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 2016  marzo 24 Giovedì calendario

Il turismo europeo è un business da 700 miliardi l’anno, ora a rischio

«Viaggiare in Europa è pericoloso. Siate cauti ed evitate i luoghi affollati». Il Dipartimento di Stato Usa ha lanciato ieri un travel alert ai propri concittadini sui viaggi in Europa per possibili nuovi attentati, dopo la strage di Bruxelles rivendicata dall’Isis, e il turismo europeo entra in fibrillazione.
Una “torta”, quella turistica, da oltre 700 miliardi di euro nella Ue, grazie all’elevata mobilità dei cittadini europei, ma anche dei cinesi e proprio degli statunitensi, di cui gli operatori italiani ben conoscono il “peso”. I viaggiatori a stelle e strisce sono big spender mondiali e, con uno scontrino medio da 930 euro, secondi solo ai cinesi.
Nel 2015 secondo l’Istat in Italia sono arrivati oltre 4,7 milioni di viaggiatori statunitensi, per una spesa di 4,3 miliardi: arrivi cresciuti del +4,2%, presenze, del +2,5 per cento. L’Italia, nel 2015 è stato il Paese Ue con il più alto numero di pernottamenti di cittadini extra-Ue: il 17,5% di tutti quelli registrati in Europa. E di questi oltre il 20% era targato Usa.
Ma se l’Associazione veneziana albergatori (che riunisce 350 hotel a Venezia e in terraferma) fa sapere di essere assai preoccupata per le cancellazioni dei clienti oltreoceano (gli americani sono la prima nazionalità per numero di presenze a Venezia, rappresentano circa il 20% delle presenze e costituiscono il 30% del fatturato per gli hotel a 4 e 5 stelle), invita alla calma Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi: «Non dobbiamo farci prendere dal panico – spiega Bocca –. Il Dipartimento Usa ha emesso un alert che è un avviso e non un warning (che è uno sconsiglio ed è molto più pesante)».
«Credo – ha aggiunto Renzo Iorio, presidente di Federturismo Confindustria – che sia un’inevitabile reazione a caldo. Queste tensioni, da un Paese all’altro, fanno parte del panorama del turismo e dobbiamo un po’ abituarci. Anche dopo i fatti di Parigi, abbiamo osservato prima un rallentamento e poi una specie di livellamento a favore di mete più secondarie e meno potenzialmente nel mirino. A Natale hanno sofferto le capitali europee, sino a un -5%, comprese Roma e Milano, ma ne hanno tratto beneficio città come Napoli, Torino e Bologna. In Italia ci attendiamo comunque un calo complessivo del 4-5% di presenze quest’anno ma perchè il 2015 è stato “gonfiato” dall’effetto Expo. Anche in Europa c’è da aspettarsi un minore afflusso in occasione di eventi sportivi, manifestazioni di grande richiamo e un “travaso” verso mete europee più periferiche. Non un’interruzione».
Ancora nessuna cancellazione secondo Astoi Confindustria Viaggi, che associa oltre il 90% dei tour operator. «Abbiamo fatto dei monitoraggi nelle ultime 48 ore – ha detto il vicepresidente Pier Ezhaya – e non c’è crollo. Continuano a soffrire le destinazioni già note, come Egitto, Tunisia e Turchia».
«Anche dopo il Bataclan – ha aggiunto Umberto Solimeno, presidente di Ibar, (l’associazione delle compagnie aeree) – si è assistito a un rallentamento delle prenotazioni su Parigi sino a un -25% nei primi 60 giorni. Chi viaggia poco, magari rinuncia del tutto. Chi aveva già un biglietto in mano parte lo stesso, come chi lo fa per lavoro».
Anche il fronte degli incentive travel (eventi e viaggi per motivare manager e forza vendite, diffusi tra le grandi aziende) non si lamenta. «Meno Egitto e più Italia. Meno Turchia e più Maldives – spiega Alessandro Rosso (titolare dell’omonimo Gruppo) –. Si dribbla cambiando rotta. Ma, per ora, la rinuncia non è contemplata».