MilanoFinanza, 24 marzo 2016
Il problema è Mediaset Premium
Per il mercato l’affare con Vivendi è già fatto, o quantomeno ben avviato come ribadiscono gli analisti di Piazza Affari nei rispettivi report. Mentre i vertici di Mediaset gettano acqua sul fuoco. Oppure, secondo alcuni osservatori, giocano al rialzo. «Poi noi Premium è strutturale e non siamo semplici venditori», ha dichiarato martedì in conference call il cfo Marco Giordani.
Ecco perché ieri la borsa ha reagito male ai conti del gruppo di Cologno Monzese (ricavi per 3,5 miliardi, +3%, e debito in calo a 859 milioni, il livello più basso degli ultimi otto anni). Il titolo del broadcaster è stato a lungo il peggiore del listino principale, chiudendo poi a 3,66 euro, -3,3%. Hanno pesato soprattutto le previsioni sulla raccolta pubblicitaria, che gran parte dei broker ha rivisto al ribasso: Nomura ha rivisto gli introiti da spot dal +3 al +2,5% ed Equita dal +3,2 al +2,6%. Ma se si analizzano in profondità i conti 2015 del Biscione, non si può non notare che non è ancora decollato il business di Premium, per il quale sono stati investiti 1,7 miliardi sui diritti su base triennale della Champions League (in esclusiva) e quelli dei match delle otto migliori squadre di serie A. Perché se gli abbonati sono saliti da 1,8 a 2,01 milioni, è altrettanto vero che i ricavi totali della pay tv sono cresciuti solo del 3,8% a 558,8 milioni.
Questo ingente investimento, fatto per contrastare l’egemonia di Sky Italia, continua a incidere sensibilmente sull’andamento del business televisivo italiano visto che a fronte di ricavi per 2,5 miliardi (+2,5%), l’ebitda è sceso a 938,8 milioni (-3,2%) per l’incidenza dei costi operativi (1,2 miliardi, +10,9%), e l’ebit è calato da 104,3 a 26,8 milioni a causa soprattutto degli ammortamenti dei diritti tv (792,3 milioni). Addirittura le attività italiane di Mediaset l’anno scorso hanno chiuso con una perdita di 46,9 milioni a fronte di un utile di 38,6 milioni nel 2014. Ma malgrado questi costi, e il peso di Premium, la tv guidata da Pier Silvio Berlusconi punta comunque sulla pay, per la quale nel 2016 sono attesi ricavi per 700 milioni. Anche se poi in chiave prospettica non bisogna trascurare il fatto che nel febbraio del prossimo anno ci sarà l’asta per i diritti triennali della Champions League. A Cologno dovranno valutare attentamente se partecipare o meno, visto l’esborso (230 milioni all’anno) dell’ultima sfida con Sky.