo nascere un caso diplomatico, perché il ministro israeliano dei Trasporti, Israel Katz, ha detto alla radio: «Se i belgi continuano a mangiare cioccolata e a godersi la vita e continuano ad apparire come grandi democratici e liberali senza decidere che alcuni musulmani nella loro nazione stanno organizzando il terrore, allora non saranno in grado di combatterli». I belgi intanto prendono atto di certe stime di Ing secondo cui la giornata del 22/3 costerà 4 miliardi (lo 0,1% del Pil), per via non solo delle riparazioni ma anche della chiusura di bar, ristoranti e locali. La gente se ne starà tappata in casa e non spenderà un euro. La chiusura dell’aeroporto, che riaprirà domani, vale 10 milioni al giorno.
• L’Europa si muove?
La premier polacca Beata Szydlo ha annunciato che il suo paese, dove i rifugiati sono appena settemila, non ne accetterà più neanche uno. La Commissione Ue sta valutando se imporre controlli in entrata agli aeroporti, secondo il metodo adottato a Nuova Delhi. I ministri degli Interni Ue si incontrano oggi pomeriggio per discutere misure comuni. Obama intanto fa sapere che a parer suo bombardare a tappeto la Siria peggiorerebbe la situazione perché aiuterebbe il reclutamento del Califfo. L’Isis invece non ha paura di alzare il livello dello scontro: secondo l’Associated Press Al Baghdadi ha addestrato e inviato
in Europa centinaia di combattenti (almeno 400). Costoro dovrebbero dar vita a cellule interconnesse a cui è lasciato il compito di scegliere i luoghi, i tempi e i metodi
di nuovi attacchi.
• I morti sono 32 o il numero delle vittime è salito?
Sono 32 per ora, ma tra le centinaia di feriti ce ne sono alcuni gravissimi. Tra i morti, come riferiamo qui sotto, c’è anche un’italiana, Patricia Rizzo. È un bilancio che purtroppo peggiorerà. I corpi sono ridotti in un tale stato che finora è stata possibile l’identificazione di solo quattro salme.
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